
Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
L'autoconsolazione dell'occidente che vede depressione e non terrore
San Giacomo, apostolo.
Titoli. Riepiloghiamo: strage di un giovane (depresso, franco-tunisino) a Nizza; un giovanissimo (depresso, afghano) sale su un treno con un’ascia in Baviera; un giovanissimo (depresso, tedesco-iraniano) gioca a fare il piccolo Breivik a Monaco (e c’è un altro giovane complice, afghano, depresso?); nel Baden-Württemberg un giovane (depresso, rifugiato siriano) ammazza una donna incinta con il machete; sempre in Baviera, un giovane (depresso, rifugiato siriano) si fa esplodere durante un concerto.
I giornali tra prime e seconde edizioni provano a inseguire questa scia di sangue il giorno e la notte. Corriere della Sera: “Il killer aveva un complice” (siamo a Monaco); Repubblica: “Esplosione in Baviera, almeno un morto. E’ un kamikaze, Germania nell’incubo”; La Stampa: “Strage di Monaco, fermato un sedicenne”. Il Messaggero: “Strage preparata da un anno, arrestato l’amico sedicenne del killer”. Inseguono, ma raramente spiegano. Impaginano opinioni che nel migliore dei casi sono un motivo autoconsolatorio, buone per il rosario e i funerali. Il risultato è un racconto di straniante rassicurazione (“non è terrorismo”) per cui c’è sicuramente “depressione”, siamo di fronte a dei disadattati e il percorso conduce nel sotto-testo alla conclusione che “sono vittime del sistema”. Peccato che le vittime reali siano a terra, senza vita. L’altro aspetto grottesco dell’informazione che ama deformare i fatti riguarda la cosiddetta “matrice”: se la mano che si agita nel buio è ispirata dalle farneticazioni di Isis è terrorismo, in tutti gli altri casi no, è “il gesto isolato di un folle”. Altro motivo auto-consolatorio. E invece è sempre terrore, perché si fa uso della strage come atto dimostrativo, propagazione della paura, da sempre motore sinistro della storia.
Televisioni, giornali, pensosi opinionisti, sociologi della domenica e anche del resto della settimana ci hanno spiegato, con fare accigliato, che il problema, come avrete capito, è il depresso nell’epoca della sua riproducibilità. Non la violenza, non l’assassinio di massa, non la cultura dell’odio, non l’idea di morte, non la volontà di seminare la paura, non l’inquietudine dell’assalto, non l’inoculazione dell’idea di sterminio per via elettronica, non il terrorismo come forma sempre più camaleontica di nichilismo individuale (e collettivo).
Ora accade in Germania. E forse per capire questo incubo, arrivare a toccare lo sprofondo, sarebbe utile (ri)leggere “Le veglie di Bonaventura” (Nachtwachen des Bonaventura), opera del Romanticismo tedesco, di incerta attribuzione, dove il protagonista Kreuzgang vive di notte e veglia sull’ordine della città, un mondo di pazzi battezzati con l’acqua del nichilismo. E’ un romanzo talmente nero che dopo averlo letto la vostra notte vi sembrerà luminosa.
Ma questa è letteratura classica che, come si sa, da tempo è considerata roba inutile, sorpassata, ingombrante. Per cui tutto si risolve in titoletti che fanno rima sul Guardian - “Bomb attack” (a Ansbach) e “Machete attack” (a Reutlingen) - ma allo spaesamento del cittadino (tedesco, francese, belga e altri seguiranno) non c’è nessuna risposta, anzi ve ne sono due: quella consolatoria e buonista e quella irrazionale e cattiva. La prima si nutre di appeasement e relativismo, la seconda di odio e operetta marziale. L’epilogo è un sordo digrignare dei denti in salotto, come una lima che va su e giù sulle sbarre del carcere, la chiusura della mente e l’ascesa dei partiti del rancore. Manca solo la pistolettata all’Arciduca, poi ci siamo: Sarajevo.
C’è scampo a tutto questo? Certo, ma bisognerebbe cominciare a prendere atto che l’Europa ha dei confini da controllare, presidiare, e questo non può farlo la dittatura islamica della Turchia di Erdogan, che c’è un problema umanitario al quale si risponde con atti e parole di civiltà, che l’eccesso di tolleranza con gli intolleranti provoca la scomparsa dei tolleranti e della tolleranza (Karl Popper), che le teocrazie islamiste sono incompatibili con l’Occidente, che capitalismo e stato liberale sono da migliorare e non da abbattere, che la propaganda dello sterminio e dell’odio diffusa su internet è un’arma di distruzione di massa e va fermata, che le vite virtuali producono alienazione e assassinio reali. Vaste programme, cercasi statisti. Buona giornata.
Felix Turchia. La democrazia di Erdogan è in pieno tripudio: mandato d’arresto per 42 giornalisti.
Dimissioni in casa Clinton. Il diluvio di email del partito democratico pubblicate su Wikileaks fa la prima vittima: Debbie Wasserman Schultz, presidente del comitato nazionale democratico, si è dimessa. E’ emerso che il partito lavorava per la Clinton e contro Sanders. C’è chi vede in questa fuga di dati la zampona di Putin. Per favorire Trump.
La convention di Hillary. Comincia oggi a Philadelphia. Sul palco il senatore Bernie Sanders e Michelle Obama. Mercoledì parlerà il presidente Barack Obama. Attesa per l’intervento di Michael Bloomberg. Parola d’ordine: fermare Trump.
Renzi e Padoan divisi allo sportello. Lo scrive Alessandro Barbera su La Stampa. Renzi sarebbe per una soluzione di mercato, il ministro dell’Economia per un intervento pubblico. Interessante siparietto. La cassa brucia, si metteranno d’accordo molto presto.
Verizon compra Yahoo. Fine della saga d’acquisto. Prezzo: 4,8 miliardi. Prosegue la convergenza tra telecomunicazioni, contenuti online e pubblicità. Oggi il primo giudizio di Wall Street.
25 luglio. Il transatlantico Andrea Doria si scontra al largo di Nantucket con il mercantile svedese Stockholm della Swedish America Line. Affonderà dopo undici ore.



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