Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
La corporate tax europea e il boom del mobile cinese
Titoli. Renzi ha la fiducia nonostante la bad story di Etruria, il mercato non ha fiducia nella bad bank messa a punto dal governo. C’è la politica e poi c’è la finanza. C’è Palazzo Chigi e c’è la Borsa. Ci sono le sofferenze bancarie e ci sono le difficoltà politiche. Alla vigilia dell’incontro tra Merkel e Renzi a Berlino, queste sono due carte in tavola: un governo stabile con un’economia instabile. Primo caffè, Corriere della Sera: “Renzi attacca, no alla sfiducia”. Catenaccio: “Il premier: Boschi, nessun conflitto di interessi. Su Merkel: non favorisca Hollande”. Stop and go. Vediamo quali frutti porterà a casa. Altro sul Corriere? Francesco Giavazzi fa un bell’articolo sulle promesse, premesse e esiti (non finali) di Matteo Renzi. Fu una speranza per Angela Merkel, oggi lo è di meno, ma c’è tempo per entrambi: “Angela Merkel coltivò la speranza che quel giovane italiano ne potesse assumere la guida e aiutarla nel faticoso compito di rendere più solide le istituzioni europee. Da quel giorno si sono alternate conferme e delusioni. Conferme per la capacità di condurre in porto riforme che da anni venivano millantate, senza che nessun governo riuscisse a farle. Delusioni perché Renzi non è riuscito — forse non ha neppure provato? — a consolidare la sua posizione nel Consiglio europeo e a diventare un punto di riferimento”. Repubblica? Il nuovo direttore comincia a prendere le misure al giornalone: apertura sul Fisco e Google, taglio sui nudi-coperti e il capo del cerimoniale di Palazzo Chigi, commenti vari, Ezio Mauro scrive ancora nello spazio di pochi giorni. Tutto ordinato, ma serve più anima. Attendiamo. La Stampa di Maurizio Molinari è più pimpante, cerca aperture e tagli di argomenti differenti, prova a uscire dal dejà vu (ma continua a strizzare i titoli d’apertura): “Iran, azienda italiana viola le sanzioni”. Comunque, una cosa nuova da leggere. Carlino-Nazione-Giorno fanno trio sul governo: “Renzi: il fango non mi tocca”. Il Giornale ha una notizia dal caveau: “Mancava solo zio Boschi: buco di 10 milioni all’Etruria”. Roba pesante. Il caffè ar vetro e il Messaggero s’accompagnano con ottimismo degno di Branko: “Renzi supera l’ostacolo banche”. Libero affida il suo pensiero su Renzi a un sobrio “L’imboscato”. Altro? C’è la realtà. MF con i piedi per terra: “La borsa boccia questa bad bank”. Il Sole 24ore su una delle casseforti dell’industria italiana: “Generali, si tratta sull’uscita anticipata di Greco”. Rassicurati? Buona giornata.
De Benedetti: Europa dove vai? Sul Sole 24Ore Carlo De Benedetti scrive un commento sui rischi (letali) che corre l’Europa. L’Ingegnere ricorda che nel 2017 si celebrano i sessant’anni dei Trattati di Roma e chiosa: “Speriamo non sia l’ultimo”. Che fare? “Andare verso il 2017, con tutte le sue scadenze politiche, come se fosse business as usual è un pericolo troppo grande. Questa Europa, fatta di egoistiche politiche nazionali e di burocrazia comune, non reggerà ai passaggi cruciali del prossimo anno. Mai come oggi è essenziale riprendere quel disegno originario fatto di un governo politico davvero comune e di un regionalismo in grado di difendere le identità locali. Un modello in grado di tenere insieme l'esigenza di leve abbastanza potenti da poter gestire i grandi fenomeni globali e la necessità di dare rappresentanza all'anima regionale dei popoli europei”. Bisogna avere il coraggio del viaggio, si riparte da Ulisse.
Deutsche Bank: rosso da 6,8 miliardi. Costi di ristrutturazioni e spese legali hanno zavorrato il bilancio del titano finanziario tedesco.
La direttiva europea sulle tasse. La Commissione Ue presenterà il piano per evitare il profit-shifting, cioè il giochino delle aziende che passano da un paese all’altro in cerca di norme fiscali più vantaggiose. Ora, le aziende fanno il loro mestiere, e la competizione fiscale non è per forza un male, ma è chiaro che non può esserci una distorsione in un mercato unico – o che si vuole tale – come quello dell’Unione europea. Dopo lo scandalo dei Lux-Files, si è cominciato a lavorare a nuove norme, tra le quali c’è la proposta di una corporate tax europea al 30 per cento. Vedremo presto se il commissario all’economia Moscovici convincerà Irlanda e Regno Unito.
La Nato serve ancora a qualcosa? Intanto oggi viene diffuso il rapporto annuale. Leggere e conservare a futura memoria.
Il mercato (orientale) dei telefonini. Ieri avevamo registrato il rallentamento delle vendite di iPhone in Cina, e oggi facciamo il punto sul mercato dei telefoni mobili. Nel 2015 ne sono stati venduti 1,5 miliardi di pezzi. Al primo posto c’è Samsung con 320 milioni di pezzi, al secondo Apple con 231 milioni, al terzo Huawei con 107 milioni, al quarto Lenovo-Motorola con 73 milioni di pezzi e al quinto Xiaomi con 72 milioni di pezzi. Poi tutti gli altri, polverizzati. Notare bene: Samsung, Huawei, Lenovo e Xiaomi vengono da Corea del sud e Cina. C’è una sola azienda americana, ma in realtà produce in Cina. Il futuro/presente è a Oriente.
Il cinema americano è di sinistra? Se lo chiede il Financial Times, prendiamo nota e andiamo avanti.
28 gennaio. Nel 1958 vengono inventati i mattoncini Lego. Qui un po’ di storia di un’impresa di grande successo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano