Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Che fine farà il quantitative easing?
San Cornelio.
Titoli. Oggi si riunisce il board della Banca centrale europea. Alla fine della riunione ci sarà la conferenza stampa di Mario Draghi. Cosa bisogna tenere d’occhio? C’è una sola grande domanda, che poi ne innesca altre, ma fermiamoci alla principale: che fine farà il quantitative easing? Il programma d’acquisto di titoli di stato da parte della Bce scade a marzo 2017, ci sono state nei giorni scorsi voci robuste su un rallentamento del piano, poi smentite, ma è un fatto che i tedeschi non lo amano e l’avvicinarsi della scadenza elettorale per Berlino significa anche dare un colpetto a Draghi, da destra e da sinistra. Insomma, il taglio ci sarà o no? L’economia europea dice che non è tempo di tapering, ma la politica ha un’altra agenda e la storia spesso non coincide con i numeri. E’ uno scenario che interessa l’Italia? In piena battaglia referendaria sembra di no, ma in realtà si tratta della bombola d’ossigeno alla quale siamo attaccati da parecchio tempo: nelle casse della Bce ci sono 164 miliardi di euro di titoli di stato italiani. Oggi non succederà niente (forse), i tassi resteranno fermi, ma ogni sospiro, battito di ciglia, frase spezzata o lanciata da Mario Draghi sarà un segnale per il futuro.
Sui giornali restano spezzoni di presente, a dire il vero c’è una patina spessa di passato, la sensazione di aver letto le notizie di ieri, più di qualcosa che non torna. Il primo caffè e il Corriere della Sera parlano di Libia: “Patto con Tripoli, gli aiuti italiani”. Ok, c’è tanta buona volontà, ma chi comanda nel paese che fu di Gheddafi? A questa semplice domanda non c’è una risposta. Serraj controlla si e no il quartiere governativo a Tripoli. Il resto del paese è nelle mani delle tribù. Chi comanda? Bisogna citofonare i francesi a Bengasi, campanello del generale Haftar. Altro? Su Repubblica c’è il titolo più interessante del giorno: “Il Paese rimasto senza bambini. In sei mesi crollo record di nascite”. Eccola, la realtà, inesorabile, puntuale, onesta. E’ quella di un paese che ha un terribile problema demografico che si sposa indissolubilmente alla crescita economica, è un problema che ha un nome, Italia, e un cognome, futuro. Quello del nostro paese sarà costruito da nuovi italiani che non hanno una storia familiare nata in Italia. E’ la storia che mostra il suo volto di domani, solo che noi non vogliamo riconoscerlo. E poi cos’altro c’è in pagina? La guerricciola tra Unione europea e governo italiano sulla legge di Bilancio. Sì, fila alle edicole. Due titoli, uno di Repubblica (“Braccio di ferro tra Ue e Italia sulla manovra”) e uno della Stampa (“Renzi rilancia la sfida all’Europa”), non fanno sparire il già visto, sentito, tritato. E poi che volete che faccia la Commissione? Siamo al “che fai, mi cacci?” applicata alla contabilità europea. Non ci sarà un vero scontro perché nessuno può permetterselo: il presidente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker è preoccupatissimo per la tenuta stessa dell’Unione, alla Grecia sono state abbuonate riforme non fatte e per Atene si è allargato ancora il cordone della borsa, il Portogallo ha problemi serissimi (Draghi ne parlerà?) con il rating dei suoi titoli di Stato, la Francia è nei guai, ma cosa volete che accada? Niente, finché Parigi e Berlino non risolvono i loro problemi elettorali. Ecco perché Renzi ha spazio per fare la sua giostra.
Cose singolari, originali, de popolo, de core, de bottega e de panza? Caffè ar vetro e Il Messaggero, cronaca di Roma, pagina 39: “Raggi, nuova grana sul capo di gabinetto”. No, dai, ancora? Sì, ecco il doppio sommario: “Per il ruolo della Raineri il sindaco punta su Luca Uguccioni: a Bologna finì nella bufera come l’uomo dalla poltrona d’oro. Travolto dalle polemiche per l’acquisto con i soldi del Comune di una sedia da 1.500 euro per l’ufficio, fu costretto alla retromarcia”. E’ ufficiale, le selezioni dei dirigenti grillini avvengono attraverso l’iscrizione a un albo speciale che contiene storie di uomini straordinari incorporati alla poltrona che in men che non si dica si trasforma in catapulta online. C’è un gran finale? Ma certo, un titolone sulla Gazzetta del Mezzogiorno, vera leccornia per i lettori: “La Xylella sbarca a Ostuni”. La Xylella. Sbarca. Un batterio trasformato in battello. Buona giornata.
Il Consiglio europeo. Andrà a vuoto, le conclusioni saranno deludenti. Si capisce dai minuetti diplomatici in corso e dai documenti diplomatici che il titolare di List ha potuto visionare. Ci sarà un po’ più di enfasi sull’immigrazione, ma solo perché l’Italia ha insistito in fase di progetto delle conclusioni. E’ l’esordio di Theresa May e anche sulla Brexit ci andranno piano: nessun intento punitivo, riaffermazione del valore del mercato unico europeo, dei principi di libera circolazione e accesso. Ah, perbacco, ci sarà una fiera discussione sulle sanzioni contro la Russia. Che finora hanno avuto un solo effetto: rafforzare Vladimir Putin. Quale sarà dunque l’esito finale del consiglio? Tutto fermo.
Renzi e l’Europa. In ogni caso, il premier Matteo Renzi sfrutterà l’occasione per fare campagna elettorale. E’ più che logico, è vitale. Su migranti, flessibilità/austerità e Russia avrà l’occasione per lanciare i suoi messaggi all’elettorato. Non parla ai partner europei, ma agli italiani. Il suo discorso con i giornalisti corrisponderà alla politica e alle cose dette durante il Consiglio di Bruxelles? Solo in parte, forse perfino zero. Renzi è impegnato in una sfida più grande di un singolo appuntamento europeo: la sopravvivenza del suo governo all’appuntamento del referendum del 4 dicembre. Agli studenti della Johns Hopkins Renzi ha detto che bisogna elevare il dibattito politico. Non sembra questa l’ora esatta, almeno in Italia.
Trump-Clinton. Elevare il dibattito? Non in America. Terza sfida in tv tra Trump e Clinton, ancora una volta un confronto tra sordi. I candidati parlano ai rispettivi elettorati, si ignorano, non si danno neppure la mano, The Donald fa il suo acuto dicendo che non riconoscerà la vittoria di Hillary. Chi ha vinto? Nessuno. La corsa alla Casa Bianca si avvia alla conclusione con una strana sensazione di incompiuto. L’elezione della Clinton (forse) non ha concluso un ciclo politico che si è in realtà aperto con l’ascesa di Bernie Sanders nel Partito democratico e il prendo il piatto e vinco tutto di Trump nel Partito repubblicano. E’ successo qualcosa di irreparabile, è cambiato l’elettorato americano.
Gli influencer. Si discute con grande profondità sugli influencer. List non può sottrarsi a questo dibattito fondamentale per le sorti dell’umanità. Allora, riepiloghiamo: Luigi Di Maio non si esprime sulla Corsa alla Casa Bianca perché, perbacco, non vuole influenzare l’elettore americano, lui, Di Maio. In effetti a Dallas stanno valutando con attenzione la linea politica dei 5Stelle. Comunque, Di Maio ha deciso e tutti gliene sono grati, non influenza. Barack Obama dice che vota Sì al referendum costituzionale, dunque egli influenza. Se finisce come nel Regno Unito… In questo gioco di influencer, Donald Trump riesce a superare tutti, anche il problema del voto: ha detto che non riconoscerà l’eventuale vittoria di Hillary Clinton. Conclusione dei grillini: le elezioni americane non ci sono mai state, era fiction.
Scommettere in grande, vincere alla grande. C’è qualcosa di interessante e positivo sul nostro paese nella stampa estera? Sì, è la storia di Eni in Egitto, la scoperta off-shore del mega-giacimento di gas, Zohr, delle scoperte in Mozambico, in Ghana, in Venezuela. E’ in fondo il destino dell’ad dell’azienda, Claudio De Scalzi, il diario di un esploratore. E’ una storia italiana raccontata dal New York Times.
20 ottobre. Nel 1935 Mao Tse-Tung termina la Lunga Marcia e diventa il capo della rivoluzione cinese.
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