Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
La Libia è diventata la chanson de geste di Renzi
Titoli. La chanson de geste di Renzi in prima pagina continua, con la sua Roncisvalle, i suoi epici gesti, i titoli che si spostano dalla leggendaria guerra in Libia (annunciata sui giornali con tanto di mappe e mezzi sul tavolo del risiko) all’Europa ingrata dove il nostro Matteo-Roland ha combattuto anche ieri con forza inaudita. C’è di meglio? Essere (renziani) o non essere (anti-renziani), questo è il dilemma. Primo caffè, Corriere della Sera: “Profughi, il prezzo di Ankara”. Catenaccio: “La Turchia chiede più soldi e garanzie politiche. La Ue richiama l’Italia sui conti”. Renzi deve trovare un aggancio per ammorbidire i partner europei su altri dossier (bilancio) e i soldi alla Turchia sono un oggetto contundente. Dunque nell’occhiello del Corriere ecco materializzarsi la granitica posizione italiana: “Renzi minaccia il veto: «Libertà di stampa altrimenti non firmo l’accordo»”. Che a Renzi interessi la libertà di stampa in Turchia fa abbastanza sorridere, visto quel che succede nelle tipografie d’Italia. Ma tutto fa brodo e il 17 marzo ci si rivede tutti a Bruxelles. Ecco, nota finale sul taccuino: il vertice è fallito. Altro sul Corriere? Molta cronaca ben fatta, un titolo di spalla su Banca Etruria dove Enrico Marro si occupa del decreto sui rimborsi che non c’è (è nitroglicerina per Palazzo Chigi), il racconto dell’autoliberazione (e morte) degli ostaggi italiani in Siria, il taglio basso sul pietoso caso “un euro-un voto” ai gazebo delle primarie del Pd a Napoli. E un editoriale di Angelo Panebianco fa il pronostico sull’avvicinarsi di un altro derby all’italiana: clintonisti contro trumpisti. Un assaggio del commento: “C’è la possibilità che gli europei si dividano tifando per l’uno o per l’altro per ragioni completamente sbagliate, ossia collocandosi da un lato o dall’altro della solita faglia, quella fra destra e sinistra. Con coloro che sono orientati a destra che si sentiranno in dovere di tifare Trump e quelli orientati a sinistra che si sbracceranno per Clinton (magari non perché la apprezzino particolarmente ma solo perché è l’unica diga che possa fermare il candidato repubblicano)”. Panebianco pensa che la Clinton sia il meglio per l’Europa. Cosa fa Repubblica? C’è di tutto, ma soprattutto è sparita la Libia. Eravamo pronti alla guerra, poi il radar del giornalone s’è spento e l’invincibile armata renziana da sbarco è missing in (no) action. Ottimo. Titoli? Apertura sulla Turchia, combo fotografico sull’8 marzo, taglio sui due allucinati che hanno ucciso un ragazzino per vedere l’effetto che fa (commento di Recalcati che scrive sempre recalcando parole e concetti). Cose da leggere? Stefano Folli sul Pd: “La tentazione di perdere”. Diranno che non è vero, eppure l’aria è quella. Facciamo un giro di titoli. Un titolo per la Chanson de geste del Matteo è miniato dal Messaggero (caffè ar vetro): “Debito e migranti, Italia in trincea”. Sì, sembra er gladiatore. La Stampa di Torino anticipa egli esiti della fusione con Repubblica impaginando un altro collage fotografico sull’8 marzo, così i due giornali cominciano a sembrare più fotocopia di prima. Che succede a Roma? Libero ha un titolo con la clava: “Diamo ancora i nostri soldi alle coop di Mafia Capitale”. Carlino-Nazione-Giorno non hanno dimenticato la Libia, un posto dove si muore e dove l’Italia si era (il passato ormai è obbligatorio) auto-candidata per il comando della missione: “Libia, la svolta dell’Onu”. E’ un’intervista al mediatore Kobler che arriva all’esito della questione: se non c’è un governo che si fa? La guerra: “Veti sul governo di unità? Avanti lo stesso. Popolo ostaggio di minoranze. Azione militare a guida libica”. Guida libica? Quale? Vabbè, andiamo avanti. Money? MF registra un problema al caveau: “I tassi negativi puniscono le banche”. Non hanno margini, evidente. Ma non hanno neanche i bilanci a posto. Il Sole 24Ore ha la rotta di rientro nella realtà: “Conti italiani, faro dell’Eurogruppo”. E così finisce la chanson de geste. Buona giornata.
Renzi-Hollande, alle cinque della sera. Niente Federico Garcia Lorca, ma il gran caos europeo e toh, attenzione, tra le varie ed eventuali c’è anche la Libia! Appuntamento alle 17 oggi a Venezia per il vertice italo-francese.
Conclusione? La foto dell’Europa è tutta qui. In un sommario ben fatto di Repubblica.it: “Stallo a Bruxelles: Ankara alza la posta e l'Ungheria pone il veto. Renzi: il documento citi la libertà dei media o non firmiamo. Schulz: "I negoziati per l'accesso all'Ue e la gestione della crisi dei rifugiati sono questioni separate". E oggi un tribunale ordina il commissariamento dell'agenzia Cihan News legata all'imam Fethullah Gulen. Il summit si conclude con un rinvio al 17 marzo”. Perfetto. Anzi, disastro.
Tanti saluti dalla Germania. La produzione industriale sale del 3,3% mensile destagionalizzato a gennaio. Era atteso un rialzo dello 0,5%.
God save the Queen (and the Pound). Il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney sta preparando le misure per evitare – o meglio, limitare – lo shock finanziario dopo il voto del Brexit in caso di vittoria del fronte exit. Saranno messi a disposizione fondi extra prima e dopo il referendum del 23 giugno. Occhio a tutto quello che accade su questo tema perché potrebbe essere uno degli shock più importanti dell’economia nel 2016. E se il Brexit si realizza? Cinque ipotesi fatte da Politico.
8 marzo. Giornata internazionale della donna.
Il rasoio fa male, | il fiume è troppo basso, | l'acido è bestiale, | la droga dà il collasso, | la corda si spezza, | la pistola è proibita, | il gas puzza, | allora viva la vita. (Dorothy Parker)
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