Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Il giorno della scrofa e lo sprofondo Veneto
Siamo oltre Orwell, nessuna distopia, è tutto vero, è il B-Movie all’italiana, Pierino contro tutti. Sul fronte bancario, per salvare Popolare di Vicenza e Veneto Banca dal crac sono già stati spesi 2,5 miliardi, ma ora è necessario un altro intervento
San Clemente I, Papa e martire.
Il giorno della scrofa. Con il consueto tocco di eleganza, Beppe Grillo ieri ha definito così Matteo Renzi: “Scrofa ferita”. In un colpo di clic, il cosiddetto dibattito pubblico si è catapultato nella fattoria degli animali. Siamo oltre Orwell, nessuna distopia, è tutto vero, è il B-Movie all’italiana, Pierino contro tutti.
La realtà del caveau. Là fuori nel frattempo succedono cose interessanti. Mentre il titolare di List prende i suoi appunti, la Borsa di Milano è sempre in rosso e la giornata non è di quelle che passeranno alla storia nei listini del Vecchio Continente. Milano va in tandem con Atene. Italia, Grecia, un sidecar che trasporta debito pubblico. Il tandem Mediterraneo dovrebbe suggerire qualcosa alla classe dirigente, ma visto il tenore delle dichiarazioni di cui sopra e l’orribile campagna referendaria, non è il caso di agitarsi troppo, fino alla notte del 4 dicembre siamo sospesi in un’altra dimensione. Ecco il cruscotto di giornata dei mercati:
Sono i bancari a trascinare giù l’indice italiano, ma il problema è più ampio, c’è un’erosione di fiducia e non è solo legata all’esito del referendum. Un’occhiata alla stampa locale schiarisce le idee.
Sprofondo Veneto. Titolo sul Gazzettino. “Fondo Atlante: banche venete, serve un aumento miliardario”. Per salvare Popolare di Vicenza e Veneto Banca dal crac sono già stati spesi 2,5 miliardi, ma ora è necessario un altro intervento, un aumento di capitale tra uno e due miliardi. I numeri ballano e si capisce il perché leggendo in filigrana le dichiarazioni di Alessandro Penati, numero uno del Fondo Atlante: “È ovvio, lo abbiamo sempre detto. Bisognava tappare il buco e cominciare a fare la ristrutturazione. Ora si devono tirar via gli Npl e fare il piano industriale. Se il piano è buono i soldi si trovano sempre”. Il se è grande e prima bisogna cercare con la lente e dare un prezzo ai crediti deteriorati. Così l’ovvio con le banche italiane sta diventando un conto con troppi zeri, visto che anche le quattro banchette fallite e salvate alla fine dell’anno non trovano un compratore, dicono che siano emersi altri incagli e pasticci vari nei conti. In mezzo a questo mare, galleggia la gigantesca boa del Monte dei Paschi di Siena, in piena fase di conversione delle obbligazioni in azioni per la modica cifra di un miliardo di euro. Più rischioso del Palio. Siamo a quello che Bloomberg chiama the end game. Al titolare di List continuano a venire in mente titoli di film italiani che non sono mai stati da Oscar ma hanno fatto il pieno al botteghino. Ora siamo alle corse di cavalli, una mandrakata dove Proietti e Montesano sono dei dilettanti e nei box girano fialette con dentro pozioni dopanti utili per fare giri di pista da record. Non ci credete? Andiamo avanti.
Milano, abbiamo un problema. Nell’ingranaggio della fusione tra Bpm e Banco s’è infilato un sassolino che Il Sole 24Ore sintetizza così: “Il capo ispettore della Bce, Ferdinando Cutino, ha rilevato ulteriori problemi di sottocopertura dei crediti deteriorati”. Toh, come mai non ne siamo sorpresi?
Lady Spread. Che fa? Va in giro per il mondo a dire che in Italia c’è qualcosa da sistemare in salotto (finanzario) e occhio all’argenteria (dei risparmiatori). Ecco la curva suadente di Lady Spread:
Stamattina il duello con il Bund tedesco appare senza storia, lo spread ha toccato quota 187, era partito da 180, è calato a 186. Tutto bene, d’altronde, siamo nella fattoria degli animali e non c’è tempo per occuparsi dei dettagli, in Parlamento tengono banco argomenti di stellare grandezza. Non ci credete? Seguite il titolare di List.
Interrogazioni alla Camera. Ecco l’ordine del giorno delle interrogazioni di oggi alla Camera dei deputati, in ordine rigorosamente sparso: due interrogazioni (da destra e sinistra) sulle dichiarazioni di Vincenzo De Luca e il referendum; un’interrogazione allo stato gassoso sull’agricoltura italiana; un’altra in puro vapor acqueo sulle cattedre Natta; una sulla dispersione scolastica e le scuole paritarie; una sugli studenti di terza media e gli istituti tecnici; due su presunti magheggi nel voto estero sul referendum; una sul colpo di stato in Turchia. L’interesse nazionale anche per oggi è salvo.
23 novembre. 1980, terremoto in Irpinia.
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