Le password
Ci navighiamo in mezzo da mane a sera e qualche volta ci anneghiamo. 123123, h24-24/7N-S-E-O, VivaLaMamma61, ognuno ha la sua: sempre più scontata o sempre più criptica e irricordabile. Eccovi allora una bella lista di luoghi comuni da snocciolare elegantemente quando di parla delle password
- Ne siamo schiavi. Convenirne.
- Se te le dimentichi sei nella merda. (Vedi seguente)
- Essersi scordati le risposte alle domande di controllo per recuperare la password e avere patito le pene dell'inferno per resettare i propri dati sensibili. Di seguito rimpiangere calessi, lampade a olio e polenta tagliata col filo.
- Non riuscire ad aggiornare il proprio computer da tre anni, poiché si è dimenticata la password generale, suggerisce un atteggiamento esistenziale signorilmente svagato. Très chic.
- Detestare quelli che ti guardano con superiorità quando non ricordi una password e ti spiegano di avere scaricato un'app fatta apposta.
- Fare lo spiritoso utilizzando la password “password”: evitare. Usurato.
- Confondere sempre password e username. Se avete studi umanistici alle spalle citare Goliarda Sapienza: "Sono un organismo preindustriale".
- Brontolare contro la banca che ogni tre mesi cambia la password del vostro conto online: sarà anche per garantire maggior sicurezza, però che palle. Convenirne.
- Non riuscire a ricordare il PIN del bancomat, quindi scriverlo su un bigliettino conservato nel portafoglio. Stigmatizzare. (Vedi seguente)
- Sorridere della puerile sagacia che mimetizza il PIN nella rubrica del cellulare al nome Banco Carlo, incurante dell'inesistenza di numeri telefonici da cinque cifre. (Vedi seguente)
- Schernire quelli più scaltri di tutti che scrivono il PIN nella rubrica del cellulare aggiungendo cinque cifre a caso in testa o in coda, per poi dimenticare quale sia la parte della sequenza numerica da digitare.
- Conservare tutte le password in un libriccino, perché i supporti digitali sono labili, mentre la carta sfida i secoli. Non mancare di ricordare che esistono ancora dei manoscritti di duemila anni fa.
- Non appena qualcuno confessa di avere perso tutte le password, a causa della rottura dell'hard disk del computer, far partire una pippa sulla dissennatezza di non avere mai fatto un backup. Se l'interlocutore è particolarmente naïf in informatica affondare il coltello dicendo di possedere addirittura il backup del backup e assaporare la sua espressione mortificata.
- Ora che i genitori hanno la password per accedere alle pagelle elettroniche, la possibilità di ritoccare le proprie insufficienze in matematica è definitivamente tramontata. Dolersene e rievocare i tempi eroici della scolorina.
- Adottare password imbarazzanti tipo “pipposifalepippe” e poi, quando capita di doverle rivelare a un congiunto o a un amico intimo, vergognarsi come un cane.
- Essersi lasciati con il/la partner da un anno, ma continuare a controllare le sue e-mail utilizzando la password che una volta vi aveva rivelato. Riconoscere che è una forma di masochismo, ma non poterne fare a meno. Mendicare comprensione dalle amiche.
- Ogni volta che digitate il codice della vostra carta American Express provare un lieve brivido, sapendo che dopo tre inserimenti sbagliati, anche non consecutivi, la carta si blocca. Diffondere la notizia e godersi il panico generato.
- Interrogarsi sul perché gli alberghi italiani siano così gelosi delle loro reti wifi, di cui bisogna chiedere la password (complicatissima) al concierge, che la scrive su un biglietto di carta, neanche fosse un pizzino di Cosa nostra. Concionare contro l'arretratezza culturale del Paese, mentre in Europa è tutto diverso.
- Raccontare di avere introdotto vostra nonna all'uso del computer, perché oggi non si può non saperne niente. Poi, durante una riunione con l'amministratore delegato, avere ricevuto svariate telefonate dalla tenera vecchina che non ricordava più la password del poker online. Deplorare ogni forma di evangelizzazione.
Il Foglio sportivo - in corpore sano