Raffaele Cantone (foto LaPresse)

La crisi italiana dove un magistrato qualunque diventa istituzione

Mario Sechi
Povera Italia, il dottor Cantone dovrebbe sapere che la vigilanza non si esercita sulla “crisi del sistema” ma proprio sui casi singoli. Banca per banca. Posizione per posizione. Bankitalia manda i suoi ispettori nelle singole banche, non nel “sistema”, la Consob ha addirittura una Camera di conciliazione e arbitrato per risolvere le controversie finanziarie.

    San Pietro Canisio, sacerdote della Compagnia di Gesù e dottore della Chiesa.

     

    Titoli. Franza o Spagna… l’impaginato dei giornali è la foto della crisi contemporanea. C’è la crisi italiana – profondissima – dove un magistrato qualunque diventa istituzione “a parte” del sistema, sovraordinata e di fatto irresponsabile, chiamata a svolgere compiti che non sono suoi. C’è la crisi spagnola, dove il sistema tripartito restituisce l’ingovernabilità e lo spappolamento del paese, dove la ragione s’è inabissata (e l’Italia seguirà, a breve) e tornerà soltanto al prezzo di un altro affondamento finanziario. Primo caffè, Corriere della Sera: “Cantone, così farò da garante”. Il solo titolo è qualcosa di surreale: abbiamo due autorità di vigilanza (Bankitalia e Consob) scavalcate e questo viene passato come “normale”. Cantone annuncia: “Non sono un parafulmine ma un garante. Io e il mio ufficio siamo stati scelti come arbitri: non interferiremo con Consob e Bankitalia ma non escludo sinergie utili. Assicureremo l’imparzialità ai risparmiatori. Non ci occuperemo della crisi del sistema ma di casi specifici”. Povera Italia, il dottor Cantone dovrebbe sapere che la vigilanza non si esercita sulla “crisi del sistema” (di cui lui con questa frase dimostra di non sapere nulla) ma proprio sui casi singoli. Banca per banca. Posizione per posizione. Bankitalia manda i suoi ispettori nelle singole banche, non nel “sistema”, la Consob ha addirittura una Camera di conciliazione e arbitrato per risolvere le controversie finanziarie. Cantone però ha ragione: non è un parafulmine, è un errore. Altro sul Corriere? Perbacco, c’è un altro procuratore, quello di Arezzo, che deve indagare su Etruria ma fa anche il consulente del governo. En passant, naturalmente e infatti egli assicura: “Il mio incarico non è politico”. Notevole, “non è politico”, infatti a Palazzo Chigi si occupano della scrittura di inviti per cocktail, non di azione politica che si fa attraverso leggi, decreti, regolamenti. L’incarico scade il 31 dicembre, speriamo abbiano il pudore di non rinnovarlo. Che fanno a Repubblica? E’ tempo di auguri e di saluti per Ezio Mauro, ormai ci siamo, mangiato il panettone, salutato San Silvestro e accolta la Befana, Egli se ne va. Ma finché c’è, ci divertiamo: “Il voto frantuma la Spagna”. Olè, banderilleros. E adesso che si fa? Niente, è il populismo che come un topo sta rosicando l’Europa. Resisteranno i tedeschi che guardano da tempo a Est (ecco perché fanno i gasdotti con la Russia), gli altri Stati falliranno, schiacciati da ignoranza e demagogia. Tutto meritato. D’altronde, a centro pagina c’è Renzi che dice che ci sono “troppe banche”, come se si fosse occupato del problema del localismo bancario da sempre. Ma il pezzo che s’annuncia più interessante è quello sui migranti e l’accoglienza in chiesa: “Migranti in Chiesa, le parrocchie hanno tradito Papa Francesco”. Flop. La Stampa di Torino è a Madrid, mai pensare che sia confinata al Piemonte, è un giornale cosmopolita, perbacco: “Rajoy, vittoria senza maggioranza Il premier spagnolo: “Pronto a governare”. Sánchez (Psoe) apre a Iglesias: “Dialoghiamo”. Grande dibattito in piazza a Cuneo. Altro in pagina? Sì, di taglio c’è l’inviato speciale dell’Onu, Staffan De Mistura, che parla di Libia e avvisa i naviganti: “Strada giusta, ma aspettiamoci atti di violenza”. Come dire, le milizie continueranno a fare come vogliono. Facciamo un giro di titoli. Libero è sempre nel caveau: “Banche, un altro salva-papà”. Commissione parlamentare d’inchiesta o semplice indagine parlamentare? E’ un altro ingorgo per Renzi. Il Giornale ha una sua visione sulla strategia di comunicazione allo sportello bancario: “Il governo occupa le tv”. Zapping, c’è sempre un buon film. Altro? Titolo in filodiffusione di Carlino-Nazione-Giorno: “Visco in tv, non mi dimetto”. Da Fazio, l’ha detto, il governatore di Bankitalia, e con questo chiudiamo la baracca. Faceva un certo effetto, vedere i titoli di coda della trasmissione: Laura Pausini, Checco Zalone, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback e Ignazio Visco. Evidentemente Fazio è considerato “luogo istituzionale”. Segno dei tempi. Buona giornata.

     

    Equitalia e la Befana. Sì, c’è anche questo titolo del Messaggero: “Tregua Equitalia fino alla Befana”. Ci meritiamo tutto.

     

    La corrida comincia ora. La Spagna ha votato e non ha vinto nessuno. Il governo non c’è, ma qualcosa ci sarà.

     

    E la Borsa va giù. Madrid perde il 2,5% in apertura di seduta.

     

    Petrolio. E’ arrivato a 35 dollari il barile. Può scendere ancora? Goldman Sachs dice che può sprofondare a 20 dollari il barile. Il mercato mondiale ha un’offerta superiore alla domanda pari a 580.000 barili al giorno. Tutto questo cosa significa? Che per un paese a forte dipendenza energetica come l’Italia continuano a esserci condizioni irripetibili di crescita. Non le stiamo sfruttando. E non dureranno in eterno.

     

    E Tispras che fa? Podemos terzo, Tsipras primo, ma con l’euro in tasca. Continua a consumare i soldi del salvataggio dell’Unione europea. Ha appena detto che non vuole il Fondo monetario internazionale nel programma di assistenza finanziaria. Perché? Il Fondo non crede alle riforme promesse da Tsipras: nel 2016 il debito sarà pari al 190 per cento del Pil. Tanti auguri.

     

    21 dicembre. Nel 1958 Charles De Gaulle viene eletto president della Quinta Repubblica francese.