Il nuovo Rosso tricolore di Jil Sander
Dopo circa tredici anni dai vorticosi cambi di proprietà, Renzo Rosso ha riportato in Italia il marchio del gruppo giapponese Onward Holdings. Ecco il polo del lusso moda italiano
Ma allora abbiamo anche noi davvero il polo del lusso moda? Renzo Rosso ha comprato Jil Sander dal gruppo giapponese Onward Holdings, riportandola in Italia a circa tredici anni dai vorticosi cambi di proprietà e gestione che la caratterizzarono fra gli Anni Novanta e il primo decennio del Duemila, quando era proprietà del gruppo Prada e dove, se vogliamo mettere una nota positiva a una lunga vicenda di travagli, si cementò il rapporto fra Miuccia Prada e il designer Raf Simons che oggi ha portato alla vincentissima accoppiata (i favolosi litigi fra Jil Sander e Patrizio Bertelli sono invece entrati nella narrativa del sistema moda, dove continuano a divertire moltissimo).
Gli ultimi dati disponibili del bilancio di Jil Sander, relativi all’esercizio terminato nel febbraio del 2020, evidenziano vendite per 11,3 miliardi di yen, circa 87,3 milioni di euro, e una rete di quarantasei negozi nel mondo, oltre a un’allure minimalista indefettibile nonostante i molti cambi di proprietà e di direzione creativa, dal 2017 affidata a Lucie e Luke Meier. Rosso ha acquistato Jil Sander certamente a un prezzo di saldo: le condizioni non sono state rivelate, ma si intuiscono dalle dichiarazioni della holding nipponica, quotata alla Borsa di Tokyo e assistita dalla gigantesca Nomura: "L’epidemia ha ulteriormente peggiorato il contesto aziendale oltreoceano, in particolare in Europa, e ha avuto un forte impatto sui nostri risultati finanziari. In queste circostanze, abbiamo concluso che una vendita di azioni di Jil Sander Spa, business non redditizio di proprietà di Onward Italia, fosse la migliore opzione per il nostro piano di ristrutturazione aziendale globale”. Senza alcun dubbio, l’acquisizione rientra non solo nel posizionamento, ma anche nel gusto e nello stile della holding di Rosso, la Otb-Only the Brave appunto, a cui fanno capo, oltre alla capofila e marchio fondante Diesel, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf, Amiri, Brave Kid e la cosiddetta “macchina da guerra” della produzione, Staff International.
Nel 2020 il giro d’affari consolidato è stato di 1.317 milioni di euro, con un Ebitda di 176 milioni di euro, e una posizione finanziaria netta positiva di 175 milioni di euro. Dunque, dopo i clamorosi fallimenti nella costituzione di poli del lusso che caratterizzarono tutto il primo decennio del Duemila (IT Holding, Burani e Fin.Part finirono in bancarotta fraudolente e qualche mese di galera; HdP fu il grande fallimento della famiglia Romiti; il polo del lusso minimale che sognava Bertelli finì in un ritiro), a questo punto si può dire che l’unico vero polo, pur con dimensioni e obiettivi focalizzatissimi, ben diversi rispetto a LVMH o anche a Kering, l’abbia costituito Renzo Rosso. Che oggi dice di “aver sempre guardato a Jil Sander con rispetto e ammirazione” e che “accogliere questo diamante senza tempo nel nostro gruppo di maison uniche e anticonvenzionali è un onore e un impegno a lungo termine”.
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