Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Dopo Bruxelles, la Russia offre la sua cooperazione all'Europa
Titoli. Giornale unico in edicola, titoli che si ripetono List va a caccia di articoli originali e poi elenca quello che c’è da sapere su Bruxelles con il radar acceso sugli Stati Uniti dove le primarie stanno entrando nella fase decisiva. Primo caffè, Corriere della Sera. In via Solferino hanno confezionato 17 pagine sulla strage di Bruxelles, un gran lavoro. Ma il colpo migliore sta in un tratto d’inchiostro, quello della vignetta di Giannelli:
Repubblica che fa? Altra importante produzione di carta. L’articolo da leggere è di Francesco Merlo che prende un non-luogo (per sapere, per capire: leggere Marc Augè) e lo trasforma con grande intelligenza nel luogo: “Il terminal luogo simbolo della nostra laicità”. Svolgimento: “Non sottovalutateli. Hanno capito, questi barbari dell’Is, che davvero c’è un nesso storico tra l’aeroporto e la laicità. Un filo sottile quanto il cervello unisce i voli di linea ai voli pindarici. L’accorciamento delle distanze è il meticciato dei pensieri”. Distanza. Interruzione della comunicazione. Assolutismo. Dispotismo dell’immobilità. Tutto torna. La Stampa sempre attenta alle questioni internazionali e ricca di commenti e analisi? Cede alla tentazione di fare la prima pagina “manifesto” e privilegia l’immagine, mette la ragione nella penna del direttore Maurizio Molinari (“Una nuova coalizione per sconfiggere il terrore”) e il cuore nel calamaio di Massimo Gramellini (“Non facciamoci fermare dal mostro della paura”). Altro? Sul Sole 24Ore c’è declinato in più commenti il tema dell’urgenza di aggiornare rapidamente la governance globale (il direttore Roberto Napoletano: “Per combattere e vincere la macchina del male del terrorismo bisogna che le quattro potenze (Stati Uniti, Europa, Cina e Russia) trovino la forza di non chiudere più gli occhi e facciano capire ai paesi che fanno i furbi, con le buone o con le cattive, che è ora di smetterla di continuare a mandare soldi e armi al terrorismo”) e in particolare europea con il commento di Adriana Cerretelli sul “solito festival europeo di emozioni”, mentre Alberto Negri parte dalla risposta americana di quindici anni fa dopo l’attacco alle Twin Towers: “L’errore è stato quello iniziale: dopo l’11 settembre del 2001 gli americani lanciarono una “guerra al terrore” che non solo non ha reso il mondo più sicuro ma l'ha portato nelle case degli europei”. Su questo punto la discussione è aperta, affidata alla longue durée della storia che si incarica di rimettere tutti i pezzi del mosaico al loro posto. Finisce qui la lettura delle cose che contano oggi sui giornali? No, sul Foglio c’è una lettera di Silvio Berlusconi che avanza una proposta alla quale la comunità internazionale è chiamata a dare una risposta: “Via gli egoismi nazionali, serve una coalizione contro la fabbrica della morte”. Sulle furbizie geopolitiche, con grande mestiere e puntualità il direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi, centra il problema e i tempi (strettissimi) dell’agenda: “L'estremismo islamico lo si può sconfiggere (o almeno contenere) solo se Europa, Usa, Russia e Cina uniscono le loro forze per farlo fuori. Purtroppo, i precedenti sono sconsolanti. Certi paesi (e mi riferisco a Usa, Francia e Uk) sono così preparati e informati sulle cose del mondo (e lo sono sul serio, in base ai dossier estremamente esatti che posseggono e che, molto probabilmente, questi leader non leggono) da comportarsi, in concreto, come se fossero dei perfetti cretini. Se ponessimo alla famosa casalinga cinquantenne di Voghera questo quesito: cosa farebbe, signora, se sapesse che una forza terroristica islamica sta conquistando la Siria per costruire, in quel paese, il Califfato con il quale diffondere lo stato di terrore prima in Medio Oriente e poi nel resto del mondo? Bombarderebbe il dittatore siriano Assad o bombarderebbe (se proprio ha voglia di sganciare degli ordigni) i terroristi dell'Isis? La risposta più prudente sarebbe stata: non aiuterei i tagliateste dell'Isis. E invece, se non ci fosse stato Putin (santo subito) che disse ai francesi: "Se fate alzare i vostri jet militari, noi facciamo alzare i nostri caccia contro i vostri", la Francia, e poi subito di seguito l'Uk e gli Usa con il codazzo della Nato (che, non si sa a che titolo e con che legittimità dovesse muoversi) avrebbero bombardato le truppe di Assad spianando così all'Isis la via per Damasco. Insomma una decisione da dementi autolesionistici”. Tutto vero. L’ultima nota sul taccuino del titolare di List è per l’articolo scritto da Lucia Annunziata su Huffington Post, ottimo, concreto, pieno di riferimenti utili e di spunti per chi vuole approfondire: “Il Belgio si è confermato oggi, come del resto molti ripetono sottovoce da mesi, uno stato fallito. Proprio così viene detto nei giri diplomatici e di intelligence: fallito esattamente come si dice per la Siria o l'Iraq. Spiacevole dirlo, ma vero. Nonostante gli aiuti di analisi e di logistica, di appoggi militari e di intelligence da parte di mezza Europa, Francia, Inghilterra, Germania, e Stati Uniti, il governo di Bruxelles non è stato in grado di identificare e ancor meno fermare la macchina terroristica saldamente piantata nelle sue visceri”. Giornalismo. Vediamo ora cosa c’è da sapere sugli eventi in corso a Bruxelles e i fatti del mondo che avranno un impatto sulla nostra vita. Buona giornata.
Bruxelles 1. La vittima italiana. E’ in corso l’identificazione di una donna morta nell’attentato alla metropolitana.
Bruxelles 2. Arrestato Laachraoui. E’ il terzo uomo dell’immagine tratta dalle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto, quello con il giubbotto chiaro e il cappello. Sarebbe l’artificiere del gruppo.
Bruxelles 3. Fratelli kamikaze. I due terroristi vestiti con un giubbotto scuro e la mano guantata (nel cerchio rosso, per nascondere il meccanismo di innesco delle bombe) che si sono fatti esplodere all’aeroporto sono i fratelli el Bakraoui. Khalid e Ibrahim el Bakraoui erano già segnalati alla giustizia, non per terrorismo. Erano due figuri da tenere d’occhio. Nessuno lo ha fatto.
Bruxelles 4. Le vittime. Il bilancio provvisorio è di 31 morti e 230 feriti.
Bruxelles 5. Mosca, Lavrov muove le sue pedine. L’abilissimo ministro degli Esteri di Putin, Serghei Lavrov, un fine stratega della politica estera che si muove nella tradizione della “Grande Russia”, ha fatto la prima mossa e rafforza il quadro in movimento tratteggiato da Silvio Berlusconi sul Foglio stamattina. Via Agi: “Gli europei devono mettere da parte i giochi geopolitici di fronte al terrorismo, la Russia è pronta a discutere la questione del ritorno alla cooperazione in questo campo. A parlare è il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, che ha aperto così il suo incontro oggi con il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier a Mosca. Lo riporta la Tass. 'Spero che tutti gli europei di fronte alla grave minaccia del terrorismo e alla luce degli atti di terrore a Bruxelles mettano da parte i giochi geopolitici e si uniscano per non permettere ai terroristi di controllare il Continente', ha detto Lavrov, ricordando che la cooperazione tra Mosca e Ue sull'anti-terrorismo è stata congelata. 'Siamo aperti alla discussione di queste e altre questioni', ha aggiunto il ministro. Dal canto suo Steinmeier ha assicurato che 'è nel nostro interesse comune agire insieme contro la minaccia terroristica' e che 'la cooperazione contro il terrorismo deve essere all'ordine del giorno". Telefonare all'Europa. Alt, Mosca abbiamo un problema: “Qual è il numero di telefono dell’Europa?”. E gli Stati Uniti che faranno?
Trump! Ancora lui. Per ora il piano dell’establishment repubblicano che doveva far deragliare la campagna presidenziale di The Donald non ha funzionato. Trump ha vinto largo in Arizona (lo stato che distribuiva più delegati) e consolida la sua leadership. Cruz ha vinto in Utah, ma il dato politico è che Trump si consolida. Lo stesso succede in campo democratico, con Hillary Clinton che vince in Arizona e Bernie Sanders che ottiene due vittorie in Idaho e Utah. E allora? L’aria che tira in America, in ogni caso, è di rivolta contro le élite. Trump e Sanders sono due manifestazioni del problema. E i toni della stessa Clinton accarezzano un elettorato arrabbiato. Conseguenze? Una vittoria di Trump aumenta il neo-isolazionismo americano. Trump, come abbiamo già detto ieri, ha in mente una riduzione economica del contributo americano alla Nato. Gli Stati Uniti pagano il 22 per cento del budget della Nato. Se tagliano, pagano gli altri stati. Il costo del solo comando Nato è di 1,16 miliardi di euro. Il costo dei civili è di 222 milioni di euro. Il costo di mantenimento delle strutture territoriali è di 690 milioni. Tutto questo, a bocce ferme, cioè se non decollano gli aerei, se non si muovono i carri, se le navi non salpano dai porti. Come si mette in moto, la macchina della guerra brucia denaro.
23 marzo. Il governo tedesco nel 1933 dà a Hitler poteri totali sulla legislazione dopo l'incendio del palazzo del Reichstag.
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