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Ricostruzione o messa in sicurezza: i paradossi economici dopo il sisma
San Luigi IX.
Lo scenario. Il bilancio dei morti è terribile, la cronaca segnala le prime inutili e strumentali polemiche, la politicizzazione del terremoto è dietro l’angolo, il governo deve varare misure straordinarie e mostrarsi all’altezza della situazione, l’ignoranza degli italiani sui temi scientifici è confermata, la Protezione civile è un pilastro insostituibile di un paese fragile.
Vittime. Ultimo bollettino della Protezione civile, ore sei di stamattina: “Le attività di ricerca sono proseguite nel corso di tutta la notte e proseguono tuttora. Il tragico bilancio delle vittime, comunicato dalle Prefetture di Rieti e Ascoli Piceno, si è aggravato: 190 sono i morti in provincia di Rieti, 57 quelli in provincia di Ascoli Piceno”.
Scosse. L’attività sismica dalle 3:36 del 24 agosto non si è mai fermata. Stamattina alle ore 5:17 c’è stata una scossa di magnitudo 4.5 in provincia di Rieti. Ci sono stati nuovi crolli a Accumoli. Ecco la localizzazione della scossa:
Perché l’Appennino trema. Lo spiega sul Sole 24Ore, senza la strabordante retorica di cui purtroppo sono pieni i giornali, Enrico Bonatti, della Columbia University: “Siamo tutti consapevoli della complessa storia geologica della nostra Penisola, che ha portato con sé una forte e frequente attività sismica, movimenti verticali e orizzontali di blocchi di crosta terrestre, formazione di catene montuose, erosione e vulcanesimo intenso. Questa complessità deriva dal fatto che la nostra Penisola si è trovata sin dall’inizio della sua storia, svariati milioni di anni fa, al confine tra grossi blocchi o zolle di litosfera terrestre, la zolla Euroasiatica e quella Africana, con in più il relitto di un’antica litosfera oceanica. Queste diverse zolle, spinte da movimenti del mantello terrestre sottostante, nel tempo si scontrano o si allontanano l’una dall’altra. I terremoti sono causati da questi movimenti”.
Le placche tettoniche. I blocchi di cui parla Bonatti sono questi:
Soldi. Ne servono e serviranno molti per aiutare chi ha perso tutto e per la ricostruzione. La Protezione civile ha attivato Sms solidale. Donate e fate girare il banner.
Titoli. Sono quasi tutti uguali. O retorici o polemici. Corriere della Sera: “Morti e paesi cancellati”; Repubblica: “Come una guerra”; Messaggero: “Straziato il cuore d’Italia”; Carlino-Nazione-Giorno: “La tragedia e il coraggio”; Il Sole 24Ore: “Terremoto devasta il cuore dell’Italia: almeno 159 i morti”; La Stampa: “L’Italia ferita”. Il Fatto quotidiano: “Un altro terremoto. E i soliti coccodrilli”. Libero: “Sempre impreparati”. Il Mattino: “La strage nel paese d’argilla”. Avvenire: “Scosse letali. Italia alla prova”.
Il terremoto percepito. Giuliano Ferrara sul Foglio, scrive un pezzo sul “terremoto percepito”, a Roma. E’ un gioiello sulla distanza, la fortuna e l’uomo che si interroga di fronte alla potenza della natura, alla sua fragilità: “Il terrore, il dolore, l’angoscia e la disperazione non ti appartengono se non per uno spostamento di significato e di sentimento, sono metafore, in quanto romano te la sei cavata ancora una volta, la città come dice tua moglie è eterna, forse, non è utile a nessuno che tu sia informato nell’estremo dettaglio notturno di quello che accade, casomai servono soldi, e si vedrà domani, o sangue, ma non quello di un diabetico, chissà, provi a dormire all’alba con scarsi risultati e abbondanti cattivi pensieri. E’ stato il tuo stanco e prevedibile itinerario nel terremoto percepito, a Roma, la città dove per grazia di Dio vige solo la percezione, come quando successe all’Aquila, come altre volte, ma non la cosa, non l’orrore, non l’ordalia della terra che si muove e devasta quello che le è poggiato fragile sulla crosta, la civilizzazione”.
Terremoto e paradossi economici. Titolo su Milano Finanza: “Il paradosso del terremoto: le spese per la ricostruzione non incideranno sul deficit e daranno una mano al pil”. E’ l’articolo più interessante e utile pubblicato sui quotidiani. Il passaggio chiave è questo: “La contabilità della ricostruzione ha a che fare con le disposizioni del nuovo articolo 81 della Costituzione, in cui si prevede la deroga all'obbligo del pareggio di bilancio, facendo dunque ricorso all' indebitamento, solo quando si debbano fronteggiare un ciclo economico o circostanze eccezionali. Tra queste ultime, sono espressamente considerate le gravi calamità naturali. Spetterà al Parlamento, con una conforme deliberazione di Camera e Senato assunta a maggioranza dei rispettivi componenti, dichiarare che si versa in una delle citate situazioni. Anche il Fiscal compact, ma in maniera più generica, considera due circostanze eccezionali che consentono di derogare all' obbligo di pervenire al pareggio strutturale del bilancio: si tratta degli "eventi inconsueti non soggetti al controllo della parte contraente interessata che abbiano rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione", e quindi nel nostro caso delle gravi calamità naturali. La deviazione temporanea è ammessa, purché non comprometta la sostenibilità del bilancio a medio termine. Nel caso di gravi calamità si attiva la clausola di flessibilità che consente di peggiorare il deficit congiunturale, ma si deve trattare infatti di spese una tantum, che si esauriscono con la soluzione del problema insorto. Tutte le spese pubbliche e le sovvenzioni concesse ai privati a seguito di una calamità naturale concorrono a far aumentare il prodotto, dacché mobilitano risorse materiali e umane che altrimenti sarebbero rimaste inerti. A differenza di qualsiasi investimento, o altra spesa pubblica, di questi interventi non si tiene conto ai fini del rispetto degli obblighi costituzionali ed internazionali sul pareggio di bilancio. La considerazione è ancora più amara se si pensa che le spese edilizie volte alla messa in sicurezza a fini antisismici, sia che derivino da spese pubbliche dirette, sia che dipendano da detrazioni di imposta a favore dei privati che le effettuino, non hanno lo stesso trattamento di favore”. Sì, è un paradosso.
Il Foglio sportivo - in corpore sano