mobilità
Auto d'epoca: quanto costa mantenerle e quanto inquinano
Questo articolo è un contenuto sponsorizzato, realizzato da Facile.it e ospitato dal Foglio.it
L'interesse per le auto d'epoca è sempre stato forte tra i collezionisti e gli appassionati, ma si è esteso anche a un pubblico più ampio. Questo tipo di veicolo, infatti, non solo è in grado di calamitare l'attenzione, ma sempre più spesso viene visto come un potenziale investimento. Prima di muovere qualsiasi passo è consigliabile valutare opportunamente l'acquisto, soprattutto perché non si tratta di un mezzo comune.
I costi per mantenere un'auto d'epoca
Uno dei maggiori costi associati al possesso di un'auto d'epoca è senza dubbio la manutenzione. È necessario effettuare controlli e riparazioni regolari, tra cui il cambio dell'olio e la rotazione degli pneumatici. Generalmente la spesa per la cura di un'auto d'epoca è superiore a quella di un'auto moderna media, anche perché i pezzi sono più difficili da reperire e potrebbero dover essere fatti su misura.
Come tutte le auto marcianti, anche quelle storiche devono avere un’assicurazione, il cui importo tende a salire man mano che aumenta anche l’età del mezzo. I possessori di queste vetture, però, possono ottenere diverse agevolazioni iscrivendosi all'Asi, l'Automotoclub storico italiano. Essere un socio Asi comporta una riduzione dell'importo del bollo, un aumento del valore dell'auto e dei benefici importanti in ambito assicurativo. Per fare un esempio, il costo dell'assicurazione per un veicolo da 170 cavalli del 1980 varia tra 150 e 200 euro annui. Effettuando il preventivo assicurazione auto per lo stesso veicolo sul sito Facile.it, senza indicare che si tratta di un'auto iscritta Asi, il costo della polizza annuale è indicativamente più alto del 70 per cento, pur se calcolato per la prima classe.
Nonostante la quota da versare annualmente, è indubbio che ai proprietari di auto d’epoca convenga iscrivere il proprio veicolo all’Asi. Una volta inoltrata la domanda, sarà un comitato di esperti del settore a valutarla e, eventualmente, a respingerla nel caso in cui non siano stati rispettati determinati requisiti. Primo fra tutti, l'anno di immatricolazione dell'auto: ogni vettura deve avere almeno 20 anni per essere presa in considerazione. Un altro aspetto fondamentale è l'originalità del mezzo: è importante che le sue componenti non siano state snaturate in alcun modo. Prima di inoltrare la domanda, è consigliabile leggere le faq dell’Asi, per conoscere le modalità di iscrizione, l’importo della quota e gli altri requisiti.
Infine, bisogna sottolineare che le auto d'epoca comportano anche interventi regolari per preservarne l’aspetto: non solo pulizia e ceratura, ma anche rimozione di eventuali arrugginimenti o scheggiature della vernice esterna.
È vero che inquinano di più?
Rispetto ai veicoli più recenti, le auto d'epoca hanno emissioni di gas inquinanti per chilometro nettamente superiori. Tuttavia, si guidano anche molto meno e hanno un chilometraggio annuale molto più basso rispetto ai veicoli più recenti. La maggior parte di queste auto, infatti, viene guidata solo per brevi distanze e in occasioni speciali come matrimoni o mostre d'auto. Per questo l’Asi, già nel 2013, chiese che i mezzi storici fossero esenti dalle limitazioni e che potessero continuare a marciare per evitare di rovinarsi.
Infatti, se si considera la quantità totale di gas inquinanti emessa all'anno da tutti i veicoli in uso, l’impatto ambientale delle auto storiche è decisamente trascurabile. Nonostante possano intuitivamente sembrare un problema per l’ambiente, diverse ricerche hanno confermato che l’utilizzo molto ridotto che se ne fa rende il mercato delle auto d’epoca poco inquinante. Ad affermarlo, ad esempio, lo studio commissionato da Hero-Era, che non solo ha delineato i tratti di una grande crescita dell’industria in UK, ma ha anche stimato come le auto storiche venissero guidate in media solo 16 volte all’anno.
il commento
Il panpenalista codice della strada di Salvini
al vaglio del Senato