Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Il circo tutto italiano dello scontro tra Renzi e l'Anpi
Santi Cornelio papa e Cipriano vescovo.
Titoli. In Italia le rivoluzioni durano un giorno, poi tutto torna come prima, si rivela l’operetta. Così i 5 Stelle oggi appaiono quello che sono: ciarlatani da Far West senza un’idea, intenti a farsi le scarpe gli uni con gli altri. Dibba e Di Maio, la Lombardi e la Raggi. E’ un dramma che svanisce in una risata, con i titoli finali che scorrono rapidissimi, la coda di un topo che guizza nel cassonetto della monnezza. Corriere della Sera (“Raggi, attacco dai 5 Stelle”) e Messaggero (“Caso Raggi, M5s in frantumi”) aprono la prima pagina sulle vicende degli scalmanati allievi di Grillo, ma la sensazione è che non ne valga più la pena, di seguire le idiozie quotidiane dei pentastellati romani. Chi li vota non legge i giornali, è ancora in fase d’abbaglio e divinazione, chi non li vota vede confermata l’idea che se ne era fatto. Quello che resta ed è interessante è lo scenario in cui si muove il partito del rancore e della bugia. Il Financial Times ne traccia un percorso, da una pagina all’altra. Un reportage di Edward Luce da Hazleton, Pennsylvania, racconta il declino di una città americana con troppi immigrati e poco lavoro che vota per Trump. Uno sfoglio e ta-dà, ecco una pagina intera sul Consiglio europeo di Bratislava che si apre oggi ha un titolo eloquente: “EU populism moves from fringe to mainstream”, il populismo un tempo ai margini oggi è al centro del dibattito. Mancano poche settimane al voto in America e il calendario presenta scadenze importanti anche in Europa. Trump è in vantaggio in Ohio e Florida, due stati-chiave per l’elezione, corre nei sondaggi e la sfida alla Casa Bianca è ormai apertissima, mentre nel Vecchio Continente bisogna tenere d’occhio la Germania più che la Francia e l’Italia. Berlino vota domenica e tutti guardano al risultato dell'Afd che viene dato in forte ascesa anche nella capitale tedesca. E’ il partito nazionalista di Frauke Petry che può dare lo scossone, perché c’è un pezzo di borghesia tedesca che comincia a guardare a questa donna, mamma, imprenditrice, chimica e leader politica come a una scelta più conservatrice. Un cambiamento nella mappa della politica della Germania, questa è la potenziale frattura dell’Europa. Certo, poi ci sono il lepenismo e la Francia, il grillismo e l’Italia, l’inettitudine e la sfortuna di Hollande, il referendum su se stesso e le bischerate di Renzi, ma il centro di tutto resta la Germania. Perfino la Brexit, un momento drammatico, ha preso un tratto comico, con Farage e i Brexiter che a due mesi dal voto non sanno dire che cosa sia esattamente la Brexit e la stessa Theresa May, catapultata a Downing Street al posto dello sciagurato etoniano, David Cameron, è ancora ferma alla formula “Brexit is Brexit”. What else?
Il Consiglio europeo di Bratislava oggi serve (forse) a dare un minimo di senso alla zuppa inglese, stabilire due regole chiare, vedere le carte dei paesi dell’Est che dopo aver incassato i miliardi dei fondi europei alzano muri e rompono la cooperazione su molti fronti, serve a testare l’efficacia della leadership di Angela Merkel, ammaccata ma insostituibile. Di fronte a tutto questo, la Raggi e la sua compagnia clownesca assumono la loro reale dimensione: sono un circo di periferia. Buona giornata.
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L’Anpi e l’Italia. Ecco, se volete la dimensione del problema culturale italiano, il circo in un’altra sede, basta leggere il titolo d’apertura di Repubblica: “Renzi, scontro con l’Anpi. A casa solo se sfiduciato”. Scontro con l’Anpi, cribbio. Il paese che ha la terza economia d’Europa, la seconda per manifattura, è impegnato in un titanico duello con l’Anpi, i partigiani, i fazzoletti rossi, la Costituzione trattata come un totem e la tribù che balla mentre là fuori dall’accampamento ci sarebbero parecchie cose da fare. Non ci salveranno gli altri, non arriverà di nuovo il Settimo Cavalleggeri, perché i salvatori di un tempo non ci sono più e hanno i loro guai da risolvere, altro che Anpi.
America. Torna Hillary. I sondaggi sono micidiali, Trump corre, è in testa in Ohio e Florida, avanti di sei punti nel sondaggio nazionale del Los Angeles Times, pari in quello del New York Times. La candidata democratica torna in campo per tappare la falla. Ci riuscirà? Non è un lavoro semplice, perché i suoi elettori sono meno motivati di quelli di Trump. L’ultimo sondaggio del New York Times ha uno scenario interessante: The Donald è visto sì come un rischio, ma anche come un’opportunità per dare una scossa all’establishment di Washington.
Germania 1. I guai di Deutsche Bank. Il colosso del credito tedesco negli Stati Uniti ha un potenziale tsunami: 14 miliardi di risarcimenti per aver ingannato i risparmiatori con la sottoscrizione di mutui. Il dipartimento della Giustizia americana bussa alla porta, Deutsche Bank fa sapere di non voler pagare per ora. La disputa è in tribunale, il titolo in Borsa va giù.
Germania 2. I guai di Volkswagen. Il diesel-gate non è stato ancora assorbito, arrivano i tagli. Seicentomila dipendenti in tutto il mondo, oltre 27 mila in Germania, il gigante dell’auto ha un piano di ristrutturazione. Numeri ufficiali non ce ne sono, Handelsblatt cita un primo taglio di tremila dipendenti amministrativi.
Auto, perché la Silicon Valley perderà la sfida. Apple, Google, Tesla e gli altri titani della tecnologia stanno andando incontro alla realtà: fare automobili è un mestiere difficile, per guidarle serve ancora l’uomo e i costruttori tradizionali sono entrati nel business tecnologico applicato all’auto. E lo fanno meglio. Google e Apple non hanno neanche un modello in circolazione, Volvo sì e gli altri stanno arrivando. Soluzione per Google e Apple? Comprarsi Tesla. E non basterà, perché fare auto significa assumere lavoratori, confrontarsi con relazioni industriali ben diverse da quelle della Silicon Valley, essere imprenditori più responsabili e meno pieni di se stessi. Su Quartz un paio di cose da sapere su questa sfida.
16 settembre. Nel 1949 esce il primo episodio di Wile E. Coyote e Beep Beep. Una vita passata a rincorrersi, invece di amarsi.
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