Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

La sindrome da rientro

Andrea Ballarini

C’è chi la prova già a luglio. Qualcuno riesce a procrastinarla fino a settembre inoltrato. Ma prima o poi arriva per tutti. Ecco allora come affrontarla con un piccola provvista di idee scontatissime da rivendere con gran disinvoltura

- Cominciare a provarla il secondo giorno delle vacanze.

 

- Al rientro escogitare qualunque espediente per evitare di parlare di dove si è stati in vacanza, cosa si è fatto e quanto ci si è divertiti/annoiati.

 

- Dopo anni e anni in cui ci si è presentati al rientro dalle vacanze sia neri come senegalesi, sia bianchi come coccodrilli delle fogne di New Tork, essersi rassegnati al fatto che sia impossibile non trattare il tema abbronzatura il primo giorno di lavoro. Dolersene.

 

- Gareggiare con gli amici a chi sarà il primo a intercettare su quotidiani, riviste, telegiornali il consueto servizio di consigli lapalissiani su come tornare al lavoro. Tuttora imbattuto per fatuità: ricominciare gradualmente.

 

- Chiamarla sempre e solo post-vacation blues suggerisce uno stile di vita internazionale.

 

- Al rientro cercare di mantenere alti i livelli di serotonima con un’alimentazione appropriata. Dopo venti giorni di kiwi, pomodori e banane – tra i cibi più ricchi di serotonina, il cosiddetto “ormone del buonumore” – prenotare bestemmiando un weekend alla Fiera del bue grasso di Carrù (CN), in programma per dicembre.

 

- Non appena rientrati in ufficio controllare di soppiatto quando sarà il prossimo ponte. Evitare di scoppiare a piangere.

 

- Non appena rientrati in ufficio, accendere l’aria condizionata, mettere i piedi sulla scrivania, sorseggiare epicureamente un caffè e proclamare che questa sì è vita, mica quello stress infernale delle vacanze. Evitare di scoppiare a piangere.

 

- Cercare su internet come superare nel tempo più breve possibile il post-vacation blues e scoprire di soffrire anche di monday blues, post-holiday blues, post-party blues e di numerosi altri seasonal affective disorder.

 

- Durante lo shopping in un mercatino estivo particolarmente caratteristico e affollato, sorprendere la propria compagna a pianificare l’acquisto di un carico di souvenir da utilizzare a tempo debito come regali di Natale. Farle notare che mancano ancora più di quattro mesi. Di seguito, gestire la sua crisi depressiva.

 

- Individuare l’amico che quest’anno non ha fatto vacanze e affliggerlo con le proprie difficoltà ad affrontare il rientro al lavoro. Evitare.

 

- Avere la sindrome da rientro senza essere mai partiti.

 

- Variante della precedente: non fare vacanze per evitare la sindrome da rientro.

 

- In tono frivolmente mondano chiedersi se i bagnini soffrano di sindrome da rientro quando gli altri cominciano le vacanze. Chic.

 

- Non appena ci si risiede alla propria scrivania dopo un mese di vacanze, sentire con un’intensità ineguagliata nel resto dell’anno, un bisogno lancinante di andare in vacanza.

 

- Il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare. (Oscar Wilde)

 

- Tornare al lavoro dopo le vacanze è la seconda cosa più dolorosa che si possa provare. La prima è scoprire che il tuo ufficio si è trovato molto meglio senza di te.

  

- Avere un’amica che da alcuni lustri aspetta con ansia la fine delle vacanze, perché è il momento in cui il suo fidanzato storico le chiede di tornare insieme. Disapprovare. Solidarizzare.

 

- Non escludo il ritorno. (Epitaffio di Franco Califano)

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