Le proteste contro i migranti a Goro, nel ferrarese (foto LaPresse)

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Goro, l'immagine degli universi paralleli tra l'establishment e i sudditi

Mario Sechi
Il caso dell'accoglienza negata nel ferrarese ha come protagonisti le èlite con il governo e senza ragione, il popolo con il voto e senza testa, l’oligarchia con lo scettro e senza intelligenza, la massa con la rabbia e senza domani. Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
    Santi Luciano e Marciano.

     

    Titoli. Goro e Gorino. Sul Delta del Po spuntano Gog e Magog d’Italia, popolazioni che abitano terre emerse senza straniero, le isole della nostra incomunicabilità. Hanno respinto l’esercito delle dodici mamme con i loro bambini. Hanno vinto. Il fatto ha innescato la produzione di due generi letterari. Il primo è intriso di stupore per ciò che è accaduto, il secondo si apre alla comprensione per la rivolta degli indigeni. Né l’uno né l’altro funzionano. Il pezzo più bello e utile per capire cosa sta succedendo l’ha scritto Ezio Mauro e impaginato Repubblica:

     

    “Va così in scena una vera e propria lotta di classe in formato inedito, che mette di fronte la modernità esausta e logorata della democrazia occidentale con la primordialità dei mondi disperati che prendono il mare per cercare sopravvivenza, e nient' altro. Gli ultimi si trovano davanti i penultimi, che non vogliono concedere agli stranieri un millimetro di spazio sulla terra che considerano loro. Se non fossero scesi fino appunto al penultimo gradino della scala sociale (quello di un ex ceto medio che viveva del proprio lavoro, e che con la crisi si sente precipitare nella mancanza di impiego e di futuro) non si sentirebbero sfidati direttamente dai richiedenti asilo che bussano alla nostra porta: non si sentirebbero "concorrenti", invidiosi di quell' elemosina sociale che l' Europa elargisce con un' accoglienza riluttante, mandando i carabinieri a requisire sei stanze di un ostello vuoto in una stagione turisticamente morta”.

     

    A questo affresco bisogna aggiungere un quadro dentro il quadro, si vede in lontananza, è il ruggito delle fiere affamate, lo scontro tra due sistemi che non comunicano, multiversi paralleli: l’establishment e i sudditi, le èlite con il governo e senza ragione, il popolo con il voto e senza testa, l’oligarchia con lo scettro e senza intelligenza, la massa con la rabbia e senza domani. Cosa resta da leggere dopo il pezzo di Ezio Mauro? Ben poco, una manciata di titoli. Il primo caffè se ne va con il Corriere della Sera: “Europa, Renzi pronto al veto”. E siamo là, inchiodati a uno zerovirgola, mentra qua sta succedendo la rivoluzione del nostro tempo, si sente un clangore lontano di ghigliottina. Basta sollevare lo sguardo sulla prima pagina del Corriere per vedere la lama in azione: “Taglio degli stipendi, passa il rinvio. I 5 Stelle: gentaglia in Parlamento”. Gentaglia. Detto da quelli del partito che vede il grande complotto del frigorifero a Roma. C’è da ridere e da piangere nel prendere atto dello stato comatoso della politica. Quando la situazione è così, il detto pop è questo: “Siamo ai materassi”. Eccoli, nel testo da stand-up comedy di Massimo Gramellini, sulla Stampa: “Poi ci sono i materassi. L’assessora all’ambiente Muraro ci è rimasta secca, l’altra sera: stava passando per una piazza che i suoi netturbini avevano appena ripulito come la hall di un collegio svizzero, quand’ecco spuntarne uno accanto ai cassonetti. E chi lavorava in una celebre fabbrica di materassi, se non il capo della P2 in persona, Licio Gelli? La loro proliferazione per le strade di Roma fa dunque parte del famigerato piano di rinascita democratica con le molle”. Bisogna avviare un’indagine sull’accantonamento di tv dal marchio sospetto: Brionvega, Voxon, Nordmende e Telefunken. Residuati bellici ancora attivi. Pronti all’innesco cospiratorio. E occhio ai mangianastri lasciati sul ciglio della strada, infide armi della sovversione audiofila.

     

    Il mondo è impazzito, non ci sono più dubbi. Che senso ha continuare a preoccuparsi? Nessuno, non conta nemmeno l’arrivo della lettera Ue, tutto affonda quando il ridicolo si impossessa del dibattito pubblico. Caffè ar vetro e Il Messaggero, per provare il rientro sulla terra: “Richiamo Ue, Renzi: pronti al veto”. Di nuovo qui, l’epica battaglia dello zerovirgola. Dove sono le storie di tutti i giorni? Di taglio c’è un titolo che lascia appiedati: “Roma, il governo commissari Atac. Schiaffo del Senato”. Tutto bene, dai. In fondo sul pullman della Capitale viaggia un modico e più che sostenibile debito di 1,3 miliardi di euro. Signore e signori, in carrozza. Dove andiamo? Seguite il titolare di List.

     

    Italy Italy: la battaglia per l’autostrada in Veneto. Titolo del Gazzettino: “Guerra tra eurodeputati veneti e l’autostrada A27 resta al palo”. Veneti contro sudtirolesi, i cosiddetti “territori” di Trento, Belluno e Bolzano contro i Serenissimi, l’asfalto contro la strada ferrata, il Treno delle Dolomiti come alternativa eco ma soprattutto contro, il localismo come via ultra rapida verso l’estinzione dell’Italia. Tutti in carrozza, svelti.

     

    Italy Italy: il crocefisso in aula. E’ quella del Consiglio regionale della Puglia. Grande giornata, mozione di Forza Italia approvata. Superlavoro dei consiglieri che si guadagnano così l’indennità. E’ finalmente Puglia Felix. Vi prego, ridateci le province e buttate le regioni. La carrozza continua il suo viaggio.

     

    Italy Italy: la diocesi di Bergamo fa crac. Titolo di taglio basso sulla Verità: “La diocesi di Bergamo finisce in bolletta, rovinata dagli investimenti in Ubi banca”. Pregate e pagate, fratelli. Scendiamo dalla carrozza, prendiamo un volo per l’estero, prima che sia troppo tardi.

     

    Che cosa sta succedendo alla globalizzazione? Non sta benissimo e i segnali sono tutti controvento. Basta fare una lettura un po’ ragionata di un solo giornale – il Financial Times – per avere un quadro preciso. A pagina 2 c’è Mario Draghi che difende strenuamente il quantitative easing (segno che potrebbe finire) dalle critiche di Germania e Regno Unito, sulla stessa pagina, di taglio, si raccontano le difficoltà dell’Unione europea nell’approvazione del trattato di libero scambio con il Canada (il Ceta) dopo la bocciatura dell’accordo da parte del Parlamento della Vallonia. A pagina 3 c’è un articolo sul tentativo di Alain Juppè in Francia di bloccare i movimenti populisti. A pagina 4 c’è il populista d’oltre oceano, Donald Trump che attacca l’Obamacare. A pagina 5 di spalla c’è un pezzo che dovrebbe preoccupare l’Italia e i paesi del Mediterraneo: in Egitto lo stato ha sequestrato gli zuccherifici, segno di uno sprofondo economico di sola andata e fallimento della politica del generale Sisi. A pagina 5, Big Read, con il pensionamento dei Baby Boomers e il preludio di un’altra crisi da bassa crescita e interessi negativi. A pagina 9 Martin Wolf fa la sintesi: la globalizzazione ha perso il suo dinamismo, occhio ai dati del commercio mondiale. What else? Un caffè e tanto coraggio per andare avanti.

     

    Apple perde fatturato (e immaginario). E’ una notizia, anche se siamo sempre di fronte a un mostro pieno di cassa (stivata all’estero) in grado di divorare tutto. In ogni caso, Tim Cook ha questo record contabile: fatturato giù dell’8 per cento, vendite di iPhone in Cina sotto del 30 per cento. C’era una volta la rivoluzione dell’iPod e oggi non c’è più. Che si fa? Apple concentra i suoi sforzi sui servizi a pagamento, oggi seconda fonte di ricavi dell’azienda. Resta un problema: a un’azienda come Apple oggi manca un prodotto capace di cambiare l’immaginario e l’industria hi-tech come è successo con iPod e iPhone, ore di musica ovunque e un touch per sentire e vedere. La rivoluzione è un sentimento nuovo. Tutto quello che oggi ha Apple sullo scaffale è stato inventato 15 anni fa.

     

    Assalto sessuale agli assistenti virtuali. Avete presente Siri, Cortana e altri assistenti vocali dei vostri tablet, pc e smartphone? Bene, sono non solo degli utili strumenti di lavoro, ma anche oggetto dei desideri sessuali di alcuni utenti che si rivolgono ai robot di ricerca come se fossero persone vere. Leggete l’articolo su Quartz. E chiamate l’ambulanza.

     

    26 ottobre. Nel 1860 a Teano i Mille di Garibaldi incontrano l'esercito dei Savoia. L’Italia è fatta. Gli italiani non ancora.