Abbecedario della moda (digitale) post Covid

Budget, fondamentali e tenere duro. Qualche considerazione dopo le prime sfilate online

Fabiana Giacomotti

A metà di questa prima tornata di sfilate digitali (Parigi haute couture, Parigi collezioni Uomo, digital fashion week milanese, un po’ uomo un po’ resort dove fra poche ore Etro sfilerà al Four Seasons in versione “phygital” e c’è molta attesa) si possono tracciare le seguenti macro-osservazioni:

 

B come budget. Anche in digitale, le idee creative non bastano, ci vuole il denaro per metterle in pratica. Dunque, non diremo che cosa abbiamo trovato davvero pénible, alla francese, ma solo quello che ci è piaciuto, e il progetto di Prada – cinque registi/fotografi come Terence Nance, Joanna Piotrowska, Martine Syms, Juergen Teller e Willy Vanderperre a interpretare la collezione negli spazi della Fondazione, ognuno con il punto di vista diverso di ogni possibile spettatore – ci è piaciuto immensamente, insieme con quella collezione 2021 rigorosa, dai volumi ampi e puliti e i tessuti tecnico-croccanti che sono quanto di meglio riesce a Miuccia Prada. Abbiamo trovato molto interessante, soprattutto per chi non conosce i fondamentali della sartoria, anche il film di White Mountaneering prodotto in collaborazione con lo studio nipponico Rhizomatiks, dove i pattern che compongono un capo si materializzano digitalmente nei capi stessi. Aspettiamo con ansia il binge watching di Gucci, che si protrarrà dalle 8 alle 20 di venerdì: immaginiamo che Alessandro Michele sia andato a seguire il lavoro di creazione vero e proprio di un abito e di una collezione, coinvolgendo la speciale “banda” che lo segue in ogni avventura. Insomma, è molto interessante vedere come lo spazio digitale sia stato allestito via via di idee creative diverse e di come, talvolta, il prodotto sia davvero straordinario. Poi, certo, capita anche che si mettano un sacco di denari, si chiamino grandi registi e si producano ugualmente poderosi pasticci, ma quello è un problema di cultura, e oltre una certa età diventa irrisolvibile.

 

F come fondamentali. Per carità, ognuno ha il proprio gusto, ma esiste anche lo spirito del tempo, e quello di adesso richiama la semplicità, la qualità, l’abbraccio fisico e ma anche e per l’appunto virtuale dei capi. Chi l’ha capito, come Prada per cui è peraltro abbastanza naturale, l’ha enfatizzato al massimo, creando abiti con un uso e un valore. Come dice Miuccia Prada, “in questa stagione ci siamo concentrati su questa idea: mettere al centro gli indumenti e dare valore ai capi. Gli abiti sono semplici – ma con il concetto di semplicità come antidoto all’inutile complicazione. Questo è un momento che richiede una certa serietà, un momento per pensare e riflettere sulle cose. Cosa facciamo, a cosa serve la moda, per cosa siamo qui? Qual è il contributo che la moda può dare a una comunità?”

 

T come tenere duro (o anche botta e tutti insieme). I dati sul primo semestre del settore diffusi oggi da Camera Moda sono pessimi. L’impatto del coronavirus è stato micidiale. Nei due mesi di lockdown per i quali sono disponibili dati ufficiali, il fatturato del settore moda (tessile, abbigliamento, pelle, pelletteria, calzature) è crollato rispettivamente del -42 per cento a marzo e del -78 per cento ad aprile, con una media dei primi quattro mesi dell’anno di -28 per cento. “L’impatto negativo del lockdown – si legge nella nota – è stato maggiore sulla moda che sul resto della manifattura italiana, la moda è risultata il settore che ha subito il maggior calo di fatturato di tutta l’industria, secondo settore in questa classifica negativa è il settore dell’auto, colpito quasi altrettanto duramente della moda. Anche i dati sugli ordinativi sono restati, come è facilmente intuibile, ancora estremamente negativi ad aprile con la moda, ancora una volta, come settore più colpito della manifattura italiana”. Dunque, arzigogoli e volumi extra la prossima volta: adesso bisogna riattivare il desiderio con proposte che possano restare anni negli armadi ed essere indossate volentieri anche fra dieci anni. Prada ha sostanzialmente rieditato la collezione primavera 2004 e l’ha appena rimessa nei negozi. Pare funzioni moltissimo per chi non la conosceva, e anche fra chi già la possiede, che l’ha tirata fuori dagli armadi con orgoglio. Ecco.

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