Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
L'incognita Consulta sull'Italicum
Santissimo nome della Beata Vergine Maria.
Un paese per vecchi. Le pensioni. Sì, in un paese con zero crescita e disoccupazione giovanile al 39,2 per cento il dibattito politico è sulle pensioni. Leggere i giornali è catapultarsi in un mondo senile, dove i giovani esistono nella retorica elettorale, ma nella realtà il principale obiettivo dei residenti è quello di staccare l’assegno del buon riposo. Chi paga? Chi resta, finché la barca va. I quotidiani fanno il titolo sulle progressive sorti del pensionando, si sta tutti a casa, accendiamo la tv, birra, noccioline e forza Totti. Il Corriere della Sera ha un titolo che ricorda qualcuno: “Pensioni, l’anticipo è per tutti”. Passa il tempo, si chiudono le ère politiche, ma c’è sempre qualcosa in più per tutti in Italia, allegria. D’altronde, se i lettori rimasti hanno una certa età, è a loro che si parla, gli altri non esistono. Carlino-Nazione-Giorno non si fanno sfuggire il tema: “Pensioni, ecco cosa cambia”. Il Messaggero, imbattibile in fatto di negozio e ministero, apre la prima: “Pensioni flessibili, tagli fino al 18%”. Bene. E’ per tutti, perdinci, il Bengodi anticipato. Ma proviamo a immaginare il travet che ha una vita riparata dai rovesci della contemporaneità, quasi priva di scadenze fiscali, a zero concorrenza, orario fisso e ultra-sindacalizzato. Se ne va? Forse. E se lascia il posto, dopo che fa? Per molti, le vie del lavoro in nero sono infinite. Sono domande che lasciano spazio all’immaginazione degli italiani, alla loro creatività a spese altrui, alla loro furbizia con scasso dei conti pubblici. Saranno liberati posti per i giovani, obiettano, quelli che la sanno lunga. Illusioni. Prima o poi, finita la sbornia da fase elettorale, tornerà la realtà. Un gong che s’annuncia colossale. Sarà il debito a suonare la sveglia (ancora una volta) per tutti: nei primi sei mesi del 2016 è salito di altri 77 miliardi di euro, ha toccato il livello massimo di sempre: 2.249 miliardi di euro.
Il fu Italicum. Renzi ha finalmente preso atto che la legge elettorale è da cambiare. Per ragioni di sistema e per tattica politica. Consegnare il paese ai grillini (in calo, ma meno di quanto si immagini) è operazione da Dottor Stranamore della politica, ma in realtà la “disponibilità totale” di Renzi in questo frangente serve a vedere le carte della minoranza del suo partito. D’Alema troverà il modo per continuare il gioco del logoramento? Forse, ma ora è visibile la totale assenza di un vero disegno politico, tutto si riduce a far cadere dalla torre il segretario del Pd. E il resto si vedrà. Si può cambiare in corsa l’Italicum? Sì, con qualche scoglio istituzionale da superare. Lo fa notare Repubblica: “Renzi: proposta sull’Italicum. Ma la legge rischia alla Consulta”. Eccolo, il problema istituzionale: la Corte Costituzionale si riunisce il 4 ottobre e potrebbe bocciare una parte dell’Italicum e dunque “dettare” le modifiche. E’ un vincolo totale? No, ma bisogna inventarsi una nuova legge elettorale in poche settimane, prima del referendum. Siamo nel classico rebus istituzionale e tutto si conclude nei prossimi tre mesi: Consulta, Referendum, Sì (resta il governo Renzi), No (arriva un governo di scopo orchestrato dal Quirinale). Tanti auguri.
Hillary è nei guai. Ha problemi di salute e Trump sta salendo nei sondaggi. La Stampa dà giustamente grande spazio alla storia del malore della Clinton durante le celebrazioni dell’11 settembre, a New York. Bollettino medico: polmonite. Le immagini sono impressionanti.
Hillary è immobile, poi barcolla, quasi si piega, viene aiutata a salire in macchina. Due ore dopo, esce dall’appartamento della figlia Chelsea e dichiara di star bene. Ma gli impegni elettorali in California sono stati cancellati dalla sua agenda. L’effetto sulla campagna presidenziale è chiaro: il suo stato di salute è diventato un tema di dibattito che si aggiunge alle sue disastrose dichiarazioni sugli elettori di Trump: “Un branco di miserabili”. La Clinton si è scusata, ma la frase resta, il danno è fatto e Trump ha subito colto l’occasione per mettere a segno lo smash.
While Hillary said horrible things about my supporters, and while many of her supporters will never vote for me, I still respect them all!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 10 settembre 2016
La strategia della Clinton dà segni di debolezza crescenti, la candidata democratica non dà una conferenza stampa standard da quasi 300 giorni, è in seria difficoltà per le rivelazioni del mail-gate, la corsa per la Casa Bianca è più aperta che mai.
Libia Felix. Haftar attacca la Mezzaluna petrolifera. E’ uno degli argomenti più caldi per l’Italia, dovrebbe fare titolo (e che titolo), ma il giornalismo collettivo ha colpito ancora e le prime pagine sorvolano i gravissimi fatti di ieri: le truppe del generale Haftar hanno attaccato le strutture della Mezzaluna petrolifera, il governo Serraj si è riunito nella notte per ordinare un contro-attacco che per ora non c’è stato, Tripolitania e Cirenaica sono sempre più separate. La gestione delle risorse petrolifere è al centro dello scontro. Come avevamo previsto su List, l’unità della Libia non è un’operazione di un giorno e la battaglia (ancora in corso, la città non è liberata) con i miliziani di Isis a Sirte non risolve il problema della stabilità del paese perché la Libia è una polveriera dove combattono decine e decine di fazioni armate, la dimensione dello stato libico è quella dei clan e delle tribù. Se il governo dell’Onu non trova un accordo con Haftar, la pace resta un miraggio. Il generale è una vecchia conoscenza della Cia, cosa faranno gli Stati Uniti? Mistero.
Polvere di stelle. La scorta della Raggi (con la spesa), il direttorio che (forse) non c’è più, l’inchiesta su Ama (ricca di sorprese) e anche un caso diplomatico con la comunità ebraica. Il sindaco di Roma è nei guai, se li è procurati con il concorso del suo strano partito che ora mangia la polvere delle tempeste che ha sollevato: i politici non possono avere la scorta (la Raggi ce l’ha), gli indagati devono dimettersi (l’assessore Muraro è indagata), trasparenza e streaming in tutti i partiti (spariti dal Movimento 5stelle). E’ la miseria della propaganda politica che diventa il monumento dell’inetto al potere.
12 settembre. Papa Benedetto XVI tiene all’Università di Ratisbona il discorso su “Fede, ragione e università - Ricordi e riflessioni”. “Non agire "con il logos" è contrario alla natura di Dio”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano