La surreale strategia comunicativa di Tillerson
Ridotto a ufficio stampa di se stesso ha smentito le voci di essere stato a un passo dalle dimissioni
Quando una corrispondente della Casa Bianca della Cnn dice agli spettatori che può “confermare che Tillerson ha dato dell’imbecille a Trump”, per un momento si è tentati dal rivalutare tutte le ingiurie lanciate dal presidente contro i media. Altri colleghi hanno cercato di dare credito all’episodio attraverso l’analisi della personalità del segretario di stato. A porte chiuse è un tipo colorito, volgare, è cresciuto in una cultura corporate e maschia che impiega il turpiloquio come misura del potere, è concepibile che in un momento concitato si sia lasciato sfuggire un “moron”, un imbecille indirizzato a colui che lo ha scelto come capo della diplomazia americana. Fosse soltanto un imbecille detto a mezza o a piena voce, la cosa si risolverebbe in una innocente bolla di gossip, ma alla Casa Bianca tendono notoriamente all’iperbole, e quindi ieri Tillerson è diventato il protagonista di uno dei siparietti più assurdi nel canone sghembo della comunicazione politica trumpiana. Il segretario di stato ha convocato con preavviso minimo una conferenza stampa per smentire un articolo apparso sul sito della Nbc, dove si sostiene, con ampio ricorso a fonti anonime, che quest’estate Tillerson è stato a un passo dalle dimissioni. Era talmente furibondo con il presidente che è dovuto intervenire Mike Pence per convincerlo a restare. Il casus belli è stato un discorso tenuto da Trump all’associazione dei Boy Scouts, un polpettone politicizzato che Tillerson non ha digerito, lui che degli Scouts è stato in passato il presidente. Era in Texas per il matrimonio di suo figlio quando è successo, e l’ex ceo di Exxon ha minacciato di non tornare a Washington. Oltre all’intervento del vicepresidente anche John Kelly, ora capo di gabinetto, e James Mattis, segretario alla Difesa, sono dovuti intervenire. Ma questo è solo il caso più eclatante. Il pezzo della Nbc mette infila impietosamente tutti gli episodi in cui se non l’ha pronunciata a voce, la parola “imbecille” è almeno comparsa nella sua testa. Tillerson si è scontrato con Trump sulla Corea, sull’Iran, sull’Onu; sulla posizione tenuta dopo i fatti di Charlottesville, Tillerson ha detto che “il presidente parla per sé”. Da mesi si parla di un segretario isolato, agonizzante, politicamente irrilevante, sempre a un passo dalle dimissioni, che forse sarebbero un sollievo, visti i rapporti di forza. Con un salto qualitativo nella logica della comunicazione, ieri Tillerson si è trasformato nell’ufficio stampa di se stesso e ha respinto – senza consultarsi prima con Trump, dice – la ricostruzione della Nbc, e nel frattempo il presidente sulla via del lutto e della condivisione verso Las Vegas twittava febbrile contro il network che è “perfino peggio della Cnn”. “L’articolo della Nbc è appena stato totalmente confutato da Tillerson e da Pence. Sono #FakeNews. Dovrebbero chiedere scusa all’America!”. E la vexata quaestio dell’imbecille? “Non parlo di queste cose sciocche”, ha detto, senza smentire.
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