Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Le Borse europee aprono in rosso e il prezzo del petrolio continua a scendere
San Raimondo di Penyafort, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, morì in Spagna, a Barcellona.
Titoli. L’Asia continua a scompaginare l’impaginato, lo fa invecchiare. Non si fa in tempo a inchiostrare la detonazione all’idrogeno in Coreadel nord, che bisogna prendere appunti sul crollo della Borsa in Cina. Dalla bomba alla bolla. In entrambi i casi, scoppiano. La Bomba di Kim fa titolo anche se la Casa Bianca dice che è una sòla nordcoreana. Già in passato gli Stati Uniti avevano detto che il regime di Pyongyang non aveva questo e quello, invece alla fine aveva questo, quello e anche quell’altro. Idrogeno o meno, piazzati i guard-rail sulla strada dello scenario internazionale, resta sul cammino una dittatura incontrollabile. Il problema non è solo americano: un regime di psicopatici che fa scoppiare una bomba tra i confini di Russia e Cina non è un bel vicino. E’ tempo che quel barilotto di Kim Jong-un venga disinnescato, prima che sia troppo tardi. Mentre i giornali andavano in tipografia, quasi tutti con titoli superati dal real time, la borsa cinese faceva il buco nero: profondo rosso e sospensione di tutte le contrattazioni. Non è un semplice problema di calcoli sulla crescita del Dragone, ma di fiducia (che comincia a vacillare) nella capacità di Pechino di governare il sistema. Primo caffè, Corriere della Sera: “Corea, sfida atomica «Test con bomba H»”. Apertura sulla crisi asiatica, ma titolone al centro sulle frontiere europee: “Migranti, ultimatum tedesco”. Berlino chiede impegno a Grecia e Turchia, ma si capisce che ormai il trattato di Schengen è al rintocco funebre. Possono tenerne in vita il nome, ma di fatto è già tumulato. Avviso agli ignoranti che esultano all’urlo “basta libera circolazione”: se salta Schengen, gli immigrati che sbarcano in Italia ce li teniamo. Avviso a quelli che è sempre colpa dei tedeschi: la Germania nel 2015 ha accolto oltre un milione di profughi, il 40% viene dalla Siria, dato quintuplicato rispetto al 2014. Cosa succede a Repubblica? Diamo una controllata alla testata: Fondatore (Scalfari) e Direttore (Mauro) non sono cambiati, possiamo leggere senza sorprese. Apertura sul fatto più importante: “La minaccia atomica di Kim”, svolgimento del tema senza sorprese, saltiamo Rampini a piè pari, Zucconi sul piccolo satrapo lo leggiamo stasera, la spalla sull’Aquila non è granché, la cosa più interessante di Repubblica è sul taglio basso a sinistra: “Ci vuole un freno ai tablet a scuola, stanno creando nuovi analfabeti”. Parla il pedagogo Benedetto Vertecchi e (ri)apre un tema molto importante. La digitalizzazione ha i suoi svantaggi, dispersione della concentrazione, polverizzazione dell’esperienza, evaporazione del testo e perfino le immagini perdono senso. Traslocate tutto questo nell’insegnamento… Andiamo avanti. Oggi è Molinari day, grandi fatti dall’estero, terreno ideale per il neo direttore della Stampa che titola sue due righe: “Abbiamo testato la bomba H. La Nord Corea sfida il mondo”. Il fattaccio nordcoreano intriga Molinari al punto che vi dedica cinque titoli (più la foto centrale) su quattordici elementi della prima pagina. Quando scoppia la guerra sarà costretto a fare un pieghevole. Facciamo un giro di titoli. Il Giornale punta sui disordini di Colonia e l’immigrazione: “Guerra santa contro le donne”. Il titolo stereofonico di Carlino-Nazione-Giorno è sullo stesso tema, rigirato in padella europea: “Migranti, schiaffo tedesco”. Anche Libero si occupa di frontiere, ma sono quelle che segnano il vai e vieni delle trasferte dei deputati del parlamento europeo: “Tutti i viaggi vacanza degli europarlamentari”. Che succede a Roma? Cose grosse, abbiamo vinto alla Lotteria Italia! Titolo sul Messaggero: “Vinto a Roma il 3˚ premio da 1,5 milioni”. A proposito di soldi nel forziere, apertura di MF: “Stretta Bce sui dividendi delle banche”. Il Sole 24Ore ricorda un dettaglio che la politica politicante tende a dimenticare quando parla agli elettori: “Debito, 184 miliardi di bond al rinnovo”. Per essere ancora più chiari, Isabella Bufacchi fa la sintesi: “L’Italia sarà anche nel 2016 il più attivo e il più grande gestore di debito pubblico nell'Eurozona. Il Paese è davanti a una doppia sfida: la riduzione del rapporto debito/Pil e il conseguimento di un ulteriore allungamento della vita media del debito pubblico già salita nel 2015 a 6,52 anni dai 6,38 anni del 2014”. Una nazione che va a debito. Buona giornata.
Borsa, in Europa apre in rosso. Via Agi, ore 9:11: “Avvio in picchiata per le borse europee, dopo il nuovo tonfo di Shanghai, chiusa in anticipo per essere scesa di oltre il 7 per cento. Anche Tokyo ha chiuso in perdita del 2,3 per cento. Prosegue il tracollo del prezzo del petrolio, con il Brent che è sceso sotto 33 dollari per la prima volta dal luglio 2004. Londra cede l'1,78 per cento. A Milano l'indice Ftse Mib scende del 3,85 per cento a 19.635 punti. Francoforte perde oltre il 2,8 per cento a 9.927 punti e Parigi va giù del 3 per cento a 4.346,10 punti”.
Petrolio a 32 dollari. Il brent a 32.2 dollari al barile. Il prezzo più basso dal 2003. La caduta continua e non sembra avere motivi per fermarsi.
Soros: è l’inizio della crisi. George Soros dice che, come nel 2008, siamo all’inizio di una crisi economico-finanziaria e gli investitori devono essere molto cauti. La Cina è il problema numero uno, ma aggiungete la salsa dell’aumento dei tassi di interesse americani (un problema per i paesi emergenti) e il flip flop della moneta cinese e fate voi le previsioni. Pessimista? Come diceva Winston Churchill, “un pessimista è un ottimista bene informato”.
La forza del commercio tedesco (e l’importanza della Cina). La manifattura tedesca va forte, tanto che gli ordini in novembre sono saliti dell'1,5 per cento contro tutte le previsioni. Anno su anno gli ordini nel 2015 sono cresciuti del 2,1 per cento contro una previsione di più 1,1 per cento. E’ la forza di un sistema industriale e soprattutto del commercio fuori dall’Eurozona, in particolare la Cina che conta il 7 per cento del totale dell’export cinese. Se Pechino ha il raffreddore, anche Berlino tossisce. E Roma non può certo goderne.
Ma Zalone è inesportabile in Germania. Achtung! C’è un titolo meraviglioso su Italia Oggi, pezzo di Roberto Giardina a pagina 16: “Zalone inesportabile in Germania”. Svolgimento e conseguenze: “Non è una questione di lingua per Zalone, ma di situazioni comiche. L’italiano, bene o male, si può rendere nella lingua di Goethe, ma gli spettatori tedeschi non capirebbero il perché di molte battute. Penso che sia un sintomo allarmante: noi ci stiamo allontanando dal resto d’Europa. Quel che avviene a casa nostra diventa sempre più incomprensibile ai tedeschi, ai francesi, agli inglesi, persino agli spagnoli”. Non vedremo mai Checchen Zalonen.
7 gennaio. Nel 1789 prima elezione presidenziale negli Stati Uniti. Vince George Washington (quello sul biglietto da un dollaro).
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