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al vaglio del Senato

Il Codice della strada di Salvini non renderà le strade più sicure

Giovanni Battistuzzi

Secondo le stime dell'Istat nei primi mesi del 2024 sono aumentati incidenti, morti e feriti sulle strade italiane. La riforma del ministro arriva in Senato e potrebbe avere il via libera definitivo in settimana. Ma non risolve i problemi

Dopo essere stato approvato alla Camera, oggi il ddl che riformerà il Codice della strada arriva in Senato senza modifiche e potrebbe ricevere il via libera definitivo in settimana. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini sostiene da tempo che le misure da lui introdotte renderanno le nostre strade più sicure. Lo ha ribadito anche domenica su X: “Siamo determinati a rendere le nostre strade più sicure, riducendo gli incidenti che spesso sono figli di distrazione o imprudenza”. E ha aggiunto: “Salvare vite è una missione che deve coinvolge tutti, ogni giorno, oltre ogni schieramento politico”. Tutto molto bello a parole. Eppure le novità introdotte nel ddl non vanno in questa direzione. Anzi. 

     

    

Venerdì l’Istat ha pubblicato le stime preliminari sugli incidenti stradali in Italia nei primi sei mesi del 2024: “Nel semestre gennaio-giugno 2024 si registra, rispetto allo stesso periodo del 2023, un aumento del numero di incidenti stradali con lesioni a persone (80.057; +0,9 per cento), dei feriti (107.643; +0,5 per cento) e delle vittime entro il trentesimo giorno dall’incidente (1.429; +4,0 per cento)”. Tra gennaio e giugno c’è stato un incremento, rispetto allo stesso periodo del 2023, del numero di vittime sia sulle strade urbane (+7,9 per cento) sia su quelle extraurbane (+1 per cento), mentre le stime indicano una diminuzione del 13,9 per cento delle morti in autostrada. Sono dati che dovrebbero preoccupare, soprattutto considerando che le modifiche al Codice della strada interverranno in misura maggiore sulle strade urbane ed extraurbane, rendendo più difficile l’utilizzo dei dispositivi di controllo automatico delle violazioni dei limiti di velocità e limitando la possibilità delle amministrazioni comunali di abbassare il limite di velocità da 50 a 30 km/h. Considerando che la causa principale degli incidenti e delle morte sulle nostre strade è la velocità elevata, unita alla distrazione alla guida, rendere più complicati i controlli e  più difficoltoso l’abbassamento dei limiti di velocità sulle strade urbane non va certo nella direzione di “rendere le nostre strade più sicure”, come propagandato dal ministro. 

 

Per quanto riguarda i limiti di velocità nelle strade urbane, il ddl torna al 1979, cestinando la direttiva voluta dall’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi (governo Berlusconi III) per rendere più semplice l’iter burocratico delle amministrazioni comunali per diminuire il limite di 50 km/h nelle strade urbane. All’epoca furono molti i sindaci di centrodestra a chiedere l’intervento del ministro per facilitare l’iter burocratico per “migliorare sensibilmente la vivibilità dei centri urbani assillati dal rombo delle automobili e dalla pericolosità dell’eccessiva velocità”. 

 

Oggi, invece, un partito che come la Lega ha sempre lottato contro l’eccesso di burocrazia, decide di ricorrere proprio alla burocrazia per rendere difficile l’abbassamento del limite di velocità nelle strade urbane. 

 

Burocrazia che aumenta anche a proposito di autovelox. Dopo il via libera al ddl, i comuni non avranno più la possibilità di utilizzare in autonomia tali strumenti, sia fissi che mobili, poiché dovranno chiedere sempre l’autorizzazione del Prefetto. Per Matteo Salvini gli autovelox “vessano i cittadini”, “servono solo a ingrassare le casse comunali” e così ha deciso che non si potranno più usare sulle strade con il limite di velocità sotto i 50 km/h (dove potranno però essere sostituiti con sistemi di rallentamento, ossia i dossi: peccato che questi possano essere posizionati per regolamento solo nelle strade residenziali). Per dimostrare di avere a cuore il tema della sicurezza, il ministro ha però aumentato le sanzioni. Ma in che modo potranno essere individuati gli eccessi di velocità se ci saranno meno autovelox? 

 

E così, in un periodo storico nel quale in tutta Europa si cerca di intervenire sulle strade urbane riducendo la velocità per diminuire la spesa pubblica, il ministro Matteo Salvini va in direzione ostinata e pericolosamente contraria. E sì che sarebbe bastato ascoltare gli amici. Sia l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, sia l’attuale ministro dei Trasporti ungherese János Lázár, compagno di partito di Viktor Orbán – entrambi politici lodati più volti da Salvini –, hanno sottolineato come sia idiota non puntare a una netta riduzione del traffico e a una diminuzione della velocità nelle zone urbane ed extra urbane per ridurre la spesa pubblica. Parole al vento.

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