Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
L'accordo tra Apple e il fisco italiano e i missili nello stretto di Hormuz
San Felice I, papa, resse la Chiesa di Roma sotto l’imperatore Aureliano.
Titoli. Tra i fumi dello smog, alla fine compare Renzi. La prima conferenza stampa di fine anno a cui partecipai fu quella di Giulio Andreotti, tra il suo sesto e settimo governo, finivano gli anni Ottanta, cominciavano i Novanta. Stava per finire anche la Prima Repubblica, non ne cominciava una Seconda. Si sentiva un’atmosfera di tramonto. Che cosa sia cominciato con l’arrivo di Matteo Renzi a Palazzo Chigi è apparso chiaro quando sulle slide che accompagnavano la conferenza sono comparsi i gufi. E la fine dov’è? E’ ancora tutta da scrivere, ma ieri per la prima volta s’è intravisto un bagliore di titolo di coda, un non-detto e non-fatto, l’ipotesi di un the end. Forse ha ragione Giuliano Ferrara: “Non moriremo renziani”. Bisogna vedere in che maniera si compie il trapasso. Primo caffè, Corriere della Sera: “Renzi: le riforme o fallisco”. Vi è una visibile furbizia in questa frase. Renzi sceglie come spartiacque un evento, il referendum costituzionale, su cui può avanzare delle ragionevoli previsioni di vittoria, non le elezioni amministrative che sono un appuntamento politico più impervio e con il quale, in ogni caso, sarà impossibile non fare i conti, visto il suo doppio ruolo di segretario e presidente del consiglio. Pierluigi Battista nota l’incrinatura dell’appuntamento, vede “un Renzi un po’ preoccupato”. E’ vero e il passaggio sulla cancelliera Merkel è significativo: “…la new entry, Angela Merkel e l' establishment europeo, presi a bersaglio nei giorni in cui il governo era in difficoltà per il pasticcio della Banca Etruria, e che ieri sono diventati nuovamente il nemico da respingere, i frenatori dell' Italia, gli umiliatori di professioni che vorrebbero calpestare la nostra giovane e dinamica e intraprendente e rottamatrice Nazione soffocata dall'austerità europea e tedesca in particolare”. Alla fine della fiera, c’è un dato ineludibile, anche per il premier: Renzi ha un solo avversario, se stesso. Non ha alternative né dentro il suo partito né tantomeno fuori. E il centrodestra è organizzato come la “bizona” di Oronzo Canà, l’allenatore nel pallone. Che fa Repubblica? La stessa apertura: “Renzi scommette sulle riforme. Se perdo vado via”. Altro? Numero un po’ stanco, Ezio Mauro è ai saluti finali, ultimi botti. C’è sempre la nobile spalla di Repubblica che ci racconta come sarà il 2016. Titoletti incolonnati per “Next 2016. Guida d’autore all’anno che verrà”. Fase Nostradamus. Ma lo smog? Dov’è finito? Eccolo, sul titolo di taglio del Messaggero: “Roma, lo smog sale, flop targhe alterne. Milano, nuovo blocco”. Che meraviglia, fermano le auto e l’inquinamento da polveri sottili aumenta. Dove si dimostra che la soluzione non è nel ritorno all’età della pietra, nel blocco del traffico (e della libertà di movimento) ma nell’evoluzione dei sistemi di trasporto e produzione energetica, altra storia che richiede pianificazione, controllo, budget e una visione del domani. Figuriamoci. Notizie sul Messaggero? L’oroscopo di Branko, edizione speciale da pagina 25 a pagina 29. Libero mette nell’occhiello del titolo d’apertura (“Fermano le auto, sale lo smog”) il sigillo sulle misure anti-smog: “Bei pirla”. Il Giornale segue o spariglia? E’ concentrato sulla conferenza stampa del premier: “Renzi solo chiacchiere e distintivo”. Fa scopa con Il Fatto Quotidiano: “Renzi, tutte le bugie di fine anno: lavoro, banche, Pil e scuola”. Gli opposti si toccano. Il trio Carlino-Nazione-Giorno è schierato a difesa dei confini italiani, tutti come un sol uomo contro la Germania, brandiscono l’editoriale del direttore Cangini: “Se Renzi riuscirà a «cambiare verso» all’Europa rispettandone le regole, bene. In caso contrario, che le violi: in questa battaglia saremo sempre con lui. Ovvero con l’Italia”. Tanti auguri. Money? Su Italia Oggi nelle pagine interne c’è un titoletto sulla supercedola di Berlusconi: “L'ex premier ha incassato circa 20 milioni di euro a valere come dividendo dalla sua Holding Italiana Ottava, che controlla il 20,48% di Fininvest e che ha chiuso il bilancio allo scorso settembre con un utile di 17,6 milioni rispetto al mini profitto di 306 mila euro del precedente esercizio”. Il Sole 24Ore ci riconduce a Palazzo Chigi: “Renzi: il sistema italiano delle banche è solido”.
Il realismo del Sole. Fabrizio Forquet sul Sole 24Ore uncinetta un buon editoriale e ricorda come Renzi – dopo un’incauta apertura – abbia “ridimensionato la questione della commissione parlamentare di inchiesta. Una pietra, quest' ultima, gettata nel dibattito politico nei giorni scorsi, senza alcuna attenzione ai danni sistemici sul sistema del credito che giustamente preoccupano anche il presidente Mattarella”.
Commissione de che? A proposito di commissioni parlamentari d’inchiesta, chi vuole sapere come sono finite nella storia italiana (un crash tragicomico) può leggere l’articolo che il titolare di List ha scritto qualche giorno fa sul Foglio: (com)Missione impossibile.
Il realismo del Foglio. Claudio Cerasa stamattina fa un “Go Big or Go Home” per Renzi che mi pare ineludibile. Giuliano Ferrara scrive un delizioso articolo per dire “Viva i leader a tempo determinato”. Speriamo.
Apple fa l’accordo con il Fisco. Pagherà 318 milioni di euro di tasse in Italia per chiudere la partita con l’Agenzia delle Entrate.
C’è Di Maio in prima pagina sul Financial Times. James Politi racconta i 5 Stelle per la City. “We want to govern”. Dov’è l’errore?
L’Iran spara razzi nello Stretto di Hormuz. Via Agi: “Navi iraniane si sono avvicinate alla portaerei Usa Truman mentre transitava nello stretto di Hormuz, che collega il Mar Arabico al Golfo Persico, e hanno sparato alcuni razzi. Lo ha riferito un responsabile dell'esercito americano, avvertendo che Washington considera l'atto "estremamente provocatorio". La stessa fonte ha confermato quanto rivelato dalla Nbc, e ossia che uno dei razzi sparati è passato a meno di un chilometro dalla portaerei, che viaggiava in acque internazionali”.
Warren Buffett ha perso il tocco magico. Per il Re Mida degli investimenti il 2015 è stato l’anno peggiore dal 2009.
Smamma, Troll. Il discorso su Internet, l’inciviltà del dibattito online e l’intossicazione della politica. Un’ottima lettura su Quartz.
Il collaborazionismo francese è open. Seconda guerra mondiale, Vichy, Pétain, il collaborazionismo di molti francesi con la Germania di Hitler. La Francia apre i suoi archivi al pubblico.
30 dicembre. Nel 1922 muore l’impero zarista e nasce l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, l’URSS. Verrà sciolta il 26 dicembre 1991.
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