Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Così i telefoni comprano news, immaginario (e libertà)

Mario Sechi
L’acquisto di Time Warner da parte di AT&T (85 miliardi di dollari) è un segnale della contemporaneità: i telefoni comprano le notizie, plasmano l’immaginario, il real time del dominio assoluto delle aziende hi-tech. Possibile? Già fatto. Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

    San Gaudenzio

     

    Titoli. C’è la manovra e c’è la lettera di Bruxelles. La maggior parte dei quotidiani da tre giorni non si schioda da questo tema. Il rosario dei titoli è una perfetta camomilla istituzionale, con guizzi di notevole fantasia tipografica. Corriere della Sera: “L’Europa deciderà dopo il voto”, una non-notizia; La Stampa: “Braccio di ferro con l’Ue. L’Italia aumenta i tagli per evitare il richiamo”, siamo alle ipotesi su una manovra che è già un’ipotesi in molti dei suoi capitoli; Carlino-Nazione-Giorno fanno il titolo in stereofonia: “Renzi snobba la lettera Ue”, e si parla di lettera che non è ancora arrivata a Palazzo Chigi; il caffè ar vetro e Il Messaggero non conducono a miglior risultato: “Manovra, le richieste di Bruxelles”, e non essendoci ancora la lettera, le richieste non sono note ma si tira a indovinare;  spunta inesorabile il bricolage fiscale sulla prima pagina del Sole 24Ore: “Sanatoria delle cartelle: ecco quanto si risparmia”. C’è qualcuno che prova a cambiare spartito? Repubblica e decisamente bene. Apertura sugli sbarchi di migranti: “Migranti, è record di sbarchi. Il Viminale: siamo al collasso”, titolo di spalla con un’intervista del direttore Mario Calabresi a Virginia Raggi, sindaco della Capitale: “Non sono perfetta in tutto, ma vincerò la sfida di Roma”. Vedremo quale sarà il futuro penstastellato in Campidoglio. Per ora è concreto come una scia chimica.
     

    C’è altro da segnalare nello sfoglio della giornata? C’è un po’ di impaginato agricolo qua e là, tutto molto curioso: un’incursione nel settore dei cereali della Verità: “La Turchia ci ruba gli spaghetti” (storia di importazioni di grano); un trattato di olivicoltura sulla Gazzetta del Mezzogiorno: “La Xylella in Puglia, emergenza infinita” (il caso è quello di un singolo ulivo da abbattere). L’altro, l’invasore: lo straniero e il batterio invisibile.

     

    In pagina spuntano frammenti, dettagli, che raccontano lo stato dell’Italia, le sue paure, le sue tensioni, il suo smarrimento e la sua assenza totale di memoria. Su Repubblica, una storia che dovrebbe far riflettere: Goro e Gorino, due paesi del Delta del Po ferrarese, hanno fatto le barricate per respingere l’orda di temibili invasori del Nord Africa: dodici mamme con i loro bambini. Sono state respinte. E’ il segno dei tempi. E fa venire i brividi. 

     

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    Che succede sul titolo Mps? Titolo di Milano Finanza: “Mps alla riscossa: +100% in sei giorni”. Notevole. Domanda: le variazioni anomale delle quotazioni di Borsa sono solo al ribasso? No, ma la liturgia dell’accensione del faro da parte della Consob è a senso unico (ribasso). E il piano per risanare la banca? Eccolo, è quello di JP Morgan: 2.600 dipendenti in meno e chiusura di 500 filiali. Il cda di Mps ha convocato il prossimo 24 novembre l'assemblea straordinaria per approvare l'aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro. Funzionerà?

     

    Mercato? I telefoni comprano news, immaginario (e libertà). Dove comincia e dove finisce la nostra libertà? Basta seguire le boe luminose sparse in un oceano di denaro pronta cassa. L’acquisto di Time Warner da parte di AT&T (85 miliardi di dollari) è un segnale della contemporaneità: i telefoni comprano le notizie, plasmano l’immaginario, il real time del dominio assoluto delle aziende hi-tech. Possibile? Già fatto. A meno che l’antitrust degli Stati Uniti non blocchi tutto. Potrebbe farlo? Certamente. Il Financial Times dedica l’editoriale all’affare dicendo che bisogna stare molto attenti, ma che ci sono buone ragioni economiche, un piano logico per mettere insieme le aziende e dunque l’integrazione è possibile. Troppi ma in un editoriale solo. Il problema è che di questo passo è molto probabile anche la disintegrazione della libertà. Perché? E’ finita l’èra in cui Bill Gates diceva “il contenuto è il re”, oggi prevale chi distribuisce i contenuti, le aziende che hanno le reti comprano quelle editoriali. Guardate con attenzione questo grafico di Bloomberg:

     

     

    Sono le prime dieci aziende del mondo per capitalizzazione: le prime cinque sono titani di internet, distributori di contenuto attraverso varie piattaforme. C’è altro da aggiungere? No, solo qualche domanda del cronista. Il tuo mestiere è connettere o informare? Stendere cavi o accendere (e spegnere) la Cnn nel mondo? Offrire servizi ultraveloci o girare un film di Batman? Alzare il telefono o agitare la bacchetta magica di Harry Potter? I liberali dicono che tutto si può fare, evviva il mercato. I liberali da salotto, ovviamente. Quelli che non hanno mai fondato un’azienda nel settore hi-tech e provato cosa significhi avere il mercato sbarrato dal monopolio dei titani della rete. Quelli che non hanno mai messo piede in un giornale e non sanno come gira il mondo dell’editoria. I liberali da salotto, si sa, pensano. Poi c’è la realtà, che è sempre degli altri. I soldi comprano la libertà? A volte. Il problema è che si stanno comprando la nostra libertà.

     

    Le guerre di Obama quante sono? Se lo chiede The Week, facendo notare l’assenza di questo tema nel dibattito presidenziale. Sono cinque. Il presidente degli Stati Uniti ha vinto il nobel per la pace, ma in realtà Obama ha fatto partire cinque nuove campagne militari in Iraq, Syria, Yemen, Libya, and Somalia. Sono tutte guerre fatte con la formula conto terzi, in segreto, con un impegno diretto limitato alla guerra aerea, alla logistica, all’addestramento. Guerre sanguinose che con questa strategia non finiranno mai.

     

    25 ottobre. Crisi dei missili di Cuba, 1962. Adlai Stevenson mostra all'Onu le foto delle installazioni dei missili sovietici a Cuba.