Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
La caccia alle streghe dei Panama papers e la (lieve) ripresa economica
Titoli. Renzi contro la magistratura. Era questo il succo della direzione del Partito democratico e delle cose dette da Renzi? No. La riunione del Pd ha prodotto ben altro, ma per i giornali questo faceva titolo e, forse, ha ragione Renzi a dire che “la politica è de-berlusconizzata, mentre l’opinione pubblica no”. La tensione con i pm, la magistratura militante, esiste, è un fatto, ma non era il cuore del dibattito di ieri. C’era in campo un discorso sul partito, la sua linea politica, il rapporto con il governo, il doppio ruolo di Renzi come segretario e presidente del Consiglio, le parole della minoranza. Un solo titolo vale per tutti, primo caffè, Corriere della Sera: “Renzi accusa i pm di Potenza”. Catenaccio: “«Non arrivano mai a una sentenza». Boschi ai magistrati: io sempre corretta”. Otto anni per un primo grado vi sembran pochi? Al titolare di List appaiono come un’enormità, ma viviamo in Italia. Pezzi notevoli sul Corrierone? Il sempre bravo Franco Venturini sugli Stati Uniti e l’ultimo scorcio della presidenza Obama: “Perché Obama con l’Isis si sta giocando la Storia”. Svolgimento: “Barack Obama è alla vigilia della scelta più difficile della sua presidenza: deciderà di scendere a compromessi con Mosca pur di battere l’Isis entro quest’anno, oppure uscirà dalla Casa Bianca senza aver davvero affrontato quella che egli stesso definisce la più terribile minaccia che pesa sull’Occidente? Se l’Isis avesse l’atomica la userebbe, ha detto il presidente al vertice sulla sicurezza nucleare che si è appena tenuto a Washington. Nessuno ne dubita, e tutti sanno che una bomba «sporca» non è poi tanto difficile da mettere insieme”. Appunto, vediamo se Obama ne trae conseguenze logiche sul piano della politica estera. Che fa Repubblica? Titolo disteso su due righe: “Scandalo petrolio, Renzi sfida i giudici. Boschi ai pm: non ho subito pressioni”. Stop. Altro? Lettura sulfurea e ricca (con un “buco”), Ezio Mauro sulla crisi della sinistra europea. Il chiodo per appendere il quadro è uno scenario dipinto dall'Economist, l’ex direttore (anima della Rep. di cui il titolare di List non perdeva una riga) sa volare alto: “La sola questione che valga oggi a sinistra", come dice il premier francese Manuel Valls, è appunto "come orientare la modernità per accelerare l'emancipazione degli individui, e dunque di ciascuno". Creando una nuova ragione sociale capace di tenere insieme gli esclusi, i salvati e gli emergenti, quei fabbricatori e manipolatori di simboli, come li chiama Alain Touraine, che comprano e vendono il moderno quotidiano di cui viviamo. Il riformismo - che significa poi semplicemente sinistra con cultura di governo - ha sorprendentemente le carte più in regola per affrontare le esigenze della fase, e ha nel suo zaino gli strumenti più propri per riuscire: responsabilità, opportunità, solidarietà”. Ottimo. Ma si cita Valls e la Francia in cui il lepenismo è cresciuta in maniera abnorme proprio per il deficit culturale in cui è precipitato il riformismo pret à porter. E’ singolare che nell’articolo di Mauro – ottimo sullo scenario globale - non trovi mai spazio quella sinistra, l’unica in Europa, che sta in piedi nonostante la debolezza del quadro parlamentare, mostrando non pochi segni di novità (e certo, anche molti problemi, antichi vizi, inspiegabili ottusità, tendenze all’accentramento del potere, un programma economico da reinventare e una linea di politica estera da mettere a fuoco), quella di Matteo Renzi. Mistero. Francesco Cossiga direbbe: “Come in tutti i misteri, bisogna avere fede”. Nel prossimo pezzo. Altro? I titoli sono tutti uguali, due passaggi sull’economia. MF ricorda che nel caveau abbiamo un problema: “La lente Bankitalia sulle sofferenze”. Il Sole 24ore ci ricorda che non siamo soli nell’universo: “Fmi: rischi da Cina e Brasile”. Buona giornata, terrestri.
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Direzione Pd. Com’è andata? Renzi dà il meglio quando è sotto pressione, dunque ha fatto un ottimo intervento in direzione. Preparato come non mai, con lo scenario giusto, millimetrico nel definire il problema del progetto Tempa Rossa. Gianni Cuperlo ha attaccato duramente, ma perso l’occasione (forse) per avere un ruolo in una fase delicata della vita del Pd che ieri ha dimostrato di essere l’unico partito italiano dove, bene o male, si discute ancora di politica. Si può amare o meno Renzi, ma questo è un fatto. Il Pd è un contenitore strano, ibrido, ma ancora pieno di risorse. Michele Emiliano è stato in fondo più moderato di Cuperlo, così anche il giovane Roberto Speranza. Da riascoltare l’intervento di O’ Presidente (De Luca): ha ammonito Renzi sul rispetto delle minoranze, chiarito che la minoranza non può avere rendite di posizione, bollato tutti i piani nostalgici come “progetti prostatici”. De Luca sarà ruspante, ma è concreto come una palla di cannone sull’albero maestro di un veliero. Momento indimenticabile, l’intervento di Marcello Pittella, presidente della Regione Basilicata, che sbatte i pugni, si fa rosso in volto, ansima ("E chiudo!") nessuno riesce a fermarlo (“Scusami Matteo!”) e chiude mentre in molti stanno cercando un defibrillatore. Alla fine, Matteo Orfini sfodera una battuta: “Grazie per aver dimostrato che abbiamo un podio resistente”. Sarà anche un partito monarchico e con un leader accentratore, Renzi si può amare o odiare, ma il titolare di List non vede altri partiti in Italia dove si discuta con questa passione e libertà. Alla prossima.
Alle 5 della sera, chat con Renzi. Annuncio su Twitter, chat con Facebook. Iper-social, il presidente.
Oggi pomeriggio torna #Matteorisponde. Vi aspetto pic.twitter.com/BzBc9opRcS
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 5 aprile 2016
Come va l’economia italiana? Così così. Ecco la nota Istat: “L'economia italiana continua a presentare alcuni elementi di incertezza dal lato delle spinte alla crescita dell'offerta di beni e servizi; dal lato della domanda si mantiene stabile la crescita dei consumi, accompagnata dalla lieve ripresa degli investimenti. In questo quadro, l'indicatore composito anticipatore dell'economia italiana rimane positivo, suggerendo il proseguimento della fase di moderata crescita anche nel primo trimestre”.
I Panama Papers? Una caccia alle streghe. Lo dice Ramòn Fonseca, il fondatore dello studio legale Mossack Fonseca. Vedrete che bolla di sapone…
Cars. Il capo di Peugeout, Carlos Tavares, ha detto al Financial Times: “O ci muoviamo o siamo morti”. Si riferisce a tutto il settore automobilistico e lo fa nel momento in cui il gruppo francese dopo vent’anni torna sul mercato americano, Peugeot lo lasciò nel 1974 e Citroen nel 1991. Perché morti? I costruttori negli ultimi due anni hanno ripreso a vendere, il petrolio è basso, classi nuove acquistano l’auto nei paesi emergenti. Perché emergono nuove esigenze tra i clienti delle grandi metropoli (auto elettrica, full) e i giovani (sharing e non proprietà) e ci sono alle porte del mass market nuovi costruttori. Prendete Tesla, ha lanciato una prevendita del suo modello da 35 mila dollari, Model 3. L’ha resa prenotabile online con il versamento di mille dollari. Bene, sapete quanti hanno versato l’obolo per prenotare il modello? 276 mila e si viaggia verso il muro dei 300 mila. Le auto saranno consegnate nel 2017. Un produttore che non esisteva fino a pochi anni fa, legato al movimento della Silicon Valley, è destinato a diventare fenomeno di massa, la Apple dell’automobile.
5 aprile. Nel 1994 Kurt Cobain, leader dei Nirvana, si suicida a Seattle con un colpo di fucile alla testa.
Il Foglio sportivo - in corpore sano