Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Dopo Nizza la storia del "gesto isolato di un folle" non regge più
Titoli. Tre poliziotti ammazzati a Baton Rouge, in Lousiana, riaprono una storia che non si era chiusa con i titoli dei giornali: la divisione tra neri e bianchi in America, il finale triste dell’era di Barack Obama alla Casa Bianca e una campagna presidenziale alla nitroglicerina con la sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump in un paese prigioniero della sua distopia.
Oggi si apre la Convention repubblicana a Cleveland e gli inviati dei giornali italiani hanno deciso di scrivere tutti lo stesso pezzo. Hanno scoperto che negli Stati Uniti si può girare armati e un “tycoon di destra” sta per assicurarsi la nomination. E’ una grande festa del giornalismo collettivo. Maria Laura Rodotà sul Corriere della Sera ha la penna puntata su Trumpland e ci spiega che “Steve Loomis, ha chiesto inutilmente al governatore John Kasich un bando temporaneo delle armi per tutta la settimana”. L’inviata con un fremito sottolinea che “è vietato portare palle da tennis, bombolette spray, corde e zaini. Ma si può passeggiare con un mitra”. Federico Rampini su Repubblica non si fa fregare cita anch’egli Loomis e ci dà dentro con grande originalità: “La polizia locale ha potuto vietare durante la convention «armi improprie» come «le pistole ad acqua e le palle da tennis» (sic); ma rimane perfettamente legale girare con un kalashnikov”. Wow. Paolo Mastrolilli sulla Stampa - come la Rodotà sul Corriere e Rampini su Repubblica - cita Steve Loomis, il presidente del sindacato di polizia di Cleveland che ha chiesto il bando delle armi durante la convention. Toh, compare il nome di Nixon, non può mancare in una Convention di “un tycoon di destra”. Massimo Gaggi sul Corriere della Sera – come Rampini su Repubblica e Mastrolilli sulla Stampa – spiega che Trump dopo la strage di poliziotti a Cleveland “in un tweet piange le vittime di Baton Rouge e si chiede «quanti altri difensori della nostra sicurezza dovranno essere uccisi a causa della mancanza di leadership nel nostro Paese: noi chiediamo legge e ordine»: «Law and Order», come nel noto serial televisivo”. Il serial in realtà è sulle pagine dei giornali italiani. Va in onda sempre la stessa puntata. A reti unificate. Quando mai avremo il piacere di leggere un pezzo originale e controvento?
C’è altro? Sì, la prima pagina del New York Times:
Mark Mazzetti e Eric Schmitt sulla prima pagina del NYT si pongono una domanda: “Quali attentatori sono terroristi?”. L’articolo spiega come il messaggio di Isis – moltiplicato attraverso i social media – abbia colto nel segno: allargare la base dei combattenti a chi non vede l’ora di abbracciare una causa che dia soddisfazione al suo disagio mentale. In questa chiave, la definizione di “terrorista” cambia. E’ la fine del racconto del “gesto isolato di un folle”. Anche perché il cosiddetto “gesto” in realtà è una sequenza di stragi tutte ispirate dal messaggio sanguinario dello Stato islamico. E proprio per questo Isis continuerà ad essere una minaccia all’estero, nonostante il terreno perso in Siria e in Iraq, conta su un’arma sulla quale per ora si è fatto poco: la propaganda online. La guerra è sempre un mix di fucili e parole. A Nizza, nel frattempo, il “gesto isolato di un folle” è diventato qualcosa di più, com’era logico attendersi osservando a freddo l’esecuzione della strage. Carlo Bonini su Repubblica arriva al punto, non c’è solitudine, non c’è martirio, c’è un piano che ha “un prima, un durante e un dopo”. E ci sono complici, altre persone: “Lo dimostrerebbe del resto un ultimo sms inviato dal cellulare del tunisino a uno dei suoi interlocutori di quella notte (si tratta di uno dei 7 uomini attualmente fermati e di cui il quotidiano El Pais indica il cognome in tale Choukri). "Manda altre armi", scrive. E lo scrive cinque minuti prima di forzare il blocco che immetterà il tir bianco sulla Promenade. Dunque, quelle "altre armi" vanno "mandate" in un punto di consegna che non può essere certo il camion già in movimento”. Ottimo. Se mettete insieme il pezzo di Mazzetti e Schmitt sul New York Times con quello di Bonini su Repubblica, il “gesto isolato di un folle” sparisce ed emerge la nuova figura del terrorista. Potrebbe essere quel tipo sconnesso ma sempre connesso in rete della porta accanto. Buona giornata.
Europa e Turchia. I ministri degli Esteri europei si riuniscono a Bruxelles, dove sarà presente anche il segretario di Stato americano, John Kerry. In agenda gli argomenti non mancano, c’è attesa per capire che linea assumeranno con la Turchia. Appoggeranno Erdogan, senza dubbio, ma sulla repressione cosa diranno? Sono in corso migliaia di arresti, epurazioni, l’annullamento dell’opposizione. E’ democrazia? O è una sua mutazione definitiva in qualcos’altro?
La lira turca rimbalza. I mercati fanno la loro puntata su Erdogan. Se controlla il paese, allora c’è stabilità, se c’è stabilità ci sarà business futuro.
Chi è l’uomo che ha ucciso tre poliziotti a Cleveland. Gaving Long, 29 anni, di Kansas City, data network specialist del corpo dei Marines per cinque anni, ha lavorato nelle basi americane in Iraq e a Okinawa, in Giappone. Non ha esperienze di combattimento. Era attivo su YouTube e sosteneva la violenza come metodo di protesta dei neri contro i bianchi.
18 luglio. Nel 64 scoppia il grande incendio di Roma. La città viene distrutta. L’imperatore Nerone guarda la città bruciare, suona la lira e canta.
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