Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Il rischio di un "Bank run scenario" e lo sdoppiamento di Atlante
Sant’Aronne
Titoli. C’è qualche banca che sta per saltare? Dicono di no. I nostri istituti di credito hanno un’emergenza di liquidità? Dicono di no. Lo sentiamo da anni, come un rosario: “Il sistema è solido”. E dunque, con questa granitica certezza, ecco 150 miliardi di garanzie dello Stato per le banche. Il giro di titoli dei giornali a questo si ferma. Corriere della Sera: “Scudo pubblico per le banche. Via libera dalla Ue”; Il Messaggero: “Banche italiane, sì allo scudo”; La Stampa: “Banche, sì dell’Ue allo scudo da 150 miliardi”. Tutto qui? No. Nella misura in sé non c’è niente di straordinario, è dentro la cornice delle regole europee, ma il contesto in cui si è giunti a questa decisione è di estremo interesse, un bip bip da elettrocardiogramma. La notizia viene anticipata ieri dal Wall Street Journal:
C’è un passaggio che chiarisce (e complica) le intenzioni del governo: “Una persona che frequenta le stanze del governo italiano dice che il gabinetto del primo ministro Matteo Renzi spera di utilizzare il backstop di liquidità per frenare il panico degli investitori, che potrebbe tradursi in una corsa allo sportello e colpire la liquidità delle banche”. Bank run scenario. La misura precauzionale ha una sua logica stringente, ma non serve a ricapitalizzare, non risolve il problema dei crediti deteriorati, i non performing loans. C’è anche un altro aspetto finora trascurato: chi usa lo scudo dichiara di esser malato. I dirigenti delle banche italiane ci penseranno cento volte prima di manifestare la situazione da ricovero urgente. Dunque? C’è un piano separato per iniettare liquidità nel capitale delle banche. Quale piano? Abbiamo letto di tutto, ma quel tutto non è dentro le regole europee e infatti la Germania ha detto nein! A questo punto, la domanda iniziale ritorna come un martello: c’è qualche banca che sta per saltare? Dicono di no. Anche perché finora il fatto si svolge tutto nel perimetro delle banche solvibili, almeno virtualmente. Ma cosa facciamo se una banca diventa improvvisamente insolvibile? Bail-in.
Altro punto interessante. Lo scudo di Stato per le banche è stato autorizzato dalla Commissione Ue domenica scorsa, senza nessuna comunicazione ufficiale delle parti interessate. La scelta del low profile da parte di Palazzo Chigi è un elemento di novità rispetto ad alcune esibizioni a cui abbiamo assistito. Serviva uno strumento per rassicurare i mercati, è stato trovato e in pieno accordo con l’Unione europea messo in campo. Carlo Bastasin sul Sole 24Ore dice che questa è la strada giusta sul piano istituzionale. Vero.
Il problema della tenuta del sistema bancario però resta. Basta leggere il Financial Times con attenzione per capire che alla fine il problema è sempre il solito: la cassa. Chi mette i soldi nelle banche in difficoltà? E come si risolve il problema dei crediti deteriorati? A pagina 2 c’è un titolo che squaderna il tema:
Il Fondo Atlante ha perfezionato ieri la sottoscrizione del capitale di Veneto Banca e ora lo controlla con una quota pari al 97,64 per cento. E qui c’è il problema, il mercato. Atlante ha impegnato metà della sua dotazione per salvare Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ma non c’è una soluzione per i 200 miliardi di crediti deteriorati. Il mercato pensa che i crediti deteriorati abbiano un prezzo troppo alto, ma nessuno in banca vuole svalutarli ancora. Per questo Atlante si sdoppierà prima degli stress test di luglio della Banca centrale europea. Deve occuparsi dello smaltimento dei crediti deteriorati. Ma a che prezzo? E poi resta la domanda: chi mette i soldi?
La questione bancaria italiana è al centro del Maelstrom. E infatti a pagina 8 del giornale della City l’editoriale è tutto per Renzi:
Il pezzo fa un’analisi impietosa della situazione (il disastro dei non performing loans, i corsi azionari da brivido, etc.), ma tende una mano a Renzi e si chiude con un avviso ai naviganti: “I partner europei dell’Italia devono mostrare comprensione”. Lo faranno? E il governo avrà un piano credibile che tiene conto della realtà del sistema bancario e dei timori dei risparmiatori? Su tutto questo, aleggia il referendum costituzionale di ottobre. Una mina politica.
Non finisce qui. Perché la Lex Column del FT è ancora dedicata all’Italia e mette il dito nella piaga: il piano da 40 miliardi del governo non basta. Gong!
I numeri sono numeri, si possono anche torturare, ma strillano. E ritorniamo al punto di partenza: i crediti deteriorati. Circa 170 miliardi. Siamo lontanissimi dal piano di 40 miliardi del governo. E il mercato sta usando una parola chiave, markdown, riduzione di prezzo. Se riduci il prezzo si ampliano i buchi nei bilanci, di conseguenza bisogna trovare soldi per riportare il capitale entro i limiti chiesti dalla Bce, ma non ci sono compratori, a parte Atlante che a sua volta non ha fondi sufficienti per fare l’operazione. Domanda: chi compra? E soprattutto: le istituzioni europee saranno rigide o flessibili? Conclusione della Lex: “Si rischia una crisi bancaria dell’Eurozona in un momento delicato per il continente”.
La via di Renzi è lastricata di botole, il premier italiano si trova a fronteggiare un titano vorace. I partiti politici giocano alla speculazione di breve periodo, sognano una caduta del suo governo. La sua sinistra interna non ha la minima idea di quel che sta accadendo nei mercati, il Movimento 5Stelle punta al caos per arrivare al voto con il propellente del risentimento popolare, Berlusconi ha un non-partito le cui pulsioni distruttive in questo momento prevalgono. Renzi è un uomo solo. E deve tirare fuori il paese dai guai. Servirebbe l’unità di tutte le forze politiche che hanno a cuore il futuro degli italiani. Non se ne vede traccia. Ma Renzi ha una sola strada possibile e deve percorrerla: il negoziato europeo e la soluzione di mercato. Se perde, perdiamo tutti.
Cinque Stelle al governo. Se Renzi perde, il Movimento 5 stelle arriva a Palazzo Chigi. Repubblica fa questo titolo d’apertura: “Cinque Stelle, sorpasso sul Pd”. Ecco il sommario: “Sondaggio Demos: al ballottaggio staccherebbero i Dem di quasi dieci punti. Crolla la destra. Gli italiani difendono la Ue: due su tre bocciano Brexit. Si riaccende la battaglia sull’Italicum”. Come vedete, il passaggio verso il caos politico è questione di un attimo.
Il Quirinale avvisa Washington: non rompiamo con la Russia. Ieri il Consiglio supremo di Difesa ha fatto il punto dello scenario internazionale. Il passaggio più importante del comunicato della Presidenza della Repubblica è questo: “Nel quadro delle misure dissuasive che il Vertice si appresta ad assumere, è emerso, nella comprensione delle preoccupazioni di alcuni alleati, il convincimento che debba comunque essere fatto ogni sforzo per salvaguardare il rapporto di cooperazione con la Russia, partner indispensabile per la composizione delle crisi nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente”. Washington è avvisata, la Russia per l’Italia è importante. Non ci credete? Occhio alla prima pagina della Stampa.
Agricoltori a Verona pro Putin. La Stampa cattura in prima pagina un fatto per niente marginale: “Gli agricoltori in piazza a fianco di Putin”. Manifestazione Coldiretti a Verona. Erano migliaia, l’embargo con la Russia costa 600 milioni al settore. Ue e Nato fanno la loro politica, ma alla fine pagano i contribuenti. E votano.
Mattarella in Sudamerica. Da oggi al 10 luglio il Presidente della Repubblica è in viaggio in Sudamerica. Qui l’agenda.
1 luglio. Primo giorno della battaglia della Somme. Prima guerra mondiale, 1916. In 24 ore di avanzata delle truppe muoiono ventimila soldati inglesi, i feriti sono oltre quarantamila. Il giorno dell’orrore.
Il Foglio sportivo - in corpore sano