Le ragazze dell'UPC Tavagnacco puntano la Champions, ma sono senza soldi
Giocano in Serie A e vanno fortissimo in campionato, solo che l'amministrazione comunale non vuole finanziarle. Ce n'è abbastanza per un'insurrezione popolare
I friulani eccellono in vino, prosciutto, poesia e calcio maschio: lo sanno tutti gli italiani, che leggono pochi libri ma moltissime etichette. E’ meno nota l’eccellenza friulana del calcio femmina ed è piuttosto fesso, visto e considerato che i campioni sono stagionati (Fabio Capello ha 71 anni e Dino Zoff va per i 76, per dire) mentre le campionesse sono in erba e promettenti. Le ragazze dell’UPC Tavagnacco (UD), attualmente terze in classifica e candidate alla Champions, potrebbero pure dare del filo da torcere alle prime per usucapione, le juventine, con le quali se la vedranno il prossimo 27 gennaio alla Dacia Arena di Udine, per volere dell’Udinese (prezzo del biglietto: 5 euro per i grandi, un euro per i sotto quattordicenni). Il comune di Tavagnacco, però, ha deciso quest’anno di non pubblicare il bando sui contributi dedicato alle eccellenze, che per la squadra avrebbe potuto rappresentare una notevole fonte di sussistenza e il vicepresidente della squadra, Domenico Bonanni ha fatto sapere che “il rischio di non sopravvivere esiste”. A parere suo, delle sue ragazze e pure di Manuela Di Centa, campionessa olimpica di sci di fondo e da qualche anno capo delegazione della Nazionale femminile italiana under 17, l’amministrazione non ha voluto scommettere sul calcio femminile (non essendo pervenuto quello maschile), ritenendo che i soldi degli sponsor fossero più che sufficienti (vero per le squadrucce amatoriali, ma il Tavagnacco è in serie A, dove con meno di 300 mila euro l’è dura). Tavagnacchesi, suvvia, non fateci leggere queste notiziacce da Almanacco del 1982 e date alle ragazze ciò che avreste dato ai ragazzi, prima che un esercito di attrici hollywoodiane vestite da dollari vi assedi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano