L'agenda elettorale che può cambiare il mondo
Non solo Francia, Germania e Regno Unito, ecco tutte le scadenze elettorali che segneranno i prossimi mesi. E che in Italia ignoriamo
Sant'Aniceto
L’agenda. Il pendolo delle elezioni continua a dettare il tempo del presente. Domenica si vota il primo turno delle elezioni presidenziali in Francia; in Italia il 30 aprile si chiude la partita delle primarie del Pd e si apre la corrida di un voto (forse anticipato) che preoccupa l’Europa; il 4 maggio si vota in Algeria (paese chiave dell’Africa); il 7 maggio arriva il secondo turno per l’Eliseo (e vedremo quanto regge l’asse europeista e quanto vale quello sovranista); il 9 maggio c’è il voto presidenziale in Corea del Sud (il Pacifico, teatro di guerra e pace); l’8 giugno arrivano le elezioni del Regno Unito (lo strappo della Brexit e forse il battesimo di una leader inattesa, Theresa May); il 13 maggio si tiene il voto municipale nella West Bank e a Gaza (l’irrisolto dossier del Medio Oriente); il 17 maggio ci sono le elezioni presidenziali in Iran (il campione regionale, potenza nucleare de facto); Il 1° giugno si vota in Libano per il parlamento (altro fattore di (in)stabilità); il 24 settembre si vota in Germania (cuore dell’Europa). E’ un calendario di date e eventi destinati a cambiare l’agenda delle classi dirigenti, l’ordine – e il disordine – mondiale passa attraverso questi appuntamenti. Sui giornali italiani questo flusso non esiste, la sua lettura è occasionale, è una luce intermittente nella nostra eterna fiera da strapaese, sta segnalando qualcosa di vero e dunque inaccettabile e da cancellare dal dibattito pubblico, dalla fiction all’italiana: il tempo per noi è scaduto.
Liberté! Egalité! Cabaret! Lo scenario del voto in Francia a due giorni dall’apertura dei seggi è da note vibranti sul taccuino. Tutti i sondaggi hanno serrato le distanze tra i candidati, la corsa è a quattro. Ecco l’ultimo poll tracker del Financial Times:
Macron ha un leggero vantaggio su Le Pen, Mélenchon ha agganciato Fillo, ma quest’ultimo ha mostrato una resistenza sorprendente, al punto che stamattina sulla prima pagina del Figaro il candidato gollista ha dichiarato: “Andrò al secondo turno”.
La domanda è la seguente: se succede, chi sarà la vittima di Fillon? Le Pen o Macron? E’ un gran bel rebus. Stamattina Fillon e Sarkozy si sono incontrati a colazione per un’ora, il candidato che sembrava fuori è pienamente in corsa.
Emmanuel Macron è ancora En Marche? Certamente, la sua strategia di comunicazione è quella del candidato pro-Europa che durante un comizio a Nantes – colonna sonora, L’inno alla gioia - ha ribadito di non voler “disarmare la Francia”, l’eco di quello che Liberation ha definito una “petite musique militaire”. La sicurezza, il terrorismo, l’ombra lunga della minaccia, sono il testo e il sotto testo di questa campagna nelle sue battute finali. Attenzione alla coppia Le Pen – Mélenchon, i due candidati si stanno marcando a vicenda, segno che le probabilità di un ballottaggio tra i due stanno aumentando, un esito che solo qualche settimana fa sembrava frutto di un racconto distopico, oggi è tra quelli possibili. Marine stamattina ha marcato ancora le differenze tra lei e il candidato tutto a sinistra, Mélenchon ha continuato a battere sul ritmo delle critiche all’Europa e ha incassato il sostegno pop di Pamela Anderson, una nota di colore – sottolineata dalla portavoce della campagna - che si aggiunge al supporto delle star americane che avevano fatto appello al voto per Bernie Sanders. Giocando sui personaggi, il titolare di List si chiede se Hillary Macron riuscirà a fermare l’ascesa di Bernie Mélenchon. Ah, la France, oscilla sempre tra il dramma e il copione frou frou.
La tragedia del Labour. Attraversato il canale della Manica, compriamo il biglietto per un altro spettacolo. Le elezioni anticipate del Regno Unito. Theresa May ha ottenuto il via libera di Westminster per il voto dell’8 giugno, i laburisti sono in piena seduta di autocoscienza: che fare? Il distacco tra Tories e Labour è di quelli che non si dorme la notte. Ecco il sondaggio realizzato ieri da YouGov:
I conservatori hanno un vantaggio spaziale nei confronti dei laburisti. La domanda che tutti si pongono è la seguente: il Labour ci sarà ancora dopo un terremoto di questa magnitudo? Sulla carta, la leadership di Jeremy Corbyn è destinata a svanire in quella che potrebbe essere la più dura sconfitta dai tempi della Thatcher (elezioni del 1983) quando i Tories contavano 144 seggi in più rispetto al Labour. Il Guardian cita la prima pagina del Sun di ieri, un rintocco di campana a morto per i laburisti:
Andrà così? Preparate birra e fish and chips, il pub del titolare di List accetta scommesse. A proposito, cosa dicono gli allibratori inglesi, gente che di solito azzecca le previsioni? Ecco le quote di Coral riportate stamattina dal Telegraph:
Non c’è partita e puntare sul Labour è operazione brucia-denaro.
Italia sì, Italia no. Di cosa discute nel frattempo il Belpaese? Cose grosse. Sul taccuino del titolare di List restano due fatti davvero fondamentali per il destino dell’umanità:
- Augusto Minzolini. Non è più senatore della Repubblica. Palazzo Madama ha accolto la sua lettera di dimissioni con 142 sì.
- L’Anpi e il corteo del 25 aprile. L’associazione dei partigiani a Roma conferma il suo spirito ecumenico: non ci saranno né la Brigata Ebraica né il Partito democratico. Ci saranno i palestinesi. Nota di Matteo Orfini su Facebook: “Quel corteo è elemento di divisione quando dovrebbe unire, come è sempre stato. Non è il 25 Aprile a dividere. Non sono i valori dell'antifascismo. E' la scelta di chi ha voluto cambiare la natura di quel corteo, scelta che ha ragioni che nulla hanno a che fare con il 25 Aprile”.
- Le prefetture e Salvini. Il leader della Lega stamattina da Catania ha comunicato la decisione che è indubbiamente in testa all’agenda degli italiani: “Le prefetture sono un ente inutile da chiudere: la prima cosa che faremo quando torneremo al governo sarà cancellarle e restituire pieni poteri ai sindaci".
Avanti così, la realtà viaggia decisamente su altri binari.
20 aprile. Nel 1945 le truppe sovietiche entrano a Berlino.
Un fermo immagine di un filmato dell'epoca
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