Maria Elena Boschi (foto LaPresse)

Polemiche e silenzi sul caso Boschi-De Bortoli

Mario Sechi

E’ materiale fissile che in edicola funziona. Eppure il Corriere ha scelto di non dare evidenza a un caso che coinvolge un suo ex direttore. Perché?

San Giobbe

Ci vuole davvero la pazienza di Giobbe per seguire il dibattito politico italiano. Però ogni tanto tra le pagine si nota qualcosa, spesso è l’assenza. Sulla prima pagina del Corriere della Sera stamattina non c’è neanche una riga sul caso Boschi-De Bortoli. Zero. Che cosa ha condotto alla scelta di non pubblicare la notizia in prima pagina sul caso delle presunte pressioni dell’allora ministro Boschi su Unicredit (smentite da Maria Elena e dalla banca e accolte invece finora in silenzio dell’ex amministratore delegato Ghizzoni) affinché acquistasse Banca Etruria? La notizia c’è, la polemica è montatissima, il contesto politico è incandescente, sulla Boschi piovono raffiche di richieste di dimissioni. E’ materiale fissile che in edicola funziona. Il Corriere ha scelto di non dare evidenza a un caso che coinvolge un suo ex direttore? Ci sono ragioni di bon ton editoriale? Il fact-checking ha svelato una post-verità che non sta in piedi? E chi lo sa? E come mai De Bortoli affida alle pagine di un libro una notizia che evidentemente conosce da tempo e che è indubbiamente degna della prima pagina del blasonatissimo Corriere, il giornale di cui è primo e stimato editorialista? Non si sa, siamo in una fase di silenzio-assenza della vicenda. I concorrenti nel frattempo si buttano a pesce sulla storia. Quelli di Repubblica aprono sulla faccenda (“Etruria, scoppia un nuovo caso Boschi”), La Stampa la gira in scontro politico tra i partiti, ma la sostanza è quella (“Pd-5Stelle, battaglia su tre fronti”), Il Fatto Quotidiano cattura l’altro silenzio (“Ghizzoni tace e non smentisce il giornalista”), La Verità ci dà dentro (“La Boschi cercò di rifilare all’Unicredit la banca decotta del padre”), Libero sintetizza il conflitto (“Siluro alla Boschi”), Il Foglio ha in prima un delizioso Maurizio Crippa sui giornaloni e le banche (“La Boschi, de Bortoli e l’abbonamento tarocco a Sky”). Insomma, il giro dei giornali dice che tutti hanno almeno un francobollo, un titoletto, un catenaccio in prima. Sul taccuino restano domande senza risposta. In fondo, è la stampa bellezza e tu non puoi farci niente. Andiamo avanti. Dove? Seguite il titolare di List e armatevi di pazienza.

 

Alitalia. Oggi alla Camera si vota il provvedimento sull’amministrazione straordinaria di Alitalia. La compagnia aerea avrà 600 milioni di prestito ponte dallo Stato. L’importo corrisponde più o meno alle perdite dell’ultimo bilancio del 2016. Non solo, pare che la compagnia abbia bruciato altri 200 milioni nel primo trimestre del 2017 e pare che questo sia stato il valore di riferimento per calcolare il prestito da parte dello Stato. A proposito, il governo precisa che il prestito è a condizioni di mercato. Certo, solo che sul mercato un’azienda con quelle perdite non riceverebbe un euro di finanziamento. Quindi, si vola, e per ora paga il contribuente. Ci vuole pazienza, allacciate le cinture e chiedete di spargere la schiuma sulla pista di atterraggio.

 

Produzione industriale. Depressi da Alitalia. Calma, sono usciti i dati Istat, siamo al solito zero virgola: “In crescita la produzione industriale: secondo gli ultimi dati Istat, a marzo ha registrato un aumento dello 0,4 per cento rispetto a febbraio e del 2,8 per cento rispetto a marzo 2016. Nei primi tre mesi dell'anno, è invece calata dello 0,3% rispetto al trimestre precedente mentre è aumentata dell'1,6% rispetto allo stesso periodo del 2016”. Ci vuole pazienza, non prendete ansiolitici, vi fanno diventare tossici.

 

Liberté! Egalité! Cabaret! Nel frattempo, in Francia sta succedendo di tutto. I partiti stanno preparando le candidature per le elezioni legislative dell’11-18 giugno, lo tsunami di Macron ha spazzato via le sigle di ieri e quelle di domani non sono pronte. Serve parecchia fantasia e bisogna dire che si stanno dando tutti un gran daffare per non lasciare il taccuino del chroniqueur in bianco. Ecco una serie di flash stroboscopici:

  • Valls non va (respinto). Quelli di En Marche hanno dato un assaggio di quel che attende i partitanti in cerca di ciambella di salvataggio: la candidatura di Manuel Valls non risponde ai requisiti richiesti dal partito di Macron. Lo ha detto Jean-Paul Delevoye, ex neogollista incaricato dal partito aggiungendo una frase che è un avviso ai navigati: “Noi non dobbiamo riciclare nessuno, ma dare una nuova offerta politica ai cittadini”. L’anti-partito di Macron.
  • Valls va (espulso). E' stata avviata la procedura di espulsione dell'ex premier Manuel Valls dal Partito socialista francese. Siamo in presenza di una sagoma di politico che esce da un partito ma non ne è ancora uscito, si candida in un altro partito ma non è accettato al check in e viene espulso dal partito dal quale era uscito senza avvisare il nuovo partito in cui credeva di essere entrato. Primo posto nel guinness dei fiaschi politici. Capolavoro assoluto.
  • Marion Le Pen lascia. Succedono cose a destra che voi umani… La giovane Marion Marechal Le Pen ha deciso di ritirarsi dalla vita politica. “Ragioni personali”. Che è successo? Non si sa. La zia Marine si è detta profondamente dispiaciuta.
  • Hamon pensa a una sinistra creativa. A gauche le cose vanno alla grande, il candidato-disastro del Partito socialista francese in via di estinzione ha annunciato stamattina alla radio di essere già al lavoro per costruire una nuova sinistra “inventive”. Prendiamo il dizionario Le Robert: “Inventive: capacité d’inventer”. L’Archimede di Disney applicato alla politica.

Lezioni dalla politica francese? Ci vuole pazienza, preparate la ghigliottina per i residuati bellici del Novecento e marchons!

 

Trump licenzia il capo dell’Fbi. A proposito di creatività al potere, Donald Trump ha deciso di dare un’altra scrollatina all’albero di Washington e ha licenziato il capo dell’Fbi James Comey. Poteva farlo? Sì. Era il momento? Forse no, ma con Trump non è mai il momento. E se andiamo a leggere la lettera del ministro della giustizia James Session, le ragioni sembrano più che valide e purtroppo Comey ha mostrato una serie di contraddizioni che in quell’incarico non sono ammesse. Ci sarà battaglia con i democratici, una novità assoluta. Lezioni americane: ci vuole pazienza, Hillary ha perso e Obama stava con Renzi.

 

Giornali tedeschi. Anche nel settore dei quotidiani la Germania è tutta un’altra storia. Mentre l’editoria in Europa è in crisi nera, il gruppo tedesco Axel Springer – l’editore della Bild – ha comunicato ricavi record nel primo trimestre: 836 milioni di euro incassati grazie all’incremento della pubblicità classificata e alle vendite delle edizioni digitali. Gli altri declinano, loro crescono. C’è qualcosa che non va anche tra chi fa i giornali e non è certo colpa della Germania. Lezione tedesca: ci vuole pazienza, è la stampa bellezza e tu non puoi farci niente.

 

10 maggio. Nel 1837 le banche di New York falliscono. E’ una delle prime bolle della finanza americana. Ce ne saranno altre, basta avere solo pazienza. E’ la solita vecchia storia: Boom & Sboom.

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