Donald Trump (foto LaPresse)

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Trump rifà il look allo staff della sua campagna elettorale

Mario Sechi
Stephen Bannon, presidente esecutivo di Breitbart, giornale online conservatore fondato nel 2007, sarà il nuovo responsabile della campagna elettorale del candidato repubblicano. Borsa: Milano ancora giù. Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

    Santa Chiara della Croce, vergine dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino.

     

    Titoli. Ci sono titoli? Sulla carta sì, in pratica ben poco. E’ il 17 agosto, lo spiaggiamento cerebrale sembra essere totale, o quasi. D’altronde, c’è un segretario di partito (Salvini) che va sul palco vestito da poliziotto, le solite liti dentro Forza Italia, il Pd che si sta grillizzando, mentre la Raggi a Roma si sta de-pentastellando con una spesa dello staff personale già fuori dalle orbite. Questa più o meno è la cifra del dibattito politico italiano in questo momento. Penoso.

     

    Proviamo a rinvenire traccia delle cose che contano. Primo caffè, Corriere della Sera, editoriale di Massimo Gaggi su Donald Trump: “Come si fa a essere equidistanti quando ci si convince che un candidato non esclude il ricorso alle armi nucleari (“perché le costruiamo se non vanno usate?”) è un pericolo pubblico?”. Di grazia, dove sarebbe l’equidistanza nel racconto della campagna presidenziale americana? Non c’è e non ci sarà. E non solo negli Stati Uniti. Il giornalista collettivo in Italia ci ha regalato cronache ciclostilate su Hillary Clinton e Donald Trump, il buono e il cattivo, la bella e la bestia, il colto e l’ignorante. Vediamo l’ultimo episodio, il discorso di Trump in Ohio sulla politica estera. Il candidato repubblicano ha continuato a esibire la stupida iperbole di Obama fondatore dell’Isis, ma quello è lo slogan elettorale, il testo del suo discorso (nessuno l’ha pubblicato in Italia) secondo Peter Feaver, ex consigliere di Bush e docente alla Duke University, “è sorprendentemente serio” e ben più documentato di tutti gli interventi esibiti dalla Clinton finora sul tema. Lo stesso New York Times non è riuscito a stroncare efficacemente Trump, perché sotto ci sono argomenti validi. Carter Page, il consigliere di Trump per la politica estera, è uno che sa il fatto suo, ha studiato all’Accademia navale degli Stati Uniti (fucina di strateghi e analisti di prim’ordine), è stato fellow del Council on Foreign Relations e ha lavorato per il Pentagono, è un esperto di energia e Russia. La parte dell’intervento di Trump su Obama e l’Isis in realtà è titolata così: “L’ascesa di Isis è la conseguenza diretta delle decisioni politiche prese dal Presidente Obama e dal Segretario Clinton”. Seguono settantasette righe supportate da quarantasei note a margine, rimandi a documenti ufficiali, discorsi, interventi, articoli, report del Congresso che sono materiale difficilmente cestinabile. L’ultimo in ordine di tempo è un report preliminare dell’indagine della Camera sulle analisi dell’intelligence americana manipolate per evidenziare i progressi (falsi) nella guerra contro Isis.  Sono quindici pagine con sedici note a margine, dove emerge una gestione dell’intelligence sul teatro di guerra da brividi: l’istituzione nel 2014, siamo in piena campagna anti-Isis in Iraq, dell’Intelligence Fusion Center, fu una scelta disastrosa che mise fuori gioco gli analisti più esperti, provocò ritardi nel rilascio dei report (necessari per i militari che operano sul campo, questione di vita o di morte) e ne fece scadere la qualità al punto da essere inaffidabili. Bisogna leggerlo, quel documento. Per sapere, per capire. Tutto questo non significa essere dalla parte di Trump (per esser chiari: non è il candidato ideale del titolare di List) ma essere dalla parte del lettore. L’America che voterà Trump non sparirà con la sconfitta di The Donald, questo è il punto sul quale non c’è alcuna risposta o, meglio, c’è un paternalismo nei confronti dell’elettore (e nel caso dei giornalisti, del lettore) che è uno dei problemi delle èlite contemporanee. Tutti in cattedra, poi l’elettore fa esattamente il contrario. C’è materia per esercitare un minimo di autocritica o no? Buona giornata.

     

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    Trump cambia tutto? Nel frattempo, il New York Times dà la notizia che Trump si prepara a una svolta nella sua campagna elettorale: Stephen Bannon, presidente esecutivo di Breitbart, giornale online conservatore fondato nel 2007, sarà il nuovo responsabile della campagna. Breitbart è una lettura obbligata per chi vuole capire cosa si muove nell’area politica dei conservatori americani, non va per il sottile, ma è sempre ben documentato. Trump è in svantaggio nei sondaggi, la sua campagna vincente durante le primarie ha mostrato tutti i suoi limiti nella corsa a due. L’arrivo di Bannon nello staff è il segno che la parte finale della corsa alla Casa Bianca sarà durissimo. Novembre è lontano, ma meno di quanto si immagini perché con l’early voting in parecchi Stati si può scegliere in anticipo il nome del prossimo presidente.

     

    Iran, la portaerei russa. E’ la notizia più importante del giorno, il Corriere della Sera la piazza di taglio (“Un avamposto russo in Iran per i raid contro ribelli e Isis”), il Messaggero fa l’apertura (“Siria, l’Iran offre le basi ai russi”) e il Sole 24Ore ha un commento di Alberto Negri che fa il punto nave: “Così Putin detta le condizioni”. E’ lo zar di Mosca a dominare la scacchiera geopolitica, questa è la realtà.

     

    Petrolio, intesa tra Russia e Arabia Saudita. Il risiko di Putin è ancor più visibile sulla partita energetica. Dopo il fallimento del vertice di Doha quattro mesi fa, i produttori ci riprovano. Il tema è sempre quello: il livello della produzione (dunque il prezzo) e il futuro ruolo dell’Iran in contrapposizione con l’Arabia Saudita. In mezzo ci sono i russi che devono tenere buoni gli ayatollah alleati nella guerra in medio oriente e rassicurare i sauditi. Parola d’ordine: riequilibrare il mercato. Traduzione: non aumentare la produzione e far risalire il prezzo.

     

    Borsa: Milano ancora giù. La faccenda è diventata perfino noiosa: il problema italiano resta la cassa. E per ora, Atlante o no, non si vede la fine della saga. I mercati a livello globale, dopo i dati sull’economia americana, si attendono un imminente rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve. Allacciate le cinture.

     

    17 agosto. Nel 1998 il presidente degli Stati Uniti viene chiamato a testimoniare sul caso Lewinsky. Dopo l’audizione, Clinton si presenta in tv e ammette di aver avuto una relazione con la stagista della Casa Bianca.