I selfie di Anna Wintour e noi, mezzibusti da quarantena senza nulla da mettere
La direttrice di Vogue America e quella messa in piega perfetta
Anna Wintour, una di noi, alla scrivania a fare i webinar di moda con i pantaloni della tuta e il maglione della stagione scorsa. Strategia sofisticata in tempi di moda che deve cambiare per sopravvivere, e dove ogni piccolo segnale conta. Fashion community mondiale sbigottita, per ore si è creduto a un fotomontaggio. Sono vere anche le immagini con la maglietta a righe e i pantaloni morbidi e anonimi che tanto nelle inquadrature del pc non si vedono. Uguale a tutto il mondo che ormai si veste modello Farinata degli Uberti “dalla cintola in su tutto il vedrai”.
Tutto verissimo per @theannawintour con l’indicativo, che fa molto Donald Trump ma anche molto milanese, genere “laMiuccia”. Dunque no, Anna Wintour in t-shirt e canetto fra le braccia non è “il crollo di un mito”, come hanno scritto in migliaia con accompagnamento dell’emoticon - Urlo di Munch, di rigore in questi casi. Ma è il mito nella nuova versione imposta dal coronavirus e dalla sua stessa abilità mediatica: via i sandali incrociati di Ferragamo, via gli abitini aderenti, via (talvolta, persino) gli occhialoni scuri, ed ecco invece l’accenno di un sorriso, e la vera notizia è questa, altro che la tuta.
Dopo la Garbo che parlava, la Wintour che siede sulla panchina nel portico come un quadro di Sargent e che sorride: momenti che nessuno potrà mai dimenticare. Il sorriso compassionevole (si è tagliata lo stipendio del 20 per cento per cinque mesi come tutti i dipendenti Condé Nast che guadagnano più di centomila dollari all’anno, ha elogiato pubblicamente il figlio medico “impegnato nei reparti di terapia intensiva”) e la t-shirt da venti dollari a maniche lunghe. Qualcuno le farà, forse, la piega, o forse se la fa da sola con i bigodini, ma non ci scommetteremmo perché il “bob” è tagliato di fresco e perfetto. Soprattutto, non c’è traccia di ricrescita, come osservano invidiose le follower, meno fortunate del direttore di Vogue America e dunque alle prese con certi kit fai da te esplosivi e le telefonate concitate con il parrucchiere che, l’abbiamo scoperto da poco, è bene indispensabile, anzi un tesoro nazionale e saremmo disposte a rischiare la catastrofe pur di non essere costrette a cercare per mezz’ora l’angolazione giusta per il selfie dal terrazzino da mandare agli amici o per la famosa riunione Zoom in cui sì, tutti hanno capito che non solo siamo finte bionde, ma anche finte giovani. Un’indicazione al pregevole settore della moda, quando e come ripartirà, possiamo darla fin da subito, e un po’ l’avevamo già intuita: dopo esservi convertiti alle mascherine, ai camici e alle copriscarpe in tnt, rimodellatevi ancora sulle camicie, sulle giacche leggere, sulle t-shirt eleganti, gli orecchini e le collane. Ci aspetta un futuro da mezzibusti, e come per tutte le rivoluzioni non abbiamo niente da metterci.
generazione ansiosa