Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Obama troppo debole, non risolve i problemi dell'Europa
San Marco, Evangelista.
Titoli. C’è del marcio in Danimarca. No, il marcio è in Austria e non c’è bisogno dell’Amleto per capirlo. Quando un governo tira su muri posticci sui confini, quando uno Stato ha paura dell’opinione pubblica al punto da prendere le decisioni sbagliate, allora è chiaro che prima o poi esce fuori la sorpresa ghignante, come il folletto sinistro che schizza fuori “a molla” dalla scatola magica. L’Austria, con i suoi fantasmi, il suo passato, la sua gloria, la sua fatuità e il suo presente così tranquillo, sterilizzato, asettico, da apparire come un lugubre laboratorio biopolitico per facoltosi pensionati. L’Austria, un Lilliput geografico, politico, demografico. L’Austria, per metà foresta. L’Austria, vecchia e con pochi bambini nei suoi confini. L’Austria, un memento. Primo caffè, Corriere della Sera: “Austria, avanza l’ultradestra”. Catenaccio: “Hofer del partito anti migranti domina alle Presidenziali. Verdi al ballottaggio”. Ah, le montagne, le passeggiate nelle valli, il festival di Salisburgo… tutto sparito. Altro sul Corriere? Un Panebianco fragrante sul viaggio di Obama in Europa: “Obama è il presidente di una potenza in declino e lo sa. Sa che la sua parola, persino nella Gran Bretagna della relazione speciale con gli Stati Uniti, pesa oggi meno di quanto pesassero un tempo le parole dei suoi predecessori. Non è solo in Medio Oriente (Turchia, Egitto, Arabia Saudita) che gli antichi alleati fanno scelte sempre più autonome dall’America. Anche in Europa, anche in Gran Bretagna, gli Stati Uniti possono individuare i segnali del proprio indebolimento egemonico”. Pezzo da leggere con il sottofondo dei Doors: “This is the end, beautiful friend / This is the end, my only friend, the end”. Che fa Repubblica? Apre con un’intervista a Renzi che ha le idee chiare (forse, poi si valutano le cose fatte non solo quelle annunciate) sul rapporto tra politica e magistratura: “Non siamo più subalterni ai pm, ora norme per accelerare i processi”. Altro? La nobile spalla di Repubblica è una felice scelta: “L’anima di Cervantes e Shakespeare dentro di noi”. Il pezzo è di Salman Rushdie: “Cervantes e Shakespeare quasi certamente non si sono mai incontrati, ma più si leggono con attenzione le pagine che ci hanno lasciato più echi si percepiscono. La prima idea comune (a mio parere la più preziosa) è la convinzione che un’opera di letteratura non dev’essere comica o tragica o romantica o politico-storica: se fatta bene, può essere molte cose contemporaneamente”. Rushdie cita un saggio di Milan Kundera intitolato “L’arte del romanzo”, libro stupendo pubblicato da Adelphi nel 1988, sono trascorsi ventotto anni, quel libro ha l’aroma del tempo remoto che si rinnova, carico di speranza e mille progetti, è sempre a portata di mano nella libreria del titolare di List. Facciamo un giro di titoli, rapido. La Stampa torna a Vienna: “Effetto migranti, trionfa la destra”. Carlino-Nazione-Giorno in stereofonia con foto al centro, stile meteo: “Vento di destra”. Libero riporta un fatto singolare: “Se ricarichi il telefono fai campagna per il Pd”. Pare accada se lo ricarichi con il conto del Monte dei Paschi. L’Unità segue il premier e titola così: “Per chi suona la Campania”. Sentiremo presto i rintocchi. Il Secolo XIX veste a festa la prima pagina e piazza un intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul 25 aprile. Dalle parti del Gazzettino tira aria di nord-est e si torna in montagna: “Austria, svolta anti-migranti”. Con il trattino, mi raccomando. Il Fatto Quotidiano è in procura, come sempre, e intervista Franco Roberti, procuratore antimafia: “I processi rapidi fanno paura”. Altro? Cose romane. Un caffè ar vetro e Il Messaggero: “Lo strappo di Roma, Berlusconi prepara una svolta al centro”. Tendenza Arfio (Marchini) per ora non si sa, ma di nuovo “Nazarenica” sì. E che dice Berlusconi? Leggere Il Giornale, c’è un suo intervento: “Anzitutto una questione semantica: noi non siamo «la destra». Per quel che valgono queste categorie, Forza Italia è un partito moderato, alternativo alla sinistra e alleato con la destra, come lo sono le forze politiche del Ppe più o meno in tutt' Europa. Un movimento liberale, cattolico, riformatore, che è diverso dalle rispettabilissime culture della destra”. Tanti saluti a Salvini e Meloni. Buona giornata.
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A proposito di destra. Un articolo di Giuliano Ferrara sul Foglio. Solo un passaggio, sublime sulla coppia “de destra”: “Salvini lo insulta e lo snobba e sogna un futuro addirittura da leader, ridicolo e pretenzioso. La Meloni, questa vanitosa Dea dei tassinari più rozzi, gli tira la giacca per fare un giro di giostra al Campidoglio, dove le oche ancora starnazzano per il sacco di intelligenza provocato dal suo mondo e dalla sua congrega negli anni di Alemanno”.
E Davigo? Ha un rivale nel Csm, si chiama Palamara. Stamattina su Mix24 ha presentato un programma alternativo a quello del presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Il governo prenda nota.
Obama e i quattro d’Europa. E così abbiamo un (semi)nuovo format: il G5. Il presidente americano oggi a Hannover incontra Angela Merkel, David Cameron, Francois Hollande e Matteo Renzi. Agenda: guerra in Siria, intervento in Libia, bilancio della Nato, emergenza immigrazione e crescenti fratture nell’Unione europea con un rischio Brexit sempre più alto. Ci saranno grandi decisioni? No. Perché Obama non risolve i nostri problemi (anche se oggi il Wall Street Journal parla di un aumento dell’impegno americano in Siria), Cameron ha la testa sul referendum e Merkel deve governare l’Europa senza irritare il contribuente tedesco. E Renzi? Deve stare attento a non farsi fregare da inglesi e francesi sulla Libia.
Perdenti contro The Donald. Cruz e Kasich si sono sempre detestati, ora fanno un’alleanza per contrastare Trump. Troppo tardi.
Il debito della Cina? Un mostro. E’ a quota 237 per cento rispetto al prodotto interno lordo. Reggerà il titano cinese? Non si sa.
Non Podemos. Oggi il Re di Spagna terrà un altro round di colloqui per la formazione del governo dopo le elezioni. Se entro il 2 maggio non si trova una coalizione, si torna alle urne. In Spagna si è votato il 20 dicembre scorso. Quattro mesi per (non) fare un governo.
25 aprile. Nel 1719 viene pubblicato il romanzo Robinson Crusoe di Daniel Defoe
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