E' cucina
Sregolatezza senza genio. Dopo la messa di San Petronio potevamo andare a mangiare i tortellini di Biagi, dietro al tribunale, ma volevamo provare i brividi promessi da Cesare Marretti, cuoco e anima di E' Cucina (è vero, già il nome doveva far riflettere). Siamo vecchi del mestiere eppure abbiamo creduto alla Guida dell'Espresso e al sito del ristorante, creativoide ed erotico: ci ha fottuto la donna nuda cosparsa di cioccolata. Andatela a vedere: www.artefood.com. Non c'è carta di niente, né dei cibi né dei vini, si può scegliere solo il numero delle portate e l'ingrediente-base, carne o pesce, e poi il cuoco esegue “a sorpresa”. Il cameriere si mostra stupito del nostro desiderio di bere vino e stupitissimo che, in due, se ne voglia bere una bottiglia intera. Alcolicamente parlando, E' Cucina è un locale da pausa pranzo milanese. A quel punto il nostro uomo non ci fa la domanda che temevano (“Bianco o rosso?”) ma qualcosa di più evoluto (“Leggero o strutturato?”). Leggero, ovvio. E comincia a snocciolare: “Vitiano Falesco?” No. “Bordeaux francese?” Bordeaux francese? “Pinot nero?” Andiamo avanti. “Lagrein?” Quello. Per fortuna arriva non un Lagrein qualsiasi ma il Lagrein di Hofstatter (buono, però non definiremmo leggero un rosso molto estratto che fa tredici gradi e dieci mesi di botte). Quindi giunge una ciotola con dentro dell'insalata. La ciotola è sbrecciata come saranno sbrecciati tutti i piatti, nessuno escluso, di questo pranzo artistico. L'insalata è una normale insalata da pausa pranzo milanese, solo con olio migliore. Al tavolo a fianco è arrivata dopo il primo, anziché come antipasto: anche il servizio è artistico. Il pane è invitante quanto indigesto, mollica cruda. Il primo di carne “a sorpresa” sono dei tagliolini all'amatriciana con aggiunta di zucchine cotte al vapore e tagliate grossolanamente: brutti a vedersi, mollicci a mangiarsi. E comunque l'arte dov'è? Il primo di pesce, sempre “a sorpresa”, sono gli stessi tagliolini però “con le acciughe”, dice il cameriere, peccato che i pescetti non si vedano né si sentano. La sorpresa è costituita da alcuni frammenti di melanzane. Sembra uno scherzo. Il primo di carne è un “filetto di manzo”, come no, il più tenace e bruciacchiato filetto di manzo della nostra carriera. Il primo di pesce è un filetto di cernia con asparagi e carciofi e qui ci siamo abbastanza. Non richiesto arriva il dolce, tortino liquefatto di cioccolato con una specie di macedonia a fianco. Marretti entra in sala per salutare una donna con fantastica galanteria (“Arrivederci signorina”) e poi si scusa per le lunghe attese (fossero quelle il problema). Ne abbiamo approfittato per guardarlo negli occhi e scoprire che è in buona fede. Ma dobbiamo anche guardare negli occhi i nostri amati lettori. Si spende poco. (recensione del 21 marzo 2008)
Il Foglio sportivo - in corpore sano