Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice
Il lavoro intellettuale
- Qualunque lavoro che non si riesca a spiegare in meno di cinque parole.
- Ricordarsi sempre di dire con sdegno che, al contrario di quanto accade normalmente in Italia, va pagato, posiziona come coscienza critica della contemporaneità
- Rivalutare il lavoro manuale, specialmente di tipo artigianale, troppo a lungo svalutato a favore di illusorie prospettive manageriali rivelatesi fonte di frustrazioni.
- I lavoratori intellettuali: la fascia alta dei morti di fame.
- Essere dolentemente consapevoli che il vostro idraulico è infinitamente più ricco di voi.
- Diffondere dei video su YouTube che mettono alla berlina i luoghi comuni del lavoro intellettuale. Non cambiano la situazione, ma se non altro ci si sfoga. Convenirne.
- Scagliarsi contro chi tuona che il lavoro creativo debba essere pagato come qualunque altro lavoro, argomentando che solo le mezze tacche si lamentano: quelli bravi davvero emergeranno comunque. (Vedi seguente)
- Lamentarsi che dopo decenni di studi si è costretti a fare dei lavori al di sotto delle proprie competenze è sempre da sfigati.
- Oggi il lavoro bisogna inventarselo. Di seguito precisare che il vero valore sono le idee.
- Ironizzare amaramente su chi offre lavori non retribuiti in cambio di visibilità.
- Sostenere che bisogna fare delle esperienze di lavoro all'estero, soprattutto da giovani, poiché aprono la mente. (Vedi seguente)
- Per far capire che ci si muove in un orizzonte internazionale, ricordarsi di paragonare quel che accade, per esempio, in Gran Bretagna, dove è possibile ottenere dei finanziamenti solo sulla base della presentazione di un progetto, a quel che accade qui, dove spesso non si viene pagati mai. Evitare l'esterofilia preconcetta.
- Avviare una startup. Figo.
- Pubblicare almeno un articolo ogni sei mesi su un qualunque giornale, concede a pieno titolo la patente di lavoratore intellettuale e permette una migliore gestione psicologica della disoccupazione.
- La differenza tra un intellettuale e un operaio? L'operaio si lava le mani prima di pisciare, l'intellettuale dopo. (Jacques Prévert)
- Gli stage sono il male.
- Citare Bianciardi fa sempre figo. Non è indispensabile averlo letto.
- Se non si è in grado di mantenersi non è lavoro intellettuale, al massimo è volontariato. Convenirne.
- Quelli che con la faccia come il culo ti chiedono di investire con loro in un progetto, poi se andrà bene si parlerà di denaro. Tumularli immediatamente.
- Mai tralasciare di affermare in tono dolente che il vero lavoro è inseguire il pagamento delle fatture. (Vedi seguente)
- Confrontare con altri lavoratori intellettuali le risposte più dada ai solleciti di pagamento. Tuttora imbattuto l'amministratore delegato che si è slogato un polso e non può firmare l'assegno, benché sia già sulla sua scrivania da settimane.
- Non parlare di precariato intellettuale, bensi di cognitariato, nella speranza che qualcuno chieda che cavolo sia e di poterlo spiegare. Attenzione a non tirarsela troppo.
- Perché il freelance è una commodity ad alto tasso di sostituibilità, e (...) dunque fingersi sempre impegnatissimi, e soprattutto ricchissimi. Il direttore e il caporedattore fiutano la povertà e l’indigenza come gli squali col sangue. Più sei povero e meno ti pagheranno. (Michele Masneri, "Stampa precaria", Il Foglio, 10 Novembre 2014)
- Durante una conversazione con un collega freelance è buona educazione evitare di lagnarsi che la Casagit più di seimila Euro l'anno per lo psicanalista non li rimborsi.
- Sempre meglio che lavorare.
Il Foglio sportivo - in corpore sano