Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Obama prova a complicare la vendita delle armi. E Trump vuole un muro alla frontiera messicana
Santa Emiliana, zia del papa san Gregorio Magno.
Titoli. La tempesta è cinese, il caos è arabo, il lunedì è nero e c’era un gufo in Ferrari a Piazza Affari. La rotativizzazione della giornata è questa, con variazioni di governo italiano, scarti di lavorazione di alchimie politiche e qualche buon tentativo di spiegare la contemporaneità. Primo caffè, Corriere della Sera: “Tempesta cinese sulle Borse globali. Cade Wall Street”. I mercati hanno inaugurato male l’anno, i dati della manifattura cinese indicano un rallentamento dell’economia e anche stamattina i listini asiatici sono ko. I mercati sono preoccupati più dallo stato di salute del Dragone che dalla crisi tra Iran e Arabia Saudita. Chi investe tenga bene in mente un altro dato: il 2015 è stato un anno d’oro in Borsa e il bis nel 2016 non è scritto su nessun testo sacro. Altri titoletti? Il forno di via Solferino sforna un Angelo Panebianco fragrante e perfettamente sul pezzo: “Il fronte estero del premier”. Due gli errori di Renzi sulla scena internazionale, ecco il primo: “È stata soprattutto la sfida terrorista ad evidenziare i limiti dell’azione internazionale di Renzi. È vero, c’era in ballo il Giubileo, il che rendeva e rende l’Italia particolarmente esposta al rischio di aggressioni terroristiche ma, comunque, non pare proprio che la reazione di Renzi di fronte agli attacchi di Parigi sia stata adeguata. Sarà stato probabilmente a causa di una maggioranza parlamentare nella quale è così forte il partito del «mettete dei fiori nei vostri cannoni», ma Renzi ha commesso due grandi errori in quel frangente, seminando dubbi sulla propria capacità di guidare il paese in condizioni di emergenza. Ha preso di fatto le distanze da Hollande negandogli quel sostegno militare che il presidente francese gli aveva richiesto. Con ripercussioni negative anche su altri tavoli europei: non puoi, come ha fatto Renzi, contrapporti al «governo tedesco» dell’Europa se pochi giorni prima hai perso l’occasione di stringere i tuoi legami di solidarietà con la Francia e non sei in grado quindi di rivendicarne l’appoggio”. Il secondo errore è di interpretazione culturale, che conduce a un esito diplomatico surreale: “Se il primo errore ha avuto ripercussioni diplomatico politiche, il secondo ha intorbidito le acque dal punto di vista dell’interpretazione del fenomeno terroristico. Perché siamo stati così in pochi a scuotere la testa quando Renzi se ne è uscito dicendo che, di fronte al terrorismo, bisogna sì investire in sicurezza ma anche in «cultura», bisogna contrastare il degrado culturale delle periferie urbane? Non che non sia una buona cosa occuparsi del degrado urbano. Ma il fatto è che non c’entra nulla, proprio nulla, con la difesa dall’aggressione terrorista. Siamo stati in pochi a scuotere la testa perché tanti condividono, o sembrano condividere, l’argomentazione pseudo-sociologica (radicalmente sbagliata) secondo cui il terrorismo islamico sarebbe figlio del «degrado» e della «povertà»”. Che fanno a Repubblica? Prima do una controllata alla testata, Scalfari è sempre Fondatore, Ezio Mauro è ancora direttore. Bene, procediamo. Titolo d’apertura: La Cina affonda le Borse”. Saltiamo a piè pari il commento del Rampini e planiamo su un’intervista a Deborah Serracchiani che, di solito, non ne azzecca mai una: “Unioni civili, pronti a votare con Sel e M5S”. Vabbè, tanti auguri. Il pezzo più interessante di Repubblica è sulla famiglia Agnelli e l’uomo che anni fa ha salvato la Fiat dal fallimento, Sergio Marchionne. Paolo Griseri racconta in un ottimo articolo una svolta ormai chiara: “Marchionne passa il testimone a Elkann”. E in effetti Marchionne quel “io non ci sarò più” l’ha pronunciato. Il piano con General Motors è sempre stato l’obiettivo di Marchionne, ma il contesto non ne ha favorito la realizzazione, i tempi si sono allungati, forse non si farà mai, di certo non con l’attuale assetto di governance di Fca. In ogni caso, ci sono ancora due anni netti di lavoro nel segno di Marchionne e tutto è possibile. Wait and see. Visto che parliamo di Torino, diamo un’occhiata alla Stampa il nuovo direttore sta prendendo le misure alla macchina e si vede, il titolo d’apertura è talmente strizzato che il corpo tende alla sparizione in edicola: “Troppi migranti, il Nord Europa si blinda”. E’ la solita vecchia storia dei confini, stavolta tocca a Svezia e Danimarca. Sintesi: il trattato di Schengen è un morto che cammina. Giro di titoli. Libero mette la testa di Renzi (in versione volatile) sul Cavallino della Rossa e fa un titolo così: “Il Gufo Rampante”. Svolgimento: “Renzi in retromarcia su economia e riforme cerca di darsi un tono attaccandosi al carro della quotazione in Borsa di Ferrari, che parte male e risale solo quando lui va via. Ma in Europa (e in Italia) c’è già chi gli ha scritto il requiem”. Il Giornale apre il portafoglio: “Il governo non paga le pensioni”. In realtà le paga, ma in ritardo. E in ogni caso, non è una buona operazione di immagine per lo stato e chi governa. Il titolo stereofonico di Carlino-Nazione-Giorno è allo stato gassoso, un’intervista a Franceschini, ministro dei Beni Culturali: “Aziende, finanziate l’arte”. Chi ha sensibilità lo fa già, chi non lo trova ancora conveniente, Art Bonus o no, semplicemente non lo fa. Che poi “l’impresa in utile abbia il dovere di partecipare alla tutela del patrimonio” è un’idea bislacca. Ottimo finanziare la cultura, ma preferire mettere i soldi nel caveau o giocarseli al casinò fa parte di quella cosa chiamata libertà. Classico dibattito antropologicamente corretto, tipico degli assembramenti in terrazza, con tartina e champagne, andiamo avanti. Che fa il Messaggero? Si occupa del denaro: “Cina e Arabia affondano le Borse”. Titoli su Roma, qualcosa di cronaca? Zero. Notizie? L’oroscopo di Branko: “Per il segno del cancro è l’ora del successo”. Attendiamo news sull’acquario. Entriamo in zona money. MF ha un titolo economico-filosofico: “Si comincia con un lunedì nero”. Il Sole 24Ore apre sulle Borse ma tra i vari pezzi da leggere il titolare di List segnala quello di Martin Feldstein, l’economista che fu capo dei consiglieri economici di Ronald Reagan: “I quattro fronti caldi della geopolitica”. Buona lettura e buona giornata.
I dieci minuti della borsa cinese. Apre male, recupera, torna in rosso. Tutto in dieci minuti.
I cinesi comprano Superman. Legendary, casa produttrice di Superman (L’uomo d’acciaio), Godzilla, The Dark Night, Jurassic World e altri blockbuster è stata acquistata da Dalian Wanda Group per un prezzo tra i 3 e i 4 miliardi di dollari.
Il proiettile d’argento di Obama. Non riesce a convincere il Congresso, ma può usare il suo potere sul piano dei regolamenti per rendere più difficile la vendita di armi negli Stati Uniti.
Un muro alla frontiera del Messico. Primo spot elettorale di Donald Trump. Stop temporaneo all’immigrazione islamica, tagliare la testa a Isis, muro alla frontiera del Messico. This is (not?) America.
Perché la Nasa vuole andare su Marte? Ce lo spiega Quartz. Cercano vita aliena. E non pensate a un mostriciattolo verde che lancia raggi di fuoco.
5 dicembre. Nel 1492 Cristoforo Colombo mette piede nell’isola di Hispaniola (oggi Haiti). Scoperta dell’America.
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