Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice
Twin Peaks
Che la riteniate la più importante rivoluzione narrativa dai tempi dell’Ulisse di Joyce o che, più semplicemente, l’attendiate con pizza da asporto, birra e alcuni amici sul divano, non potete non avere qualcosa da dire in merito. E se non l’avete ve la suggeriamo noi
- Ricordarsi sempre di dire che ha cambiato la televisione.
- Sperare che non faccia come Lost, che non si è capito un tubo per sei stagioni e poi è finito con una cazzata. (Vedi seguente)
- Sperare che anche questa nuova stagione non finisca con un altro appuntamento a fra venticinque anni. Parlare di “cliffhanger” e di “hook” per far capire che masticate la materia. (Vedi seguente)
- Temere che alla fine della terza stagione ci sia un altro rinvio a fra venticinque anni e non sapere se ci si arriverà. Di seguito dissertare sulla transitorietà della vita umana.
- Essere molto critici nei confronti della ripresa della serie a venticinque anni di distanza. Chiosare che, come nelle storie d’amore, le ripresine difficilmente hanno successo. Continuare a soggetto.
- Profetizzare con piglio sociologico che nelle prossime settimane nei bar di tendenza aumenterà il consumo di cherry pie.
- Ricordare che venticinque anni fa, quando ancora l’on demand era di là da venire, ci si ritrovava a cena tra amici una volta alla settimana per seguire la puntata. Evitare la deriva nostalgica con la celebrazione del walkman, delle videocassette vhs ecc.
- La più notevole intuizione di Lynch è aver trovato il modo di saltare a piè pari il problema della conclusione della storia, tanto basta lasciarla al punto in cui sta e qualcuno la prenderà per una scelta geniale. Convenirne.
- Rivedere alcuni degli stessi protagonisti dopo venticinque anni fa un po’ l’effetto della serata in pizzeria con gli ex compagni del liceo. Rabbrividire.
- Nel weekend precedente alla trasmissione della terza stagione, invitare gli amici a casa per il megaripassone di tutti i trenta episodi delle prime due.
- Il bello di Twin Peaks è che anche se non capisci un cavolo della trama, sei soddisfatto lo stesso perché te la puoi cavare dicendo che Lynch è geniale perché è riuscito ancora una volta a stravolgere gli stereotipi della narrazione televisiva.
- Rammaricarsi del fatto che ora le serie tv vengano diffuse in contemporanea con l’America. Rievocare i tempi in cui era possibile lasciare immaginare uno stile di vita internazionale, vedendole sei mesi prima degli altri. Valutare se far partire un pippone sui danni della globalizzazione.
- Il nano vestito di rosso che balla è una delle più iconiche sintesi della contemporaneità. Convenirne. Arabescare alla carlona sul tema.
- Scommettere su quale dei vostri amici, per fare lo spiritoso, chiederà per primo: “Ma chi ha ucciso Laura Palmer?”
- Qualunque sia il tema della discussione, trovare il modo di affermare che le serie tv sono la forma narrativa precipua del nostro tempo, come lo era il romanzo nell’Ottocento: concetto che posiziona come acuti esegeti della contemporaneità e suggerisce un cospicuo bagaglio culturale.
- Aspettarsi una levata di scudi all’inclusione nel casting della terza stagione di Monica Bellucci, vituperio delle genti di spettacolo. Schierarsi dalla sua parte qualifica come antisnob e voce critica fuori dal coro.
- Al solo sentire il plin-plon-plon della colonna sonora di Angelo Badalamenti provare un lieve senso di inquietudine. Arabescare.
- Buttare lì con nonchalance che non tutti sanno che il titolo originale della serie doveva essere “Northwest Passage”. Vantarsene subdolamente.
- Esercizio di cinismo: scommettere su quale sarà il primo quotidiano che al ritrovamento di un cadavere in un bosco titolerà: “Twin Peaks a... (aggiungere il nome della località)”.
- “Fuoco cammina con me”, il prequel di Twin Peaks, era una clamorosa puttanata. Vale anche: era un clamoroso capolavoro. Scegliere a seconda dell’uditorio.
- Essere riusciti solo da poco a non spiare l’apparizione di Bob nello specchio del bagno ogni volta che ci si rade e ora si ricomincia. Sdegnarsi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano