Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
La crisi populista del nord Europa
Santi Simone e Giuda, Apostoli.
Titoli. Ieri il terremoto, oggi gli sfollati. Non ci sono morti sotto le macerie, per fortuna. E’ questa l’unica differenza tra le cronache in ciclostile del 28 ottobre e quelle del 24 agosto scorso da Amatrice e dintorni. Un quotidiano basta e avanza per leggere anche tutti gli altri: “Il viaggio dei 5 mila sfollati”, è l’apertura del Corriere della Sera che accompagna il primo caffè, insieme ai fregi tipici del giornalismo collettivo: “Ripartiremo da sotto zero” (il racconto, senza Buzzati); “La vita dei borghi che ci appartiene” (la retorica sociologica del villaggio); “I pupazzi creati per i bambini” (il pezzo con missione strappalacrime); “In salvo il testo dell’Infinito” (il soccorso simbolico). Queste sono le note della cronaca del terremoto, la musica è sempre la stessa su tutti i giornali. Andiamo oltre.
In Vallonia! Dove andiamo? In Vallonia, epicentro di un’altra crisi, quella della governance europea. Il Parlamento di una regione del Belgio, tre milioni e mezzo di abitanti, ha messo in ponte l’accordo di libero scambio (si chiama Ceta) tra l’Unione europea e il Canada. Il Parlamento qualche giorno fa lo ha bocciato, ieri pare sia stato raggiunto un compromesso con l’Unione, ora tocca all’assemblea dei parlamentari approvarlo. Tutto a posto? No, i problemi restano anche quando il premier canadese Trudeau (nuova star dei progressisti in cerca d’autore) firmerà l’accordo con l’Europa. E’ la storia che ritorna, i popoli che parlano, l’establishment che non sa cosa fare. Le Fiandre, nel pieno rispetto della tradizione fratricida, hanno fatto esattamente il contrario. Un’organizzazione che decide sul futuro di 500 milioni di persone tenuta in ostaggio dalla Vallonia. Imbarazzante? Sì, ma in questa Europa alla deriva è urgente un ripasso di storia e geografia: il Belgio è diviso in tre regioni (Fiandre, Vallonia e Bruxelles capitale), i fiamminghi parlano olandese, i valloni francese, c’è anche una piccola zona ai confini della Germania dove si parla il tedesco; la comunità fiamminga è a nord, quella dei valloni è a sud, quella tedesca è a est; il Belgio è uno stato federale dilaniato dalle divisioni etnico-linguistiche, qualche anno fa rimase senza governo per lungo tempo e le cose andarono benissimo.
In Islanda! Il titolare di List sente una voce tuonante: “E’ tutta colpa dell’Europa!”. Le cose vanno male, che scoperta strabiliante, ma là fuori non stanno benissimo. Facciamo un giro fuori dai confini dell’Unione. Dove? In Islanda, quel paese di pescatori che un bel giorno cominciò a giocare a Gordon Gekko e finì gambe all’aria, fallito. Banche ko e correntisti zombi. Si sono ripresi come dicevano quei fini economisti a 5 Stelle? Macché, domani si vota e il partito favorito è quello dei Pirati, guidato dalla trentasettenne Oktavia Hrund Jónsdóttir. Siamo ai nerd al governo. Che volete farci, il premier Sigmundur Gunnlaugsson è finito incartato nei Panama Papers, si è dimesso e nel paese ci sono 330 mila abitanti che si sono prosciugati il portafoglio a Wall Street. Tranquilli, ci penseranno i pirati.
In Svezia! “E allora ce ne andiamo in Svezia!”, intima la voce euroscettica. Well, go boys. Andiamo, siamo in buona compagnia, il 31 ottobre ci sarà anche Papa Francesco. Toh, ecco un titolo del Financial Times: poche ore fa la corona svedese ha toccato il minimo storico negli ultimi sei anni e questo nonostante l’economia abbia un segno positivo. La corona svedese è la moneta che ha fatto segnare la peggiore performance nei paesi del G10 dopo la sterlina. Cosa succede? Misteri delle banche centrali. Non vogliono tagliare il programma di quantitative easing. Cosa succederà quando lo faranno? Non si sa. Sul tema, per sapere e per capire (o almeno provarci), il titolare di List consiglia vivamente in libro di Mohamed A. El-Erian, The Only Game in Town. La Svezia, dicevamo, il regno della felicità che felice più non è. Su Quartz c’è un articolo che è il segno dei tempi, il paese che aveva il record nell’accoglienza dei rifugiati, dopo la riforma delle regole, presenta alla storia questo conticino: meno ottanta per cento di richieste d’asilo nel 2016, da 163 mila a circa 30 mila. I rifugiati? Resteranno sotto le bombe fabbricate in Occidente.
In Irlanda del Nord! Gente simpatica, ottima birra e un’Alta Corte che oggi si riunisce per decidere sulla Brexit. Wait, what? Sì, i giudici irlandesi devono stabilire se il risultato del referendum possa essere ritenuto valido senza un voto parlamentare. Dopo la Scozia, l’Irlanda del Nord. Vogliono restare in Europa, il 56 per cento nel referendum votò per il Remain. Gli inglesi facciano come vogliono, Belfast è per sempre.
Avete capito tutto? Qual è il tema in agenda? Ecco la copertina di Foreign Affairs: The Power of Populism.
Quali sono i tre paesi più vecchi del mondo? Italia, Germania e Giappone. Quest’ultimo ha toccato il record di anzianità nel 2015. E' quanto emerge dalla pubblicazione dei dati dell’ultimo censimento: per la prima volta il numero di abitanti over 75 supera quello dei bambini e si piazza oltre quota 16 milioni. Nel 1985 erano 4,7 milioni, sono aumentati di quattro volte. E’ il quadro di un paese che senza l’apporto degli stranieri è destinato alla fine. E l’Italia? Il quadro è questo:
Il referendum di Renzi si gioca all’estero. In un voto che si annuncia più che mai incerto, potrebbero decidere gli italiani oltre confine. Fino alla fine del mondo, in Argentina. Via Bloomberg.
Il Pil degli Stati Uniti. Esce oggi il dato. Mancano dieci giorni al voto presidenziale, non sarà fondamentale per il dibattito politico, ma per la Federal Reserve lo sarà eccome. Previsioni? +2.5% Vedremo tra qualche ora.
28 ottobre. New York, lunedì nero in borsa. E’ il 1929 bellezza, e nessuno ha potuto farci niente.
Il Foglio sportivo - in corpore sano