foto LaPresse

A chi porta voti l'attentato di Parigi?

Mario Sechi

La domanda aleggia dopo l'attacco di ieri sera. Una risposta seria sarebbe “non lo sappiamo”, ma ovviamente c'è chi non resiste a fare previsioni

Sant'Anselmo 

L’attentato a chi porta voti? E’ questa la domanda che aleggia dopo i colpi di kalashnikov di Parigi. Una risposta seria sarebbe questa: non lo sappiamo, la Francia sa bene di essere dentro una guerra interna con i terroristi islamisti, quella di ieri ne è una tragica conferma, ci sono quattro candidati stretti in un fazzoletto di voti, l’immigrazione e la sicurezza sono da anni uno dei temi (non l’unico) del dibattito politico francese. Questa, la risposta seria. Poi ci sono quelli che non resistono, non ce la fanno proprio, devono far vedere di essere anni luce avanti, sono intelligenti a prescindere, si capisce, e dunque bisogna mostrare tutte le penne, ostentare hubrys, inforcare le lenti ideologiche et voilà, ecco su Repubblica la canonica intervista al soggetto preso dal take away filosofico in progress. Il tipo pensante, viene subito etichettato con il codice a barre del club, “uno dei massimi intellettuali francesi viventi”. Rassicurati dalla premessa e con la certezza che non siamo di fronte a Raymond Aron, possiamo ascoltare in religioso silenzio. Cosa dice, il cervellone? Mettetevi comodi, è un pensiero da distillare: “I terroristi vogliono far vincere Marine Le Pen. Ma né i terroristi né Le Pen alla fine vinceranno”. Quali terroristi? C’è un’organizzazione in Francia che pianifica ogni mossa? Esiste un capo che dirige le operazioni? Dov’è la centrale? C’è un manifesto, di questo raffinato piano politico? No, siamo in un’epoca che ha davanti un nuovo terrorismo, ma la spiegazione facile facile è nella testa di “uno dei massimi intellettuali francesi viventi”, la verità indiscutibile. Troppo facile. Ci sono ragioni diverse che condurranno all’esito del voto. E sono sedimentate da mesi, sono meno volatili del tragico attentato di ieri sera.

 

Torniamo alla realtà: chi vince? Non si sa, affluenza e motivazione al voto sono dati volatili. E decisivi. Mentre il terrorista crivellava di colpi i poliziotti sugli Champs-Élysées, gli undici candidati alle presidenziali erano in studio a France 2 per l’ultimo dibattito televisivo della campagna elettorale. Emmanuel Macron, in maniera solenne, ha detto la verità: “E’ una minaccia che farà parte della quotidianità dei prossimi anni”. Macron è stato bravo. E’ stato il suo ultimo acuto, oggi lui e gli altri candidati faranno un’ultima giornata di campagna elettorale al minimo: ragioni di sicurezza e lutto hanno imposto a tutti la frenata. Un giorno di campagna perso? Non proprio, lo stile e il passo con cui ognuno dei candidati all’Eliseo affronterà le prossime ore sarà osservato con attenzione dagli elettori.

 

I sondaggi di ieri confermano l’incertezza sull’esito del primo turno. Questo è quello pubblicato da Harris:

 

 

Macron ha un vantaggio consolidato, Le Pen segue, ma Fillon è a un passo e Mélenchon è l’incognita in agguato. Qualcuno dei lettori di List mette la mano sul fuoco? Il titolare no di certo, nel caso chiediamo lumi a “uno dei massimi intellettuali francesi” che di solito intervistano a Repubblica, tra un sospiro di compunta disapprovazione della plebe e un giro di tartina di gauche caviar.

 

Questo è un altro sondaggio realizzato da BVA l’altro ieri:

 

 

Il quadro è sempre quello: consolidamento di Macron, Le Pen che sembra pronta a balzare al secondo turno, testa a testa tra Fillon e Mélenchon.

 

Sembra uno scenario perfetto, che fila, e va dritto al duello finale tra Macron e Le Pen. Sembra. Perché in realtà la forbice tra i candidati è un’incollatura da gran premio di galoppo – 4 punti con un margine d’errore di 3 – l’affluenza è tutta da vedere e la motivazione degli elettori è un punto che potrebbe condurre a sorprese. Guardate l’indice di volatilità del voto misurato sempre da Bva:

 

 

Il 29 per cento degli elettori che andranno a votare non sa ancora chi scegliere o lo sa ma potrebbe anche cambiare idea. Volete certezze? Quelle potete trovarle nelle letture intelligenti del filosofo prêt-à-porter di cui abbiamo già detto nelle righe precedenti.

 

Se andiamo a vedere la certezza dell’elettore, la sua motivazione, scopriamo un altro punto che giocherà la sua parte: gli elettori di Le Pen e Fillon sono i più motivati. Ecco il quadro di Bva:

 

 

Ecco perché Fillon ha mostrato un’insospettabile resistenza ed è ancora in corsa: gli elettori della destra gollista non hanno cambiato idea o l’hanno fatto in misura minore di quanto si poteva ipotizzare dopo le inchieste che hanno travolto il candidato elegante (forse troppo) della droite républicaine. Fillon è là e proverà a entrare nel secondo turno. Sarebbe clamoroso? Sì, come un arrivo in volata di Mélenchon al ballottaggio. Per i mercati un duello finale tra lui e la Le Pen sarebbe un incubo, ma per il giornalismo sarebbe uno spettacolo unico da raccontare.

 

Il terrorismo? E’ un buco nero, è un fattore importante, ma se andiamo a vedere le ragioni per cui gli elettori francesi votano, allora le cose sono leggermente diverse rispetto a certi racconti che fa “uno dei massimi intellettuali francesi viventi”. Cosa c’è in testa ai francesi che vanno a votare? E da cosa è motivato il loro voto per un candidato? Ecco un quadro interessante:

 

 

Nella testa dei francesi c’è una parola: disoccupazione. E questa si lega al futuro del welfare francese. Poi viene la sicurezza, al terzo posto. Per ogni candidato c’è un tema dominante. Le Pen è associata alla crisi dei migranti; Macron è il candidato che offre soluzioni per l’Europa e la disoccupazione (punto che lo qualifica ma anche limita nel primo turno); Fillon è il gollista, la sicurezza; Mélenchon è la sinistra in movimento, il welfare e l’uomo tutto d’un pezzo, qualità che distingue anche Hamon. Il titolare di List vede un primo turno con il rischio concreto di un finale da magic box: a un certo punto, potrebbe uscire un jolly che con una gran risata esclama grosse surprise!

 

Lo speculatore bombarolo. E’ una nuova specie di terrorista, lo speculatore di borsa che vuole alterare il prezzo dei titoli con un attentato. A Dortmund è andata così. Non un colpo dei terroristi islamici, ma un ventottenne che voleva far crollare il titolo della squadra di calcio del Borussia. Mai giungere a conclusioni affrettate, la realtà supera sempre la fantasia. O la realizza.

 

Brexit e vendite al dettaglio. Ecco un primo segnale di rallentamento dell’economia britannica nell’era della Brexit. Viene dalle vendite al dettaglio che hanno subito il maggior calo dal 2013, -1.4 per cento.

 

I conti dell’Italia. Cosa succede? Fenomeni interessanti. Stamattina Bankitalia ha pubblicato i dati sulla bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero. C’è un deflusso di capitali consistente:

 

 

A cosa è dovuto? “In febbraio si è registrato un aumento netto delle attività sull’estero per 25,0 miliardi. I deflussi di capitale sono stati determinati dai significativi acquisti di titoli esteri di portafoglio (14,8 miliardi, in particolare quote di fondi e titoli di debito a medio-lungo termine), e dall’aumento delle attività negli altri investimenti (7,6 miliardi), in particolare da parte del settore bancario. Gli investimenti diretti all’estero hanno contribuito in lieve misura (1,1 miliardi)”. Il portafoglio del risparmio degli italiani – e degli investitori esteri – sta cambiando rapidamente.

 

Cercasi legge elettorale. La proposta di YouTrend. E’ stata presentata ieri alla Camera, funziona così:

 

 

Vince qualcuno? Nello scenario base i tre poli si equivalgono, non vince nessuno, a conferma della estrema instabilità del quadro tripolare. Per vincere bisogna toccare quota 35 per cento. Un tetto per ora difficile, ma con un sistema elettorale come questo è possibile, dipende dalla prestazione delle liste nei collegi, questo costringerebbe i partiti a misurarsi con una selezione accurata dei candidati. Bello, ma nell’attuale scenario politico sembra una mission impossible.

 

21 aprile. Natale di Roma: nel 53 a.C. Romolo fonda la città di Roma.

 

La Lupa Capitolina