Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
L'Europa sempre più vecchia e i racconti favolistici sulle pensioni
Santo Stefano d'Ungheria.
Titoli. I giornali di carta in Italia sono spiaggiati, le versioni online sono a caccia di clic olimpici. Ma le notizie corrono dove c’è chi le pubblica e sono più che interessanti. Due le peschiamo subito dal Financial Times e ci dicono un paio di cose sui destini dell’Europa e anche dell’Italia.
In Germania la Bundesbank ha detto che i giovani dovranno andare in pensione a 69 anni. In attesa di rivedere il surreale dibattito italiano sulla pensione anticipata che ci ha deliziato nei giorni scorsi, va ricordato che Germania, Italia e Giappone sono i paesi più vecchi del mondo. Quello che accade a Berlino sull’età lavorativa è per noi dunque rilevante su molti piani e va ben al di là dell’analisi dei differenti sistemi pensionistici. C’è una forza che non si piega al racconto favolistico del futuro che tendono a fare i politici, si chiama demografia. E’ la struttura della popolazione che è sempre più simile in gran parte dell’Europa, non ci sono nascite, i cittadini over 65 crescono. Zero bambini, futuro incerto:
Questo è il cruscotto di navigazione della Germania. E l’Italia come se la passa? Alla grande, ecco qui l’indice di vecchiaia secondo i dati e le proiezioni Istat (e occhio all’indice di dipendenza strutturale):
Tutto il resto è chiacchiera. E fa male alla corretta informazione degli italiani che, in verità, amano essere intossicati dalla demagogia. Poi si svegliano e si chiedono: perbacco, cos’è successo? Succede che sei vecchio e qualcuno ti deve pagare la pensione.
La seconda notizia è un memento su certe idee che circolano (anche in Italia) a proposito dei conti pubblici e della loro interpretazione. Andiamo in Grecia, la fantasilandia contabile d’Europa: Andreas Georgiou, ex capo dell’ufficio nazionale di statistica (Elstat), è sotto inchiesta per aver “minato l’interesse nazionale”. Qual è il crimine di cui viene accusato? Georgiou ha applicato le regole contabili europee. Ha cioè svelato i magheggi del governo di Atene, i suoi bilanci ultra-falsi. Al partito di Tsipras non sembra vero di poter mettere alla pubblica gogna un funzionario indipendente, un tecnico. Si sa, la politica oggi vive di cospirazioni, di “è colpa della Germania”, di “golpe dei tecnici”, di è “colpa del neo-liberismo” e bischerate simili. L’Italia ha una specializzazione sul tema. La Grecia è l’Eldorado di queste teorie bislacche ma pericolose. Scrive il Financial Times: “L’incriminazione di Georgiou riflette una cultura politica dove i fatti e i numeri sono una questione di negoziato e convenienza e non una realtà oggettiva”. I numeri sono numeri, si possono torturare, ma alla fine stoicamente raccontano sempre la verità. Non s’è levata la voce di nessun leader europeo per difendere Georgiu. E’ un segno dei tempi.
La verità l’ha raccontata con lucidità e franchezza Romano Prodi sul Messaggero l’altro ieri: “Abbiamo dato la colpa all’invecchiamento della popolazione ma i nostri dati demografici sono identici a quelli di Spagna e Germania che, nel secondo trimestre di quest’anno, sono cresciute rispettivamente dello 0,7 e dello 0,4 per cento. Abbiamo dato la colpa all’instabilità politica ma, proprio nel periodo di cui parliamo, la Spagna ha raggiunto il massimo livello concepibile di instabilità, obbligata a ripetere le elezioni ma ugualmente incapace di formare un nuovo governo. Abbiamo dato colpa alla Brexit, dimenticando che essa è arrivata solo alla fine del trimestre in questione, mentre non teniamo conto del robusto contributo positivo che viene all’Italia, paese grandemente importatore, dal crollo del prezzo del petrolio, delle materie prime e delle derrate agricole”. La colpa è sempre degli altri. Buona giornata.
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Il fallimento dell’Egitto. Mubarak, Morsi, Al Sisi. Tre nomi, una rivoluzione mancata. L’Egitto sprofonda in una crisi economica gigantesca e questo è il fallimento del generale al Sisi. Il turismo, fondamentale per un paese che non produce niente, è crollato:
Colpa del terrorismo? Certo, ma non solo. E in ogni caso al Sisi era salito al potere nel 2013 per fare quel lavoro: mettere in sicurezza l’Egitto. Finora, non ci è riuscito.
Il 6 agosto scorso The Economist aveva dedicato la copertina al caso Egitto:
Anche in questo caso, la forza della storia destinata a cambiare tutto si chiama demografia. L’Egitto ha oltre 88 milioni di abitanti con un’età media di 25,3 anni (in Italia è di 44,8 anni), oltre 28 milioni di persone sono comprese nella fascia tra 0 e 14 anni, oltre 15 milioni sono gli egiziani tra i 15 e i 24 anni. E’ un quadro comune a tutto il medio oriente. In questo scenario, le rivoluzioni non sono finite, sono appena cominciate.
Siria, Aleppo: operazioni congiunte tra Washington e Mosca. Il Dipartimento di Stato non conferma, ma l’intesa tra Stati Uniti e Russia sulla campagna militare a Aleppo sarebbe stata raggiunta.
Trump e l’Isis. Il candidato repubblicano è sotto nei sondaggi e la sua campagna per ora non dà segni di cambiamento. Ma sulla lotta al terrorismo Trump in un discorso in Ohio ha cominciato a parlare in maniera più compiuta. E l’intervento è apparso tutt’altro che ignorante. Intervistato dal New York Times, Peter Feaver, ex consigliere di Bush e docente alla Duke University, ha ammesso: “E’ sorprendentemente serio”. Novembre è lontano, la campagna elettorale lunga, Clinton resta super-favorita, ma l’October Surprise è sempre dietro l’angolo, la sfida tra Reagan e Carter è una lezione da non dimenticare mai.
Ori Olimpici. Che cosa è successo stanotte. Elia Viviani sfreccia più veloce di tutti nell’omnium (specialità del ciclismo su pista), il Setterosa (pallanuoto femminile) va in semifinale con la Russia, nel beach volley Lupo e Nicolai vanno in semifinale sempre con la Russia. Tutto quello che succede, sulla Gazzetta.
16 agosto. Nel 1896 viene scoperto l’oro nel Klondike, Yukon. Parte la grande corsa all’oro.
Il Foglio sportivo - in corpore sano