Una processione del venerdì santo in Iralnda (foto LaPresse)

Siamo all'ultima Pasqua

Giulio Meotti

“In Europa il cristianesimo sta letteralmente morendo”. Dalla Scozia alle Alpi, è il grande oblio della fede

Qualche anno fa il vescovo luterano Jobst Schoene disse di temere che l’Europa si stesse “avvicinando a una situazione simile al tragico destino del cristianesimo in Nordafrica nei primi giorni dell’islam”. In epoca romana, le terre che oggi comprendono l’Algeria e la Tunisia, per fare un esempio, erano interamente cristiane e produssero personaggi come Tertulliano e Agostino, e questo cristianesimo sembrava essere ancora fiorente quando l’islam vi arrivò alla fine del VII secolo. Due secoli più tardi, il cristianesimo si era estinto, sostituto dalla civiltà arabo-islamica. L’Europa sta facendo la stessa fine? Quando Schoene usò quelle parole fu tacciato di isteria. Ma qualcosa di simile si intravede dall’ultimo, dettagliatissimo rapporto del Pew Research Center che ha fatto il giro del mondo.

 

Il tema è quello che Sheena Ashfeld e Noel Timms hanno chiamato “The unchurching of Europe”. “Per anni i bambini nati da donne di fede cristiana hanno superato il numero dei neonati di ogni altra fede, ma non andrà così a lungo: ci si attende infatti che l’islam conquisti il primato entro il 2035”, secondo lo studio appena pubblicato dal Pew Research Center sulla diffusione delle diverse religioni. “Dal 2010 al 2015, le donne cristiane hanno dato i natali a 223 milioni di neonati, circa 10 milioni in più di quelli nati da donne islamiche. Gli autori del Pew Research Center si attendono però l’inversione totale di questa tendenza entro il 2060, quando le madri di fede islamica daranno alla luce 232 milioni di neonati, circa sei milioni in più delle loro controparti cristiane. Questa inversione sarà causata in parte dal fatto che la popolazione cristiana in alcune parti del mondo – come l’Europa – è relativamente anziana, visto che nei prossimi anni nel Vecchio continente il numero dei decessi supererà quello delle nascite. La popolazione globale di fede islamica, al contrario, è relativamente giovane e concentrata in regioni con maggiori tassi di fertilità”.

 

Il nuovo rapporto Pew parla chiaro: "In cinque anni persi sei milioni di cristiani in Europa. Quasi due milioni nella sola Germania

L’elaborazione del prestigioso pensatoio americano si basa su un precedente rapporto dal quale si evinceva già che la popolazione complessiva di fede islamica raggiungerà numericamente quella cristiana nel 2070, per poi superarla nei decenni successivi. Poi, seppure residuale, c’è il fattore “conversioni”: “Dal 2015 al 2020, il cristianesimo soffrirà le maggiori perdite a causa delle conversioni; attraverso questo processo conquisterà cinque milioni di adepti e ne perderà 13 milioni, soprattutto a favore del gruppo dei non credenti”. Ma riguarda l’Europa il capitolo più sconcertante del rapporto del Pew.

 

“Il cristianesimo sta letteralmente morendo in Europa”, ha detto al Wall Street Journal Conrad Hackett, il capo dei ricercatori che hanno stilato il documento del Pew. “Nella maggior parte dei paesi, tra cui l’Inghilterra, la Germania e l’Italia, le morti di cristiani sono state superiori alle nascite dal 2010 al 2015”. Di quanto? “Le morti hanno superato le nascite per sei milioni dal 2010 al 2015”, si legge. “Nella sola Germania ci sono stati circa 1,4 milioni di decessi in più. Questa diminuzione naturale nell’Europa cristiana che invecchia è unica rispetto ad altre parti del mondo. La popolazione cristiana dell’Europa dovrebbe ridursi di circa 100 milioni di persone nei prossimi decenni, passando da 553 milioni nel 2010 a 454 milioni nel 2050. Entro il 2050, quasi un quarto degli europei (23 per cento) non avrà alcuna affiliazione religiosa. Al contrario, tra i musulmani non vi è alcun paese europeo in cui, nello stesso periodo, il numero dei morti ha superato quello delle nascite. Anzi: in Germania, Regno Unito, Italia, Russia e Francia ci sono stati almeno 250 mila neonati in più rispetto ai morti”.

 

Ovunque si guardi, dalla luterana Svezia alla cattolica Francia, il cristianesimo in Europa rantola. Non a caso nel 2003 i costituenti europei, riuniti qualche settimana fa a Roma per celebrare il Trattato, non riuscirono neppure a inserire la parola “cristianesimo” nel preambolo della Costituzione. La chiesa nazionale inglese, l’anglicanesimo, è da tempo oggetto di divertimento e di scherno. In Galles, la maggior parte delle cappelle sono state trasformate in residenze private di architetti e arredatori blasonati. Nei Paesi Bassi, della religione restano solo i canali televisivi finanziati dallo stato.

 

E’ un fenomeno che ogni anno si accresce di statistiche tragiche. Parrocchie che chiudono, centinaia di chiese oggetto di “scristianizzazione”, indici di frequenza domenicale sempre più bassi, sacerdoti che svaniscono. Nel 1999 il cardinale spagnolo Rouco Varala parlò di “un continente moralmente disperato”, in cui “grande è il rischio di una progressiva e radicale scristianizzazione e paganizzazione”. Un rischio che da allora è diventato realtà. L’arcivescovo di Bordeaux, Pierre Eyt, sempre in quell’anno disse: “L’anima europea è ormai naturalmente non cristiana”.

 

Il cristianesimo nell’Europa del nord è stato già espugnato dall’ateismo e il protestantesimo versa in un coma a dir poco profondo. La religione sembra riposare nel cuore, occulta, per farsi oscurare, in pubblico, dalla civiltà secolarizzata.

 

"Chiuderà il 75 per cento delle parrocchie in Austria, la più radicale trasformazione dai tempi dell'imperatore Giuseppe II

Phil Zuckerman ha trascorso quattordici mesi in Scandinavia, parlando di religione con centinaia di danesi e svedesi. Sociologo che insegna al Pitzer College di Claremont, in California, Zuckerman ha riversato le sue scoperte sulla religione in Danimarca e Svezia in “Società senza Dio” (New York University Press). E ha concluso che “la religione non era tanto una questione personale privata, ma piuttosto una non questione”. Zuckerman ha trovato ciò che egli definisce l’“oblio più totale”.

 

Uno studio condotto Gallup International rivela che la Svezia è il paese meno religioso d’occidente. La chiesa di San Giacomo a Stoccolma, costruita con una capacità di 900 fedeli, oggi la domenica non ne ospita più di 30. Solo il cinque per cento degli svedesi frequentano la chiesa regolarmente. “In Danimarca”, ha detto un pastore a Zuckerman, “la parola ‘Dio’ è una delle più imbarazzanti che si possano pronunciare. Si preferisce girare nudi per la città che parlare di Dio”. Di recente, migliaia di persone hanno lasciato la chiesa di Danimarca a seguito di una campagna pubblicitaria promossa a livello nazionale dalla Società atea del paese. Tra aprile e giugno 2016, diecimila persone hanno lasciato la chiesa – il più alto numero di ritiri registrati. Il presidente della Società atea, Anders Stjernholm, ha detto all’Independent: “Siamo lieti che i danesi abbiano colto l’occasione di esprimere ciò che realmente vogliono”. Anche la chiesa di stato norvegese ha perso più di 25 mila membri in un mese dopo che ha lanciato un sistema di registrazione online. Chi avesse voluto, avrebbe potuto iscriversi o, nel caso, disiscriversi. Solo il 20 per cento dei norvegesi si dichiara religioso e solo il tre per cento va in chiesa per pregare più di una volta al mese. Il tasso di battesimi, dal 1960 a oggi, è sceso del 36 per cento, e lo stesso vale per le cresime. I matrimoni religiosi vanno anche peggio: dal 1960 a oggi sono scesi in picchiata dal 85,2 al 35,1 per cento. Nei giorni scorsi sono arrivati dati simili dalla Svezia. Più di 90 mila persone hanno scelto di uscire dalla chiesa svedese durante lo scorso anno: quasi il doppio rispetto all’anno precedente.

 

L’anglicanesimo sta collassando, ma anche il cattolicesimo inglese versa in uno stato pietoso. E’ notizia di pochi giorni fa che la diocesi cattolica di Salford ha annunciato la chiusura di venti chiese nella cosiddetta area di “Greater Manchester”. I piani di ristrutturazione propongono anche la fusione di circa cento parrocchie nella diocesi. Il vescovo di Salford John Arnold ha detto che “la popolazione cattolica si è dispersa ed è decaduta”. Lo spettacolare declino della chiesa nel Lancashire potrebbe vedere più di 70 parrocchie chiuse entro il prossimo anno.

 

Ian Dungavell, direttore della Società vittoriana, ha criticato la politica “intransigente” della chiesa cattolica nell’abbandono delle chiese. Più di settemila persone hanno firmato la campagna “Save The Churches” del Sunday Telegraph, che è stata sostenuta da politici, celebrità e leader della chiesa, tra cui il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, leader della chiesa cattolica in Inghilterra e Galles. Nella diocesi cattolica di Leeds, sette chiese sono state chiuse in un mese dopo una consultazione che ha concluso che le congregazioni con meno di duecento fedeli non sono più sostenibili.

 

Negli anni Settanta, le cattedrali britanniche hanno iniziato a chiedere ai visitatori di pagare un biglietto a causa della crisi economica e di fedeli, ma inviando il messaggio disastroso che questi edifici fossero musei, piuttosto che luoghi di vita e di culto. In Inghilterra si stima che entro il 2020 il numero dei musulmani che partecipano alla preghiera raggiungerà almeno i 683 mila, mentre il numero dei cristiani che vanno a messa la domenica scenderà a 679 mila. Damian Thompson sullo Spectator ha speculato che “l’anglicanesimo scomparirà entro il 2033”. “Il nuovo paesaggio culturale delle città inglesi è arrivato; il panorama omogeneo di una religione cristiana di stato è in ritirata”, ha detto Ceri Peach della Oxford University. Se quasi la metà dei musulmani britannici ha meno di venticinque anni, un quarto dei cristiani ne ha più di sessantacinque. “In vent’anni, i musulmani praticanti saranno più dei cristiani praticanti”, ha detto Keith Porteous Wood, direttore della National Secular Society. Tra il 2012 e il 2014, la percentuale di britannici che si identificano come anglicani è scesa dal 21 al 17 per cento, una diminuzione di 1,7 milioni di persone, mentre, secondo un sondaggio condotto dal rispettabile NatCen Social Research Institute, il numero dei musulmani è cresciuto di quasi un milione. I fedeli cristiani stanno diminuendo a una tale velocità che entro una generazione il loro numero sarà tre volte inferiore a quello dei musulmani che vanno regolarmente in moschea di venerdì.

 

In Olanda chiuderanno due terzi delle chiese cattoliche, metà nella Scozia ovest. Il protestantesimo scandinavo è in un coma profondo

I leader cattolici si stanno preparando a chiudere metà delle parrocchie in tutta la Scozia occidentale. L’arcidiocesi di Glasgow, di gran lunga la più grande del paese, si aspetta di avere soltanto 45 sacerdoti nel giro di due decenni, sufficienti per meno della metà delle sue parrocchie attuali. Con decine di sacerdoti vicini alla pensione e solo due seminaristi attualmente in formazione per sostituirli, l’arcivescovo Philip Tartaglia ha annunciato decisioni drastiche. Il decanato del sud, a Glasgow, rischia di perdere almeno sette delle sue dodici parrocchie, secondo un documento interno.

 

Il cristianesimo in Germania sta ogni anno perdendo sacerdoti, chiese e fedeli. Nel 1963 furono ordinati 400 sacerdoti, nel 993 il numero scese a 238 e nel 2013 a 98. Nel 2015 la cifra si è nuovamente dimezzata, arrivando a 58 nuove ordinazioni. Lo ha rivelato un’inchiesta della Süddeutsche Zeitung. Il numero di parrocchie dal 1995 al 2015 è sceso di un terzo. L’agonia del cattolicesimo tedesco è dimostrata anche dalla fuga dei fedeli. Con più di 23,7 milioni di membri, il cattolicesimo è il più grande gruppo religioso in Germania e abbraccia formalmente il 29 per cento della popolazione. Eppure la gente sta abbandonando la chiesa in massa: nel 2015 in 181.925 hanno fatto formalmente apostasia.

 

Si stima che oggi in Francia, per un musulmano praticante, ci siano tre cattolici praticanti. Ma se si approfondisce questa analisi, il rapporto viene invertito. Confrontando solo la frequenza settimanale alla preghiera del venerdì in moschea e alla messa domenicale in chiesa, lo scenario è chiaro: il 65 per cento dei cattolici praticanti ha più di 50 anni. Al contrario, il 73 per cento dei musulmani praticanti ne ha meno di 50. La tendenza indica che attualmente in Francia c’è un giovane cattolico praticante ogni tre giovani musulmani praticanti. In Francia, la più importante “figlia della chiesa”, meno del cinque per cento della popolazione frequenta regolarmente la messa. In un sondaggio per la Fondation du patrimoine, il 71 per cento dei cattolici intervistati si dichiara favorevole a che le chiese vengano convertite ad altri usi civili (biblioteche, librerie, caffè). Una statistica che suona come la fine del tabù. Patrice Besse, direttore di un’agenzia immobiliare specializzata nella vendita di edifici storici, ritiene che “le diocesi venderanno da un quarto alla metà delle loro chiese in vent’anni”. I comuni, che in Francia secondo la legge del 1905 sono tenuti a conservare gli edifici di culto, ne venderanno altre duemila.

 

I cattolici nei Paesi Bassi stanno “abbracciando la visione di un futuro senza chiese”, ha detto la Radio Vaticana. Delle settemila chiese esistenti in Olanda, quattromila figurano come monumenti, e le altre, sempre più disertate dai fedeli, cambiano destinazione d’uso. Il cardinale Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht, ha detto ai fedeli di prepararsi per la chiusura di circa un migliaio di parrocchie cattoliche, due terzi di quelle presenti in Olanda. Nonostante la chiesa cattolica sia il più grande gruppo religioso del paese, tra il 23 e il 28 per cento della popolazione, la frequenza settimanale alla messa è di circa l’1,2 per cento della popolazione olandese. Nessun altro paese in Europa fa peggio. Ogni anno 60 edifici di culto chiudono nei Paesi Bassi, oppure sono venduti o demoliti. Dal 1970 al 2008, 205 chiese cattoliche sono state demolite in Olanda e 148 convertite in librerie, ristoranti, palestre, appartamenti e moschee. Si calcola che delle restanti chiese, il 25 per cento sia nelle mani di congregazioni con meno di 100 fedeli. Sono anch’esse destinate a scomparire. I leader cattolici del paese stimano che due terzi delle loro 1.600 chiese saranno fuori uso in un decennio, e 700 chiese protestanti olandesi verranno chiuse entro quattro anni. “La chiusura delle chiese in Europa riflette il rapido indebolimento della fede in Europa”, scrive il Wall Street Journal.

 

Anche i cattolici di Bruxelles vanno incontro alla chiusura della maggior parte delle chiese della città. La diocesi cattolica di Bruxelles prevede di fondere le parrocchie e chiudere le chiese locali. Così alcuni cattolici hanno scritto una lettera a monsignor Jozef De Kesel e al suo ausiliare, Mons Jean Kockerols, chiedendo loro di rinunciare ai piani. In totale, 108 chiese di Bruxelles sono a rischio. A Watermael Boistfort, gli ottomila metri quadri della chiesa di San Hubert saranno convertiti in appartamenti.

 

Anche nella cattolicissima Austria, il 75 per cento delle parrocchie si avvia alla chiusura. L’arcidiocesi di Vienna, che è una delle più grandi d’Europa e si estende dalla frontiera ceca fino alle Alpi meridionali, subirà radicali riforme, riducendo le sue 660 parrocchie a 150 nei prossimi anni. Si tratta della “più radicale riorganizzazione dell’arcidiocesi di Vienna da quella dell’imperatore austriaco Giuseppe II duecento anni fa”. Le principali ragioni di queste misure sono la crescente carenza di sacerdoti e il costante calo del numero dei cattolici, specialmente di quelli che partecipano regolarmente alla messa.

 

Fu Goethe, non un Papa, a scrivere: “La lingua materna dell’Europa è il cristianesimo”. Forse questa lingua tornerà a essere vigorosa in futuro. Forse le comunità nigeriane e ghanesi terranno davvero vivo il cristianesimo a Londra e a Parigi. Forse. Ma per ora di questa lingua in Europa sopravvive soltanto un sospiro.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.