La sfilata di Gucci (foto profilo Twitter @gucci)

Si apre la Milano Fashion Week. E per fortuna c'è Gucci

Fabiana Giacomotti

In mezzo a grandi riproduzioni dei capolavori dell’arte romana sfila una collezione che piace a tutti. Soprattutto ai buyer

Milano vende moda, anzi vende Gucci. Alla prima giornata delle collezioni primavera-estate 2018 non si parla d’altro, e forse per fortuna, dopo il deludente cambio di rotta di Alberta Ferretti verso una moda mare di jersey e lurex che ha tramortito i compratori, elettrizzati dalle vendite delle sue pantofoline ricamate e dalle sue magliette “settimanali” (ogni giorno, una t-shirt diversa), e ora preoccupati che la svolta fast fashion della collezione danneggi anche i best seller più raffinati.

 

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Per fortuna c’è Gucci e la libertà che il suo amministratore delegato, Marco Bizzarri, concede al direttore creativo Alessandro Michele. In mezzo a grandi riproduzioni dei capolavori dell’arte romana, rinascimentale ed egizia, il Perseo di Benvenuto Cellini e una mummia ignota, la testa di Augusto imperatore e Paolina Borghese ritratta da Canova, sfila una collezione che mette, letteralmente, le cinque stelline del massimo gradimento tripadvisor negli occhi dei buyer: sono arrivati fino al quartier generale dell’azienda in via Mecenate, di fronte agli studi Rai dove fra pochi giorni Fabio Fazio dovrà giustificare il clamoroso contratto con la nuova edizione di “Che tempo che fa”, e accidenti ne valeva la pena.

 

Mentre i giornalisti discettano di suggestioni e commistioni, chi cita Camus e chi Claude Lelouch (sui social, come anticipazione della sfilata, nei giorni scorsi è stato trasmesso un video-omaggio a C’était un rendez vous di Claude Lelouch), dando interpretazioni appassionate del nuovo tema di stagione, “la maison de l’amour”, i compratori scompongono quelle sovrapposizioni di pizzi e principe di Galles, quelle vesti di lurex con cappuccio, quei soggoli da madonna fiamminga del Quattrocento, quelle (meravigliose) nemes egizie in rete di Swarovski e fanno i conti. Futuri.

 

“Tutto, ci trovi tutto, ed è tutto facile da vendere”, dice Gianni Amati, che veste mezza Roma di griffe. Fuori, in attesa dell’auto, Federico Marchetti immagina i nuovi click che la collezione porterà al suo colosso dell’e-commerce di lusso, Yoox-Net-à-Porter. Alla moda non interessa la cultura profonda, costantemente arricchita, di gente come Alessandro Michele: le basta sapere di averla sfiorata, annusata, e di non essersi dovuta stancare troppo per afferrarne almeno un brandello, un zic. Polvere di stelle, appunto: gli ossimori di una “poetica che mira a ristabilire la creazione come atto fondamentale dell’esistenza” va bene per noi che scriviamo. La sintesi che ne fanno i buyer è molto più semplice: bello, ben fatto, facile da capire per tutti. I risultati, come si dice, parlano da soli: il primo semestre 2017 si è chiuso con ricavi in aumento del 43% a 2,83 miliardi, un tasso di crescita che è oltre il triplo rispetto agli ottimi risultati di Lvmh. La sera, si prepara una cena a Lesmo per Swarovski: la metà dei giornalisti sa nemmeno dove si trovi, e chiede lumi, atterrito dal trasbordo quando la prima sfilata del giorno 2 è alle 9 del mattino. Quelli del gruppo Mondadori vi accorrono in massa: Lesmo è feudo di Silvio Berlusconi. Domani sera, cena per Herno: cucina la famiglia Cerea di “da Vittorio”, che ormai contende a Cracco il dominio su Milano e sulle cene della moda.

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