Osteria del mirasole
Mister Tamburino non ho voglia di scherzare / rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare.” Perché un ambiente così piccolo e zeppo come l'Osteria del Mirasole dev'essere saturato anche acusticamente dai successi gracchianti di un'Italia che fu? Forse per far coincidere il nostro ingresso col momento in cui Franco Battiato comincia a cantare “Bandiera bianca”? “Uh com'è difficile restare calmi e indifferenti / mentre tutti intorno fanno rumore.” Impossibile, quando si scopre che il proprio tavolino è quasi incollato a quello dei vicini ma scollato dal pavimento: non è la solita gamba corta tamponabile col biglietto da visita piegato in quattro, è qualcosa di più grave e strutturale, impossibile venirne a capo, il beccheggio proseguirà senza requie dall'antipasto al dolce. “Quante stupide galline che si azzuffano per niente.” Qualcuno schiamazza perché un vino presente in carta è assente in cantina mentre noi almeno sul bere siamo fortunati, la Barbera frizzante dei Colli Bolognesi (azienda agricola Isola) c'è davvero, alla faccia degli altri clienti che bevono rosso fermo, bloccato, bloccante. “A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata.” Pure noi avremmo preferito un radicchietto o un cicorino al posto della ricotta antisalame e del salame antiricotta (dietetica, scienza sconosciuta) rappresentanti il preantipasto obbligatorio. “A Vivaldi l'uva passa che mi dà più calorie.” Però le acciughe di Monterosso sono carnose, ben disposte nel piatto, e i tortellini in brodo assai difformi, molto manuali, piacevolmente tenaci al dente. “Minima moralia.” Le polpettine annegate nel sugo e lo spiedo di fegatelli (bruciacchiati fuori e sanguinolenti dentro) sono da trattoria, le patate molli portate per contorno sono da mensa Mondadori di Segrate. Purtroppo il conto è da ristorante. “E sommersi soprattutto da immondizie musicali.” L'Osteria del Mirasole sembra una discarica per stoviglie scompagnate. I grandi sottopiatti sono sproporzionati ai tavolini dove non c'è quasi posto per i bicchieri, costretti a starsene pericolosamente sul bordo. Il piatto delle acciughe è sbrecciato. Il cucchiaio è piccolo, da bambini, il coltello è grosso, da omaccioni. I tortellini vengono serviti dentro un cappello del Dottor Balanzone rovesciato, ridicolo quanto scomodo. “Quante squallide figure che attraversano il paese / com'è misera la vita negli abusi di potere.” Non abbiamo fatto tutta questa strada per la zuppa inglese col colaticcio di cioccolata ma perché sulle guide (Espresso e Gambero) avevamo letto valutazioni entusiastiche. “Sul ponte sventola bandiera bianca”. (recensione del 29 dicembre 2007)
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