Come fare bella figura senza necessariamente sapere quel che si dice
Game of thrones
- Dire che di solito il fantasy vi fa venire più sonno della Formula Uno, ma questo è diverso. Non spiegare in cosa.
- Elogiare la sigla iniziale: di gran classe. Evitare paragoni con quelle delle serie nostrane.
- Non si fa in tempo ad affezionarsi a un personaggio che lo fanno morire. Restare in ansia tutto il tempo e scommettere sul prossimo morituro.
- Nelle ultime puntate hanno esagerato con i mostri, la qual cosa vi ha un po’ demotivato. Dolersene.
- Tuonare contro la psicosi da spoiler. Va bene tutto, ma non è che si possa aspettare vent’anni prima di parlare di chi ha ammazzato chi. Convenirne.
- Il nanetto è il più figo di tutti. Le ragazze possono spingersi ad augurarsi di avere una storia con uno così spiritoso. (Vedi seguente)
- Minacciare di annullare l’abbonamento a Sky in caso di morte del nanetto.
- Sindacare la svolta mistica di Arya Stark.
- Essere iscritti a decine di forum in cui si trattano gli aspetti più dietrologici della serie con minuziosità da neurochirurghi.
- Sansa Stark ha rotto i coglioni. Non se ne può più di quella sua espressione sgomenta davanti alla malvagità del mondo. Fare voti affinché tiri fuori un po’ di personalità al più presto, ma restare scettici.
- Osservare che sono tutti cattivissimi. Apprezzarlo.
- Chi è anagraficamente adeguato può fare la figura del connaisseur ricordando che Diana Rigg, l’interprete di Oleanna Tyrell, aveva già vestito con enorme successo negli anni Sessanta i panni di Emma Peel nell’indimenticato telefilm (allora le serie tv si chiamavano così) “The Avengers”, in italiano miserevolmente tradotto con “Agente Speciale”.
- Ieri mia moglie mi ha beccato mentre guardavo la prima stagione di Game of Thrones con i ragazzi e mi ha cazziato: “Considerando che non fanno che scopare, stuprare e ammazzare tutto il tempo, che due dei protagonisti sono fratelli incestuosi, che l’unico buono lo decapitano alla fine della prima stagione e che Giulio ha otto anni e Martina dieci, se vuoi che diventino sociopatici prima dell’adolescenza direi che stai facendo tutti i passi giusti.” (Tratto da una storia vera)
- Apprezzare il fatto che i buoni non siano mai completamente buoni e i cattivi mai del tutto cattivi. Avanzare dei paragoni con la drammaturgia shakespeariana.
- Confessare di avere smarrito il filo della trama a metà della seconda stagione, ma che comunque ciò non nuoce al divertimento.
- Sperare che George R.R. Martin si sbrighi a scrivere il resto della saga prima di morire, al fine di scongiurare un coitus interruptus globale. (Vedi seguente)
- Essere terrorizzati che tutto l’ambaradan finisca in una gigantesca cazzata, come Lost.
- Il martedì mattina in ufficio dibattere con i colleghi su quel che è successo nella puntata della sera precedente, come una volta si parlava del calcio il lunedì mattina.
- Leggere saggi sulla filosofia della serie, qualifica l’intellettuale debordiano aperto alle istanze della contemporaneità.
- Sostenere che “Il trono di Spade” è un assai goffo adattamento del titolo originale. Di seguito ricordare il tuttora insuperato “City slickers=Scappo dalla città. La vita, l’amore e le vacche.”
- Detestare i filologi che si lagnano perché il serial non rispetta i libri da cui è tratto. Valutare se far partire una pippa sulla specificità del mezzo televisivo. Citare McLuhan: usurato.
- Ostentare spocchia nel ritenere diseducativo svegliarsi alle tre di notte per seguire le nuove puntate in contemporanea con gli Stati Uniti, perché dopo i quattro anni si dovrebbe avere imparato a posporre la soddisfazione delle pulsioni. Fare eccezione per i single.
- In un ristorante della city avere assistito ad accanite discussioni tra avvocati sul profilarsi del conflitto tra i Lannister e quel che resta dei Targaryen. Seguono considerazioni sulla perdita di certezze della società liquida.
- Tra amiche, di tanto in tanto rinnovare l’inconsolabile cordoglio per la prematura scomparsa di quel rorido manzo di Khal Drogo, il fu marito della madre dei draghi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano