Dopo la direzione Pd la situazione è la stessa: il congresso è già di Renzi
L'ex presidente del Consiglio non cede di un millimetro e tiene coperta la carta delle elezioni; la minoranza senza scissione è destinata a perdere sempre; Gentiloni è come lo yogurt
Santi Cirillo, monaco, e Metodio, vescovo
Post-direzione Pd. Cosa è rimasto il giorno dopo sul taccuino del titolare di List? Ecco il paesaggio di appunti.
Renzi. Macron (citato due volte, nuovo punto di riferimento, tanti auguri). Cattedrali e start-up (che non vanno bene). Zerovirgoladue (solita polemica con l’Europa). New Deal, Trump, FDR (grande confusione). Web Tax! (ancora?). La Pira (figuriamoci). Scappare con il pallone (già sentita). Si chiude un ciclo (vero). Erri De Luca grande scrittore (ma per favore). Giucas Casella (ideologo). Rivincita non c’è (Pinocchio). Non possiamo spremere i cittadini (e come finanzia la spesa, 44 miliardi di impegni per i prossimi tre anni?). Condizioni di crescita simili a altri paesi (l’Italia è all’ultimo posto nella crescita in Europa, la metà della media). Ridotto pressione fiscale (guardare le tabelle del Def di Padoan). C’è un limite a tutto (cribbio).
Cuperlo. Fantasmi del Novecento (cupo). Prova muscolare (ci risiamo). Andiamo a incontro a sconfitta (presagi). Sterzata radicale (testacoda). La tua politica è quella giusta per sconfiggere la destra? (boh).
Del Rio. Abbiamo bisogno di riposizionarci (serio). Terza via difficile da spiegare (nostalgia canaglia). Clausola salvaguardia per i perdenti della società (vi prego, anche no). Attlee contro Churchill (scatta fila di operai al tesseramento). Buon senso, energia, duro lavoro (Del Rio in progress). Ridiscussione Fiscal Compact (ripensamenti). Non mi rassegno a alleanza con Berlusconi (ma la preparano).
Bersani. Non vi parlo da bersaniano ma da Bersani (dalla pluripremiata Antologia della Pompa di Benzina). Dobbiamo prendere decisioni (senza voti in direzione). Nuova destra sovranista, identitaria, protezionista (qui un ottimo passaggio di analisi). Sta entrando nel senso comune (la nuova destra, vero). Sta producendo egemonia (echi di Gramsci). Basta con le idee anni Novanta (ma erano loro). Dopo 25 anni è cambiata la fase (con le stesse figurine). Ceto medio si è allontanato da noi (in parte, vero). Quando si vota? (quando lo dico io, Giucas-Renzi).
Orfini. Data elezioni è un non problema (tiè Pierluigi). Possiamo serenamente camminare insieme (leggere al contrario).
Rossi. Paura.
Serracchiani. Zero.
Emiliano. Sono sempre stato un iscritto singolo (ci sono gli iscritti multipli?) Necessario candidarmi alla segreteria (Mezzogiorno di fuoco). Stai rifacendo la stessa faccia che facevi quando parlava Bersani… (a Renzi, non doveva essere molto convinta). Escludo che il Pd possa andare al congresso in aprile (è proprio quello che accadrà). Il Pd deve tornare nel suo alveo (qual è?). Altrimenti sembra un partito per giovani irresponsabili (generazione GI).
Orlando. E’ scomparso il futuro (è sempre domani). Con il No al referendum è sparita la nostra proposta (Sì). L’onore di avanzare una proposta tocca a noi (prego). I caminetti sono iniziati perché non c’è una proposta politica forte (altra legna, arriva l’arrosto). Statuto non è adeguato (supercazzole regolamentari). Pd epicentro della crisi (vero). Primarie saranno una sagra dell’antipolitica (l’invasione dei grilloidi).
Sintesi: Renzi non cede di un millimetro, il congresso è già suo e tiene coperta la carta delle elezioni; la minoranza senza scissione è destinata a perdere sempre; Gentiloni è come lo yogurt. In attesa del rintocco della campana, andiamo a vedere cosa succede là fuori.
Gong! Grecia. Doccia fredda per Atene, nell’ultimo trimestre dell’anno la crescita si è contratta dello 0,4 per cento. La situazione dei conti ellenici è drammatica:
Non c’è ancora nessun accordo tra il Fondo monetario internazionale e l’Unione europea sul proseguimento del piano di salvataggio della Grecia. Entro giugno Atene deve rimborsare 7 miliardi di euro di prestiti. Senza aiuti, resta solo una cosa da fare: ballare il Sirtaki e bere ouzo.
Trump e il caso Flynn. Michael Flynn alla fine si è dimesso. Bene le dimissioni, male la gestione della vicenda. Il suo consigliere per la sicurezza nazionale aveva parlato del tema delle sanzioni alla Russia con l’ambasciatore di Mosca a Washington, Sergey Kislyak, prima di essere nominato. Interrogato dal vicepresidente Mike Pence aveva negato il fatto. Una bugia che gli è costata il posto. La sua defenestrazione infatti è avvenuta su richiesta diretta di Pence del capo dello staff della Casa Bianca, Reince Priebus. Keith Kellog ha sostituito temporaneamente Flynn, potrebbe restare oppure essere rimpiazzato dal generale David Petraeus o un altro candidato come il vice ammiraglio Bob Harward. La diplomazia di Trump non può avere ombre, perché si prepara a una revisione di parte della strategia militare con la Corea del Nord, l’Iran, la Russia e la Cina. Mentire a Washington è morire.
La finanza e il caso Apple. La società della mela ieri ha toccato il record storico in borsa con una capitalizzazione complessiva di 700 miliardi, 120 miliardi di dollari in più rispetto al secondo piazzato, Google. Che prodotti nuovi ha sfornato Apple? Nessuno, da molto tempo, o meglio, si attende un iPhone 10 che in ogni caso non cambierà il modo di comunicare e interagire di nessuno. Ma Wall Street in questo momento corre come un treno, attende che Apple usi i 230 miliardi di cassa per fare dei nuovi investimenti. Parliamo di una cifra che è quasi pari al surplus commerciale della Germania. C’è qualcosa che non va.
14 febbraio. Nel 2005 nasce YouTube.
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