Victoria's Secret sceglie il pol. corr. e riporta gli angeli sulla terra
Il marchio di lingerie colpito dallo scandalo Epstein e sull’orlo del fallimento ha già licenziato il 15 per cento dei dipendenti. Nella nuova campagna una modella trans e una curvy. Ma c'è il rischio che sia un paracadute tardivo contro la crisi
Quando Rossella O’Hara si trovò in una condizione di povertà così estrema da essere costretta a zappare la terra e vivere dei frutti del proprio lavoro, prese in mano la situazione. Per prima cosa si fece realizzare un abito sontuoso ricavato dalle tende del salotto, poi indossò un paio di guanti per nascondere i calli sulle mani e infine fece l’unica cosa possibile: chiedere aiuto a Rhett Butler.
Alterigia e vanità passano in secondo piano, quando l’alternativa è il fallimento. Victoria’s Secret in 27 anni di vita ha fatto sognare milioni di persone con le sue modelle-angelo. Oggi però, il celebre marchio di lingerie controllato da L Brand si trova sull’orlo del fallimento. L’ultima notizia è che il 15 per cento dei dipendenti è stato licenziato, mentre 53 negozi sono stati chiusi negli Stati Uniti nell’ultimo anno e rimangono ancora dubbi riguardo alla messa in onda della sfilata attesa in tutto il mondo che lo scorso anno è stata seguita da oltre un miliardo di telespettatori.
A causare la disfatta del marchio, che secondo Bloomberg potrebbe quantificarsi nella perdita di 20 miliardi di dollari sul mercato negli ultimi 4 anni, c’è anche il collegamento del nome del brand con Jeffrey Epstein. A quanto pare, il miliardario arrestato per violenza sessuale su minorenni, usava i suoi ventennali rapporti con il ceo di Victoria’s Secret, Leslie H. Wexner, per convincere le ragazzine ad avere rapporti con lui con il miraggio di prendere parte alla sfilata. Ma il brand risultava in crisi e non al passo con i tempi già da prima dello scandalo.
Per uscire da questa impasse, dopo anni trascorsi a proporre ideali di corpi di donna irraggiungibili, Victoria’s Secret ha preso una decisione che oggi non dovrebbe più nemmeno essere considerata una notizia: ingaggiare una modella “plus size” (una normalissima 46).
Ma se per tutti gli altri marchi la presenza di una modella “curvy” viene accolta e festeggiata come un’apertura del mondo della moda alle donne normali, nel caso di VS desta qualche sospetto. Sarà perché in tanti hanno ben chiara l’immagine della ragazza angelica proposta dal brand, o perché i più appassionati si sono spesso trovati a guardare i video dei casting su Youtube e vedere rifiutare donne che sarebbero state accettate in qualunque altra sfilata. Forse è perché in molti hanno ascoltato gli sfoghi delle giovani che hanno tentato di essere selezionate e che dopo il “no” hanno subito un crollo psicologico per la troppa pressione, come Emily Di Donato, già testimonial di Maybelline e Giorgio Armani.
Sebbene negli anni ’90, in confronto ai fisici alla Kate Moss, le modelle del marchio di lingerie fossero considerate troppo formose per poter sfilare, la filosofia del marchio è sempre stata la stessa, e in 27 anni Victoria’s Secret non l’ha mai tradita. Durante un’intervista a Vogue UK dello scorso anno Ed Razek, allora capo del marketing di L Brand ha detto: “Dovremmo mandare in passerella una modella transessuale? No, non penso. Perché? Perché lo show è una fantasia. Sono 42 minuti di intrattenimento speciale. Questo è quello che è. È l’unico al mondo della sua specie”. E ha aggiunto: “Abbiamo provato a realizzare uno show solo con modelle plus size nel 2000, ma nessuno era interessato, e non lo è nemmeno adesso”. Dopo questa intervista, che ha fatto il giro del mondo, Razek si è dimesso, o in via ufficiale: “è andato in pensione”, e il direttivo è corso ai ripari. Poco dopo è arrivato l’annuncio che la prossima modella sul catalogo del brand sarebbe stata Valentina Sampaio, transessuale. Una scelta confermata anche nella nuova collezione, dove negli annunci pubblicitari, sul sito dell’azienda e sulle immagini nei negozi che vendono la linea, insieme alla la modella plus size Ali Tate Cutler compare anche la transgender May Simón Lifschitz.
Visualizza questo post su InstagramThe ultimate trio: fierce, feminine, fabulous. #BluebellaforVS @bluebella
Victoria’s Secret è sempre stata fedele al suo marchio: donne perfette, da sogno. Alle critiche di esporre ragazze troppo sottili o di sottoporle a uno stress eccessivo, ha sempre risposto difendendo le proprie modelle e il loro stile di vita. Eccessivamente magre? “Atletiche”, ossessionate con la dieta? “Salutiste”. Una filosofia non abbracciata da tutti, ma portata avanti senza oscillazioni. L’apertura di Victoria’s Secret alle modelle curvy stona perché c’è il timore che questa sia solo un paracadute per proteggersi dal crollo in picchiata del marchio. Un brand che è stato inclusivo in tanti modi, se si considera che ha mandato a sfilare ben tre modelle incinte, ma che non ha saputo cogliere al momento giusto un cambiamento in atto.
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