Così la nazionale femminile del Brasile è diventata la più forte. Senza #MeToo
Con quella di quest'anno le brasiliano hanno vinto sette delle otto edizioni della Copa America Femenina. Il loro segreto? Giocare, anche quando la legge gli impediva di farlo
La Nazionale femminile del Brasile ha vinto, per la settima volta, l’ottava edizione della Copa America Femenina. Non fosse stato per l'Argentina, che vinse nel 2006, le brasiliane starebbero ora festeggiando una collezione di otto trofei su otto. Tuttavia, sette su otto non è male, considerato che portare a casa la Copa America significa anche qualificarsi ai mondiali (Francia 2019). Il risultato non ha stupito nessuno: al pari dei colleghi maschi, le brasiliane sono quasi imbattibili; contano su un vivaio di talenti (spesso annaffiati all’estero) tra i migliori del mondo; hanno in squadra Marta Vieira da Silva, una che, con addosso la maglia del suo paese, ha fatto più gol di Pelè. Niente di tutto questo impedisce di far risultare comunque incredibile ogni impresa delle verdeoro, visto che, dal 1941 al 1981, in Brasile, alle donne è stato proibito giocare a calcio: si temeva fosse troppo pericoloso per loro. Ma quelle, testone, niente: hanno continuato. Di nascosto. Per quarant’anni. E così, di nascosto, sono diventate le più brave. Senza l’aiuto (i soldi, il sostegno, le tavole rotonde) di nessuno: né della federazione, né dello stato. Neanche qualche marito illuminato sugli spalti. Non hanno fatto nient’altro che giocare. Il seguito pure se lo sono conquistato giocando e facendolo bene: si sono guadagnate un posto privilegiato nel cuore del paese ingombrato dal calcio maschile, il paese del Maracanazo. Il Cile, che ha ospitato questa edizione della Copa America, ha registrato un’attenzione insperata verso le partite. Chi lo avrebbe mai detto per una competizione in cui alcune delle squadre che si sono sfidate, fino a due anni fa, neanche esistevano? E’ una storia che fa venir voglia di rischiare e sudare e ostinarsi tantissimo, perché è questo il solo modo: per far giocare le ragazze, bisogna che le ragazze giochino.
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