Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice
La first lady
È il personaggio di questo momento storico. A volte conta quasi più del titolare della carica istituzionale. Ecco perché bisogna saperne parlare a proposito e a sproposito con grande competenza.
- Chiedersi se Melania Trump guardi sempre un punto particolare oppure se quella sia davvero la sua espressione naturale. In ogni caso, deplorare.
- Dissertare sugli stilisti preferiti delle diverse first lady. Concetti inevitabili: plaudire alla scelta dei pizzi di Ermanno Scervino da parte di Agnese Renzi; notare che Michelle Obama sembra comunque un bomber dell'NBA anche se indossa un abito d'oro di Versace. Dolersene.
- Per rinfocolare la polemica antigovernativa durante una cena un po' sottotono, osservare che Agnese Renzi, fino a quando non devono averglielo fatto notare, tendeva a camminare tre passi dietro Matteo, tipo moglie araba. Stigmatizzare.
- Kate Middleton veste spesso abiti lowcost di Topshop. Dibattere se si tratti di sano pragmatismo anglosassone o di una forma particolarmente subdola di populismo. Arabescare sul tema.
- La regina di Spagna Letizia Ortiz ricicla gli abiti, ma se ne sbatte allegramente, perché le starebbe bene anche della carta da pacchi. Dissertare su cosa sia la vera nobiltà.
- Ricordare l'evidente distonia estetica tra le figure di Giovanni Leone e della moglie Donna Vittoria: parlare con tono inutilmente polemico delle solite cose all'italiana.
- Compiangere la figura della second lady, la moglie del vicepresidente USA, che è una roba triste fin dal titolo. Convenirne.
- Ironizzare sul tormentone web secondo il quale Melania Trump sembra sempre che stia strizzando gli occhi nel disperato tentativo di ricordare dove diavolo ti abbia già visto. E la cosa peggiore è che lo fa anche col marito.
- Ma cosa pensava la ghostwriter di Melania Trump quando le ha rifilato paro paro il discorso scritto anni prima per Michelle Obama? Che non se ne sarebbe accorto nessuno? Trarne amare deduzioni sulle prospettive che si schiudono al mondo e sostenere che il discorso ispirazionale è come il maiale: non si butta via niente.
- Affermare che la vera first lady americana è Ivanka. Se l'uditorio è pop, parlare della sua bellezza wasp e del suo successo come imprenditrice e designer di gioielli; se il contesto è ad alto tasso di scolarizzazione, buttare là un accenno al complesso di Elettra; non è necessario scendere nei particolari.
- Chiedersi che ne sarà dell'orto biologico di Michelle Obama. Formulare l'ipotesi che il nuovo presidente lo utilizzerà ogni mattina per una corroborante pisciata en plein air.
- Levare un rispettoso pensiero per Lory Del Santo che se quella sera a cena con Trump fosse stata un po' più corriva avrebbe potuto cambiare le sorti del mondo. Snocciolare amare considerazioni sullo zeitgesit che ci costringe a rammaricarci della morigeratezza delle attrici.
- Solidarizzare con Hollande, sputtanato urbi et orbi dalla sua ex, che allo scopo ha addittura scritto un libro velenosissimo. Se l'uditorio è strenuamente francofilo può essere divertente rievocare il gustoso episodio di Giscard D'Estaing che rientra all'Eliseo alle tre di notte con la sua Maserati insieme a Marlène Jobert, ma tampona il camioncino del latte e finisce sui giornali di mezzo mondo; molto più all'estero che in patria, per la verità, perché si sa che in Francia i presidenti sono intoccabili.
- Aridatece Carlà! Replicare: "Sì, ma solo se promette di non cantare più."
- Ironizzare su Première Dame, ennesima dimostrazione dell'allergia dei francesi ai termini inglesi: l'esatto contrario della nostra eccessiva acquiescenza linguistica. Di seguito elencare alcune parole che i transalpini si ostinano a tradurre al di là del buonsenso: logiciel, Ovni, Adn(*) ecc. Se si evita di fornire la traduzione ce la si tira moltissimo: valutarne l'opportunità.
- Dietro ogni grand'uomo c'è sempre una suocera incredula. (Francesco Salvi)
(*) Software, Ufo, Dna.
Il Foglio sportivo - in corpore sano