L'età del piacere eterno
Ne suo nuovo libro, “Homo Deus”, Yuval Harari racconta il trionfo del relativismo assoluto: "Nel cercare il piacere e l’immortalità gli esseri umani stanno in realtà cercando di diventare essi stessi dèi"
Gli Stati Uniti sono attraversati da un’epidemia senza precedenti. Non di armi da fuoco o di razzismo, ma di droghe sintetiche. Trentamila decessi in un anno. Ogni giorno, 78 americani perdono la vita per un’overdose di oppioidi, antidolorifici sintetici prescritti regolarmente dai medici. Cosa ci dice questa epidemia di analgesici? Yuval Noah Harari ha una spiegazione culturale. Che stiamo entrando in un “Eden della gioia” in cui non esiste più l’angoscia delle repressioni e dell’insuccesso, il dolore della malattia e della morte.
Harari ha appena pubblicato un nuovo bestseller, “Homo Deus”, in uscita per Harper Collins, in cui spiega che sull’umanità futura pesa lo spettro dell’“obsolescenza di massa”. C’è chi lo ha paragonato al classico di Lewis Mumford, “Tecnica e cultura”. Mark Zuckerberg, Barack Obama e Bill Gates hanno tutti raccomandato di leggere i libri di Harari (il suo saggio precedente, “Sapiens”, è stato tradotto in 40 lingue).
Stiamo entrando
in un “Eden della gioia”, per il filosofo liberal
e relativista tradotto
in 40 lingue. Un nuovo stadio evolutivo
“Per la prima volta nella storia”, scrive Harari, “più persone muoiono per aver mangiato troppo che troppo poco; più persone muoiono di vecchiaia che di malattie infettive; e più persone si suicidano piuttosto che essere uccise da soldati, terroristi e criminali”. Dopo aver sottomesso carestie, pestilenze e guerre, Harari sostiene che ora dobbiamo “elevarci”. A cosa? Alla “felicità eterna”.
“Nel cercare il piacere e l’immortalità”, scrive, “gli esseri umani stanno in realtà cercando di diventare essi stessi dèi”. Il relativismo assoluto ha trionfato. “Gli esseri umani hanno deciso di rinunciare al significato in cambio del potere”.
La religione giudeo-cristiana è morta, il progresso e la scienza l’hanno uccisa e il futuro dell’umanità sarà dominato da una parola sola: “bliss”. Beatitudine. Felicità universale. Piacere senza limiti. In occidente sorgerà una enorme “classe inutile” dovuta alla ridondanza del lavoro, soppiantato dalle macchine efficienti, una classe senza uno scopo economico o militare ma dedita soltanto a coltivare il piacere fisico ed emotivo.
“Prendiamo pillole che cambiano il nostro umore e selezioniamo gli embrioni. Google ha una sezione, Calico, la cui missione è quella di rallentare il processo di invecchiamento. Relativamente piccoli cambiamenti nei geni, ormoni e neuroni sono stati sufficienti per trasformare l’Homo erectus in Homo sapiens. Perché dovremmo supporre che il sapiens è la fine della linea evolutiva? I trionfanti ideali liberali stanno ora spingendo l’umanità a raggiungere l’immortalità, la beatitudine e la divinità”.
Ci avviamo verso un futuro post religioso: “Le nuove religioni è improbabile che emergeranno dalle grotte dell’Afghanistan o dalle madrasse del medio oriente. Piuttosto emergeranno dai laboratori di ricerca. Proprio come il socialismo porgeva al mondo la promessa di salvezza attraverso il vapore e l’elettricità, così nei prossimi decenni le nuove tecno-religioni possono conquistare il mondo con la promessa di salvezza attraverso algoritmi e geni”. Harari parla dell’esperienza umana come di “un altro prodotto progettabile, non diverso da qualsiasi altro al supermercato”.
L’edonismo come nuova religione contemporanea: dalle riviste in carta patinata che esaltano le gioie della gola, delle vacanze, del vestire con eleganza, degli oggetti di lusso, del sesso, del culto del corpo e della fitness, è come se l’onda del piacere stia sommergendo tutto, diventando un comportamento sociale obbligatorio.
Il relativismo
ha trionfato in tutto
il mondo: “Gli esseri umani hanno rinunciato al significato in cambio del potere”
“Homo Deus” parte dove “Sapiens”, il precedente libro di Harari, ci aveva lasciato. E’ una “breve storia del domani”. Qual è il culmine naturale della rivoluzione scientifica, si chiede Harari. Quale sarà il futuro? “All’alba del Terzo millennio l’umanità si sveglia, stende le braccia e si stropiccia gli occhi. Un incubo terribile è ancora alla deriva nella sua mente. Filo spinato ed enormi funghi atomici. Oh beh, era solo un brutto sogno. Va in bagno, si lava la faccia, esamina le rughe allo specchio, si prepara una tazza di caffè e apre il diario, ‘vediamo cosa c’è oggi all’ordine del giorno’”. Questo è il genere di prosa che ha fatto di Harari una star internazionale. “Dopo aver sollevato l’umanità al di sopra del livello bestiale delle lotte di sopravvivenza, noi ora possiamo ‘aggiornare’ gli esseri umani in divinità, e trasformare l’Homo sapiens in Homo deus”.
Va da sé che la tecnologia ha preso il posto della religione. “Nessuna linea chiara separa la guarigione dal miglioramento. Il Viagra ha iniziato come un trattamento per problemi di pressione sanguigna. Per la sorpresa e la gioia di Pfizer, è emerso che il Viagra può anche curare l’impotenza. Una pillola ha permesso a milioni di uomini di riconquistare capacità sessuali normali; ma presto uomini che non avevano problemi di impotenza hanno iniziato a usare la stessa pillola per acquisire poteri sessuali che non avevano mai avuto prima”.
In futuro la nostra capacità di manipolare due forme fondamentali di informazioni – il byte e il gene – determinerà la nascita di esseri umani “beati”. Non è il primo libro che quest’anno teorizza la rivoluzione transumanista. Luc Ferry ha di recente pubblicato “La Révolution transhumaniste” (Plon), dove elogia “l’uomo che avrà un potere demiurgico sulla sua natura biologica”.
“La nuova religione promette tutti i vecchi premi (felicità, pace
e vita eterna), ma qui, sulla terra, e non dopo la morte”
E appronta un bel programma faustiano: “Allungare la nostra vita, migliorare le nostre capacità e scegliere le caratteristiche dei nostri figli rimuovendo la lotteria genetica”. Per “farla finita con il peso dell’eredità giudaico-cristiana” e lasciare il passo a una “religione 3.0”. L’umanità in occidente invecchia, annaspa e vuole ritardare l’inevitabile. Viva dunque la clonazione riproduttiva e quella “terapeutica”, ma anche l’utilizzo di farmaci come Prozac, Ritalin e Viagra, la “soma” di Aldous Huxley. Un Matusalemme ebbro di Lumi come modello dell’autore dell’“Homme-Dieu” (Grasset).
E’ il superuomo manipolato in laboratorio. Anche a questo arriva Harari. “La storia ha visto l’ascesa e la caduta di molte religioni, imperi e culture. L’umanesimo ha dominato il mondo per trecento anni, ma non è molto. I faraoni hanno governato l’Egitto per tremila anni, e i papi hanno dominato l’Europa per un millennio. Guardando indietro, molti pensano che la caduta dei faraoni e la morte di Dio siano stati entrambi sviluppi positivi”.
Come sarà l’etica del futuro? Harari la spiega con cinque fotografie. Un vecchio che mette il suo voto nell’urna, ovvero “colui che vota la sa più lunga”. Una casalinga che acquista un televisore, ovvero “il consumatore ha sempre ragione”. Un uomo che osserva il wc di Duchamp, ovvero “la bellezza è negli occhi di chi guarda”. Due lesbiche che si sposano, ovvero “se ti fa sentire bene, fallo”. Il pensatore di Rodin, ovvero “pensa solo a te stesso”.
L’umanesimo del futuro, avverte Harari, dichiarerà “guerra alla morte”. “La paura della morte radicata nella maggior parte degli esseri umani darà alla guerra contro la morte uno slancio irresistibile. Le persone vogliono vivere per sempre, in modo da comporre una sinfonia ‘immortale’. Una gran parte della nostra creatività artistica, del nostro impegno politico e della nostra pietà religiosa è alimentata dalla paura della morte”.
Il futuro avrà una sola religione. “Questa, non importa cosa dicano i monaci nelle loro caverne dell’Himalaya o i filosofi nelle loro torri d’avorio, sarà il piacere. Punto. Ogni anno che passa, la nostra tolleranza per le sensazioni spiacevoli diminuisce e il nostro desiderio di sensazioni piacevoli aumenta. Sia la ricerca scientifica e sia l’attività economica sono orientate a tal fine, così ogni anno la produzione di antidolorifici migliora, come i nuovi gusti di gelato, i materassi più comodi, e i giochi più coinvolgenti nel nostro smartphone, in modo che non avremo un solo momento noioso. Tutto questo è appena sufficiente, ovviamente. Dal momento che l’Homo sapiens non è stato creato per provare costante piacere, se questo è ciò che l’umanità vuole, tuttavia, i gelati e gli smartphone non lo potranno fare. Per innumerevoli generazioni il nostro sistema biochimico si è adattato per aumentare le nostre possibilità di sopravvivenza e di riproduzione, non la nostra felicità. Lottiamo per ottenere sapori piacevoli e orgasmi beati. Ma i gusti piacevoli e gli orgasmi beati non durano molto a lungo, e se vogliamo sentirli di nuovo dobbiamo andare in cerca di più cibo e compagni. Sarà necessario cambiare la nostra biochimica e riprogettare i nostri corpi e menti. Quindi stiamo lavorando su questo. Si può discutere se sia buono o cattivo, ma il secondo grande progetto del XXI secolo – garantire la felicità globale – coinvolgerà l’ingegneria dell’Homo Sapiens in modo che si possa godere del piacere eterno”.
Come faranno i guru transumanisti
a convincere un miliardo e mezzo di musulmani
a bere dal loro calice?
La filosofia di Harari sembra uscita da “Infinite Jest”, l’indigeribile capolavoro di David Foster Wallace. “In questo tempo di piacere senza precedenti, c’era una sorta di tristezza nel paese”, diceva Wallace per spiegare il motivo che l’avevo spinto a scrivere quel romanzo, dove gli esseri umani sono debilitati dall’“Entertainment” e il tempo e lo spazio sono configurati dal piacere, dalle distrazioni e dai divertimenti che minacciano di sopraffare qualsiasi altra cosa.
Harari prefigura il bengodi immaginato da Aldous Huxley in “Mondo Nuovo”. L’uomo non è più un animale viviparo e il naturale concatenamento di piacere fisico e fertilità è sospeso. Fecondazione, incubazione, germinazione sono diventati processi di gabinetto controllati. Non più padri, non più madri, la nuova etica classifica come oscena la nozione di maternità. Si nasce in bottiglie.
Un uovo, un embrione, un adulto, così si riproduce la classe Alfa, la classe dirigente. Come nel Paradiso dantesco, le anime dei beati sono perfettamente paghe del grado di beatitudine loro assegnato, così nel mondo huxleyano non per virtù di carità, ma per virtù di un sapiente processo di condizionamento, nessuna delle classi inferiori desidera salire di grado. Non c’è passione, gelosia, famiglia e l’amore è ridotto a semplice erotismo epidermico. La tristezza è combattuta con pastiglie di un narcotico, il soma. Gli spettacoli mirano solo a deliziare i sensi: audizioni colorate e profumate, visioni tattili. E infine, per ottenere sull’organismo i benefici effetti di certe passioni, i surrogati per via orale o endovenosa. E’ un mondo igienico, sterilizzato, senza virtù e senza vizi, senza infamia né lode, meccanicamente perfetto, spiritualmente infantile.
Harari non tiene però conto nel suo libro del grande risveglio religioso operato dall’islam, che sarà la prima religione al mondo nel 2070 (dati Pew Forum). Come faranno i transumanisti a convincere un miliardo e mezzo di musulmani a dedicarsi alla felicità, all’orgasmo e alla pace dei sensi? “Nonostante tutto questo parlare di islam radicale, il luogo più interessante del mondo da una prospettiva religiosa non è lo Stato islamico, ma la Silicon Valley”, conclude Harari nel libro. “Qui i guru hi-tech promettono tutti i vecchi premi – la felicità, la pace, la prosperità e la vita eterna – ma qui sulla terra, piuttosto che dopo la morte, con l’aiuto degli esseri celesti”.
La fantasia di “migliorare l’umanità” deve essere divertente da contemplare nei simposi accademici e nei consigli di amministrazione delle imprese high-tech traboccanti di capitali di investimento e utopia liberal. Ma sono scenari altamente improbabili e, in ultima analisi, solamente un diversivo. Alla fine, il transumanesimo appare soltanto come un lamento di disperazione.
E’ possibile allora che questo sia proprio l’esito della grande distopia di Yuval Harari, già immaginato da Michel Houellebecq in “Piattaforma”: lo scontro fra l’occidente transumanista che vuole costruire qui il suo paradiso e una antica religione che persegue la beatitudine nell’aldilà delle settantadue vergini, fra l’“Homo Deus” e la soumission, fra la società del piacere eterno e la civiltà della vita eterna, fra l’edonista e il martire, fra l’Addyi, il Viagra delle donne, e l’Abaya, il lungo velo islamico.
Il Foglio sportivo - in corpore sano