Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

I coccodrilli*

Andrea Ballarini

Non si possono evitare. Sono quasi sempre tutti pieni di elogi, tranne quei pochi che vogliono essere diversi. Ecco allora come orientarsi nella giungla dei media “In morte di”

• Andarne matti.

 

• Gareggiare con gli amici a chi scoprirà per primo un articolo critico sulla figura del defunto in mezzo a una marea di encomi.

 

• È molto chic mostrare agli amici alcuni articoli che vi davano per morti.

 

• Ricordare la celebre frase di Mark Twain: “Le notizie sulla mia morte sono state enormemente esagerate”.

 

• Se si ha possibilità di scrivere sui giornali, non mancare di pubblicare un pezzo che sappia sapientemente bilanciare le zone d’ombra e di luce del defunto per segnalarsi come attento esegeta della contemporaneità e distinguersi dal coro stereotipato degli elogiatori.

 

• Sui social network postare dei commenti in cui si chiama lo scomparso col nome di battesimo, a significare un’intimità in realtà inesistente. Per esempio: “Ciao, Lucio. RIP.”. Valutare se tale tecnica possa essere considerata una variante estrema del name dropping.

 

• Al terzo giorno che i telegiornali parlano della scomparsa di un personaggio pubblico indignarsi dicendo che di X non se ne può più, a suggerire una virile ruvidezza che in realtà nasconde una profonda tenerezza.

 

• Tuttora insuperato il compianto televisivo sulla poltrona vuota di Aiazzone da parte di Guido Angeli.

 

• Da bambino avere immaginato spesso folle in lacrime che compiangevano la propria prematura scomparsa. Per suggerire un vasto bagaglio culturale ricordare una scena analoga in Tom Sawyer.

 

• Con tono opportunamente cinico rivelare che nella redazione dei giornali ogni dicembre si aggiorna la lista dei coccodrilli da tenere pronti per i morituri del nuovo anno.

 

• Ricordare il grandissimo Dino Risi che negli ultimi anni della sua vita ha rilasciato un’intervista in cui dichiarava che gli sarebbe seccato moltissimo morire a pochi giorni di distanza da Mario Monicelli, incorrendo così nella stessa spiacevole evenienza toccata in sorte a Ranieri di Monaco, del tutto eclissato dalla morte di Giovanni Paolo II.

 

• Continuare da anni a rimaneggiare il proprio epitaffio a scopo apotropaico: “Proprio ora che cominciavo ad abituarmi.”

 

• Divertirsi a scrivere coccodrilli per i propri amici. Chic. (Vedi seguente)

 

• Preferire la raffinata pratica dell’epitaffio preventivo. Si segnalano quelli composti da Indro Montanelli per molti suoi contemporanei. Su tutti, per perfidia, il proprio: “Qui riposa Indro Montanelli. Genio compreso, spiegava agli altri ciò ch’egli stesso non capiva”.

 

• Trovare profondamente scorretto che alcuni personaggi pubblici decidano di morire improvvisamente, senza alcun segno premonitore, obbligando i giornalisti a frenetiche stesure di pezzi encomiastici. Ugualmente scorretto il comportamento di chi si ostina a sopravvivere oltre oltre ogni ragionevolezza, impedendo l’uso di magnifici coccodrilli pronti da anni.

 

• Non appena se ne ha l’occasione spiegare con precisione da zoologo che i coccodrilli lacrimano per espellere i sali accumulati nell’organismo, non avendo sudorazione.

 

*Nel gergo giornalistico, articoli celebrativi pubblicati alla scomparsa di un personaggio noto ma scritti con largo anticipo.

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