Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Draghi prova a dare risposte sulla crescita a rilento dell'Ue
Titoli. La demografia corre come il vento, cambia lo scenario, sposta il centro degli interessi, apre l’èra del sotto-sopra, sparge dilemmi che scintillano come legna che arde nel camino dell’occidente: che fare? Tre segnali brillano a intermittenza nella tempesta di sabbia della cronaca: gli inglesi costruiscono un muro a Calais, Donald Trump vuole aumentare la spesa del Pentagono in navi e aerei, l’Unione europea balbetta qualcosa sulla Difesa comune.
Sui giornali italiani fa titolo la muraglia inglese: “A Calais un nuovo muro” (Corriere della Sera); “Migranti, Londra paga il muro di Calais” (Il Messaggero); “A Calais un muro contro i migranti” (Il Sole 24Ore); “Migranti, arriva il muro degli inglesi” (La Stampa), ma il quadro, come vediamo, è un movimento di soggetti dominati dall’idea della minaccia e della paura, il segno dei tempi, la forza motrice che sta spingendo il treno della storia verso direzioni fino a pochi anni fa impensabili: la rottura del patto tra Ue e Regno Unito, la Brexit; l’ascesa di un repubblicano atipico come Trump; l’Est europeo che dopo aver aderito all’Unione e averne tratto enormi benefici, la mina con il neo-nazionalismo; l’eterno ritorno della Russia e della sua sfera d’influenza; le inquietudini della Germania con il suo Heartland e il risveglio dello spirito che chiude la porta, invoca ordine e nuovi spazi; la perdita della ragione della Francia, divorata dal suo laicismo e dal nemico interno dell’islam disintegrato. Tra otto giorni questi temi saranno nell’agenda del Consiglio europeo di Bratislava (establishment), poi tra meno di un mese si materializzeranno il 2 ottobre, lo stesso giorno, nel voto presidenziale in Austria e nel referendum dell’Ungheria sulla politica migratoria della Ue (il popolo). E’ la rottura di questo intimo legame tra establishment e popolo il corto-circuito del presente. Chi lo ripara? Non si sa. Più che la difesa, per ora di comune c’è solo la paura.
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Draghi Day. Si riunisce il board della Banca centrale europea. Tutti si chiedono cosa farà Mario Draghi. I dati sull’impatto della Brexit per ora contrastano con l’Armageddon, ci sono segnali che indicano un raffreddamento nei prossimi mesi, ma si naviga a vista e il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, ha rassicurato sulla bontà degli interventi di politica monetaria e la solidità dell’economia britannica. Il quadro della crescita europea però è preoccupante per l’Italia (produzione a zero nel secondo trimestre) e la Francia (sempre zero nel secondo trimestre), la Spagna è sempre senza governo (ma cresce ancora), il Portogallo caracolla sempre con le sue finanze e banche, la Grecia è un dilemma e Tsipras continua a fare il tira e molla sulle riforme, la produzione della Germania in luglio ha avuto il calo più basso degli ultimi due anni. C’è il bazooka, ma tutti si chiedono se Draghi abbia ancora proiettili d’argento da sparare, si attende un’estensione del Quantitative Easing. Oggi vedremo.
Grilleide. Titoloni d’apertura sui giornali, commenti accigliati dei direttori, ma è chiaro, lampante, sicuro, solido, che Beppe ha fatto o' miracolo. E’ tutto a posto, non è mai successo niente: la giunta Raggi è come nuova, l’assessore indagato (la Muraro) resta al suo posto, che nel suo caso bisogna leggere le carte (e per gli altri c’è la forca in piazza) e basta con il grido “onestà onestà” e sì, cari militanti, tranquilli, vigileremo, ma lo streaming no, è una cosa sorpassata dalla storia e, mi raccomando, tutte le bugie sono condonate. Luigi sapeva? eeeeeh vabbuò, cosa sono tutti ‘sti dettagli… certo, di Maio non sa leggere quello che gli mettono sotto gli occhi e si sente prontissimo a fare il premier e questo è indubbiamente un problema di diottrie politiche e quoziente di intelligenza, ma siamo sereni, cittadini, perché il più colto e preparato di tutti, il Dibba, è sceso dal motorino con l’aria di uno che la sa lunga, un sovranista rurale, uno che ha mangiato quello che ha coltivato e coltivato quello che ha mangiato e, si capisce, ha appena fatto le scarpe a Di Maio ed è stato acclamato dal congresso di fisica spaziale pentastellata e quindi il leader c’è, e poi, dai, c’è da seguire il percorso di innovazione manageriale dell’assessore al Bilancio, sì, De Dominicis, il magistrato, quello della famosa inchiesta (nell’acqua) delle agenzie di rating, lui promette di fare faville. Virginia? Sta benissimo, sorride, non sa che dire, ma guarda che tratto istituzionale, ammira come pubblica con eleganza comunicati su Facebook e rimira quel soave post scriptum con cui butta giù dalla scala del Campidoglio (tranquilli eh, rientrerà dalla finestra) il fido Marra, quello che con grande arguzia metereopatica accusò il caldo d’agosto per gli errori della giunta. Il solleone, che nemico. Come i poteri forti. Dopo Alemanno sepolto dalla neve, dopo Marino allagato, sembrava impossibile continuare con i disastri innaturali. Invece no, a Roma c’è sempre qualcosa che va ai confini della realtà: c’è Raggi.
America. Trump e Hillary in difesa. Era il giorno del “Commander in chief forum” organizzato dalla rete televisiva Nbc nel set dell’Intrepid Sea, Air, and Space Museum. I due candidati non si sono confrontati direttamente nel dibattito elettorale, ma in separati interventi hanno spiegato la loro politica per la Sicurezza e la Difesa. Hillary si è dovuta ancora una volta difendere per il mailgate, Trump ha detto che aumenterà la spesa per la forza navale e aerea. In entrambi si vede prevalere l’idea di fortezza America.
Europa. La Difesa che non c’è. Il commissario Ue alla Politica estera Federica Mogherini ha dato un’intervista a Repubblica. Come sempre, poche idee, ben confuse. Il problema si chiama Nato e il timer è innescato in America. Se Trump dovesse vincere le elezioni presidenziali, cosa succede all’Alleanza atlantica? Tema che resta sul campo anche in caso di vittoria di Hillary Clinton. Sul National Interest, uno scenario preciso sulla sottovalutazione del tema da parte dell’amministrazione Obama e sul sonnambulismo militare dell’Europa.
8 settembre. Nel 1943 Pietro Badoglio annuncia l’Armistizio. I nemici diventano amici, gli amici diventano nemici. Stupendo riassunto della guerra all’italiana, “Tutti a casa”, regia di Luigi Comencini, soggetto di Age & Scarpelli, un immenso Alberto Sordi. Qui il video.
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