Come fare bella figura senza necessariamente sapere quello che si dice
Taxi e taxisti
Ogni tanto lo prendiamo tutti. Alcuni addirittura ne fanno un uso intensivo. In ogni caso, ecco alcuni concetti da tenere presente per sostenere una conversazione banale e di soddisfazione
- Detestare la categoria. Non spiegare perché, ma appena qualcuno dichiara la sua antipatia solidarizzare.
- I taxisti non hanno la giusta misura della conversazione, o sono un torrente in piena o sono silenziosi come Mohai dell’Isola di Pasqua.
- Detestare quelli che solo nel momento in cui estrai la carta di credito rivelano di non avere il POS.
- Avere rodato una serie di argomenti anodini con cui si può sostenere una conversazione a memoria. Hit assoluto: le differenze tra il traffico di Milano e quello di Roma.
- E quelli che non capiscono l’indirizzo e sul navigatore non riescono a trovare la via?
- Gli abusivi. Una piaga.
- Alla stazione Termini di Roma c’è una signora che smista i clienti ai vari taxi: sono pochissimi quelli che la pagano, ma lei appartiene al folclore di questa città, alla stessa stregua del parcheggiatore abusivo che si limita a sostare nel raggio di duecento metri dall’auto del cliente senza fare alcunché, se non riscuotere il pedaggio.
- Dare la caccia come a delle autentiche reliquie medievali agli ultimi plaid che alcuni taxisti settantenni lasciano ancora decomporre sul sedile posteriore.
- Stigmatizzare quei taxisti che, pur sapendo benissimo che l’unica alternativa alla strada più ovvia è fare quarantacinque chilometri sulla tangenziale, chiedono con l’aria di essere dei seri professionisti: “Che strada vuole che facciamo?
- A Roma il filo diretto con i tifosi di calcio alle tre del mattino su Radio Sport è semplicemente incomprensibile. Convenirne.
- Provocare il conducente in modo da istigarlo a lanciare anatemi contro Uber.
- Indurre il conducente a impegnarsi in una difesa irragionevole del numero chiuso delle licenze. Argomento fine del mondo: non è perché si è fatta una cazzata una volta che ora siamo costretti a difenderla a vita.
- I vigili quando piove spariscono. Sono idrosolubili. (Sentita da un taxista in piazza dell’Emporio, Roma).
- E pensare che quando si era bambini, la mamma chiamava il taxi solo per andare in ospedale a partorire.
- Usare solo le app per chiamare il taxi attesta modernità e permette di tirarsela con il prossimo che deve ascoltare duecento volte il messaggio preregistrato di attesa.
- Non sapere se sia peggio l’odore di stallatico di certi taxi o l’effluivo onnipervasivo di arbre magic.
- È un peccato che le persone che sanno come far funzionare il paese siano troppo occupate a guidare taxi o a tagliare capelli. (George Burns)
- Avere desiderato per tutta la vita di dire a un taxista “Segua quell’auto”. Poi averlo fatto una volta a Roma e da allora avere il soprannome “Agemsbond”.
- Notazione sociologica: i taxisti più anziani arrotondano sempre all’Euro superiore. Deplorare.
- Mai parlare di calcio con un taxista. Si sa dove si comincia, ma non dove si va a finire.
- Considerare che passare tutte quelle ore nel traffico, in molti paesi è considerata un’attenuante in caso di atti di violenza.
- La Seicento multipla verde e nera è stata senza possibilità di dubbio la più brutta automobile del XX secolo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano