Scrive Giacomo Leopardi nel suo “Dialogo fra la Morte e la Moda” che le similitudini sono tali e tante da rendere pressoché impossibile stabilire una supremazia: “Se noi avessimo a correre insieme il palio, non so chi delle due si vincesse la prova, perché se tu corri, io vo meglio che di galoppo”, dice la moda alla morte, portando per esempio bustini deformanti, fasce, scarpe strette e, naturalmente, i cambiamenti vorticosi delle tendenze, che nel 1824 delle “Operette Morali” sono definite “natura di rinnovare il mondo” , ma indicano naturalmente l’attuale e ubiquo “trend”. Se nell’arte fra il Barocco e l’Ottocento il tema della vanitas viene rappresentato indifferentemente con illustrazioni di esseri umani agghindati e imparruccati o di nature morte a olio di teschi e di fiori (in particolare tulipani che all’epoca erano i più costosi, i più desiderati e i meno duraturi) è dunque del tutto giustificato che Gianluca Isaia, la cui nuova collezione uomo 2021 si ispira alla Napoli sotterranea, abbia invitato domani sera stampa e compratori a un pranzo nell’Archivio e Sepolcreto della Ca’ Granda di Milano, fra gli affreschi del Volpino e le boiseries del Capitolo d’Estate.
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